Il gesto sacrilego in Santa Madonna de' Ricci

Il gesto sacrilego in Santa Madonna de' Ricci

 

La costruzione della chiesa della Madonna de' Ricci, situata nella parte più centrale della città, lungo quella via che chiamasi anche oggi il Corso — per ricordare ml'antica corsa del palio dal Ponte alle Mosse a Porta alla Croce — fu dovuta alla pubblica riparazione di un reato di sacrilegio commesso in Firenze nel 1501. Luca Landucci nel suo Diario Fiorentino (1450-1516) oltre ricordare la fondazione di tale edificio sacro sotto la data 13 Luglio 1508 con le parole: «E in questo dì sì cominciò e fondamenti deIla Nunziata de' Ricci che si dice Santa Maria degli Alberighi, que la che si incominciò da quello che gli gittò nel viso bruttura e fu impiccato», aveva dato maggiori particolari su questo fatto nello stesso Diario sotto la data 21 Luglio 1501:

«E a dì 21 Luglio 1501, tu preso uno che a nome Rinaldo, fiorentino, ch'era giucatore; el quale, perchè aveva perduto, gittò sterco di cavallo a una Vergine Maria ch'è dal canto de' Ricci in uno chiassolino, da quella chiesa ch'è in su una piazzuola di dietro alle case; e dettegli nella diadema. E vedendolo un fanciullo disse come egli era stato un uomo; e fu gli andato dietro e codiato, e fu preso all'Osservanza di San Miniato, e quando e famigli degli Otto gli furono presso si dette d'un coltellino nella poppa manca, e loro lo presono e lo menorono al Podestà, e confessò averlo gittato per passione d'avere perduto, e la notte lo impiccorno alle finestre del Podestà, e fu la mattina di Santa Maria Maddalena che fu una festa doppia. Vi venne tutto Firenze a vedere, per modo che venendo il Vescovo a vedere questa Vergine Maria, levò detto sterco da lei, in modo che non fu sera che vi fu appiccato molte libbre di cera, e tutta volta crescendo la divozione. E in pochi dì vi venne tante immagini come si vedrà col tempo».

Iodoco Del Badia, in una nota al Diario del Landucci, — da lui pubblicato sui codici della Comunale di Siena e della Marucelliana di Firenze nel 1883 (ed. Sansoni) — spiega che per intendere il significato delle parole "fu una festa doppia", occorre tener presente che la cappella del palazzo del Podestà, detto anche oggi Bargello, era intitolata a S. Maria Maddalena penitente, e quel Magistrato sosteneva in quel giorno la spesa delle feste sacre e della corsa di un palio. Dell'altra festa, cioè dell'esecuzione del sacrilego Rinaldeschi, fino ai tempi moderni si conservava memoria, esponendosi tutti gli anni in quel giorno, sotto la loggia della chiesa de' Ricci, un'antica tavola rappresentante il fatto.

Arnaldo Cocchi, nel suo erudito volume Le Chiese di Firenze, oltre a riprodurre la nota di Iodoco Del Badia riguardante la confusione fatta dal Landucci del cognome col nome del reo, poiché l'autore del delitto non si chiamava Rinaldo, ma Antonio di Giovanni Rinaldeschi, come rilevasi dalla sentenza dei Signori Otto, pronunziata lo stesso giorno, aggiunge come risultato della sua indagine critica in proposito che nell'elenco dei giustiziati che si conservava nella compagnia de' Neri e che passò alla biblioteca Magliabechiana (Manoscritto II, I, 138) l'esecuzione del reo di sacrilegio è così ricordata: «1501. Antonio di Giovanni Rinaldeschi, impiccato alle finestre del Potestà alle ore 2 di notte 22 Luglio e quivi stette insino all'altro dì che ci è la festa di Santa Maria Maddalena, perchè per disperazione imbrattò con sterco la figura di nostra Donna a gli Alberigi e in detto dì in quel luogo cominciò la devozione e concorso delle persone».

Come pubblico e grave era stato il sacrilegio, così pubblica e solenne fu la riparazione da parte dei devoti fiorentini di quel tempo. Per non limitare ad una temporanea manifestazione di fede lo slancio del popolo accorso a venerare l'immagine vituperata dall'empio Rinaldeschi, fu pensato di chiudere i due vicoli ai lati di S. Maria degli Alberighi e che sboccavano in Via dei Tedaldini, l'attuale Via dello Studio, e con le offerte raccolte, e con parte dei beni confiscati al condannato, fu fatta erigere in quello spazio una chiesa.

Anche un altro cronista, Agostino Lapini, nel suo Diario Fiorentino sotto la rubrica «Miracolo della Vergine Maria de' Ricci» narra quasi gli stessi particolari del sacrilegio e della cattura del reo: «lo presono all' Osservanza de' frati minori (cioè a S. Francesco al Monte alle Croci) e quando i famigli degli Otto gli furono presso, si dette con uno cortello nella, poppa manca: e lo presono e menornolo al Potestà». Dopo aver fatto cenno dell'esecuzione del Rinaldeschi, il Lapini prosegue: «Di poi il Vescovo andò a vedere la detta Vergine, e con le sue mani levò il detto sterco; di maniera che per insino alla sera vi furono portate di molte libbre di cera; e di mano in mano cresceva, la divozione, et in pochi dì vi furono portate di molte immagine di cera, et altre cose copiosamente. Chiamasi oggi la Vergine Maria de' Ricci, e vi fu fatta di elemosine che oggi vi si vede».

Il Lapini incorre anche lui nell'inesattezza di chiamare il reo del sacrilegio Rinaldo fiorentino, mentre il Del Badia, come avanti abbiamo accennato, accertò che era un Rinaldeschi.

Il Lapini non descrive l'immagine, ma narra che «detta Madonna era dipinta lì in uno chiassuolo dal Canto de' Ricci, da quella Chiesa che è in sur una piazzuola dreto alle case». Il diarista allude quindi alla piazza degli Alberighi che è situata presso l'attuale piazzetta di S. Elisabetta.

Della piccola chiesina di S. Maria Alberighi, ricordata dal Villani nel libro IV, cap. XI delle Cronache, non è rimasto alcuna parte. Sappiamo che rimase incorporata nella fabbrica della chiesa attuale e ne divenne la sagrestia, finché poi anche questa venne demolita per la costruzione dell'edificio di produzione elettrica. S. Maria degli Alberighi fu una delle trentasei parrocchie di Firenze antica e dalla miniatura esistente nel codice di Marco di Bartolonimeo Rustichi, che si conserva nell'archivio arcivescovile di Firenze, si vede che aveva una piccola torre campanaria sormontata da una cuspide. La costruzione della chiesa della Madonna de' Ricci ebbe inizio nel 1508, cioè sette anni dopo il sacrilegio del Rinaldeschi.

 

Tratto da Cesare Torricelli, La chiesa della Madonna de' Ricci in Firenze note storiche e artistiche, Firenze, Tip. E. Rinaldi, 1900

Museo Stibbert, la tavola dipinta da Giovanni Dolciati che mostra la vicenda di blasfemia di Antonio Rinaldeschi.

 

Ingresso della Chiesa

 

Impiccagione al Palazzo del Bargello di Antonio Rinaldeschi

 

Ingresso della Chiesa Santa Maria de' Ricci
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