Madonna del Magnificat di S. Botticelli

Sandro Botticelli, 1481, Galleria degli Uffizi



In questo capolavoro sono riunite le qualità migliori dell'artista; unica è la bellezza rara e distinta dei volti, la calma mistica e la rassegnazione ha in questo quadro un significato profondo.

La famosa e bellissima Madonna del Magnificat, la più pura preghiera che l'arte toscana del Quattrocento abbia innalzato alla Vergine. Ancora una volta il Fanciullo sente il muto dolore della Madre e tenta consolarla: rapito in un'estasi divina, con gli occhi volti al cielo (chi disse che guardava la corona sul capo della Madre o il volto di lei), detta alla Madre il canto sacro del Magnificat, e con la piccola mano guida il braccio materno che scrive. Intorno fan cerchio gli angeli, che sul capo della Vergine sostengono una corona immateriale, trasparente, fatta di luce. Non mai l'arte del Botticelli si era levata con un impeto lirico così grande e sicuro; non mai ana grazia della concezione aveva risposto un'arte così matura, così padrona di sé, così perfetta. In un equilibrio meraviglioso regola questa bella scena, nel gruppo della Madonna e del Bambino, e negli angeli così variamente disposti, così sapientemente ordinati.
E la sua tavolozza si arricchisce di nuovi preziosi fulgori e par che l'antico orefice riveli adesso tutta la sua bravura. Le figure sembrano disegnate col bulino tanta è la precisione del segno, e sembrano ornate di smalti tanta è la vivezza del colorito. Le pietre preziose dal rubino allo zaffiro, hanno prestato il loro splendore, e l'oro sottile e delicato s'insinua ovunque, avvivando, illuminando con la luce del sole.
Gli angeli dalle teste espressive, langnide e sognatrici, fanno corona alla Vergine e sul capo di lei sostengono l'ideale corona. Belli di una bellezza non comune, quasi fatta di sogno, non sembrano tratti dal vero, non sembra che si siano potuti incontrare nella vita, ma par che debbano corrispondere soltanto ad un ideale da lungo tempo accarezzato. Uno di essi tuttavia, quello dietro alla Vergine, dalla testa pensierosa che par annunci Leonardo, ha così marcati i suoi tratti fisionomici che sembra un vero ritratto. Sandro Botticelli non si stancava di studiare ed imitare il vero, mentre la sua natura poetica e sentimentale lo portava a interpretarlo secondo una immanente legge di bellezza.
 


 

L'antica composizione sacra adattata alla forma tonda del quadro ha raggiunto in questa Madonna del Magnificat la sua più alta espressione. Non sembra verosimile che il Botticelli abbia d'un tratto tentato questa forma e sia riuscito in maniera così eccellente. L'Ulmann, riconoscendo tacitamente questo problema, ha supposto che il Botticelli fin dal 1475 sia stato incaricato di qualche tondo rappresentante la Madonna e gli angeli, e si sia dedicato a risolvere i numerosi problemi di ordinamento e di equilibrio che comportavano la nuova forma delle composizioni. Ma non ci è rimasto nessun ricordo di queste sue prime esercitazioni, poiché i tondi che l'Ulmann assegna a questa età del Botticelli non sono opera sua, ma evidentemente opere di scuola.
Alcuni tuttavia rivelano un'abilità grande di composizione, tanto che non sembra audace il supporre che il Botticelli abbia per alcuni di questi fornito il disegno, lasciando l'esecuzione ai giovani della sua bottega.

Lo Streeter nota una grande rassomiglianza fra il tipo della Vergine del Magnificat (destra) e quello della Pallade nel quadro della Pallade e il Centauro (sinistra), e ciò è verissimo, anzi questa ha un'affinità grande pur con gli angeli di questo tondo.
 


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