Fiera dei Contratti e ricerca della moglie

Fiera dei Contratti e ricerca della moglie
 

Durante il periodo che precede la Pasqua fino ai primi del Novecento avevano luogo a Firenze le prime fiere dell'anno dette “quaresimali” frequentate da gente di tutti i ceti sociali che si divertivano alle giostre, con gli spettacoli dei saltimbanchi e dei “forzatori” [1], sgranocchiando nocciole, semi, fichi secchi e brigidini. Ma la quinta domenica di Quaresima quando aveva luogo a Porta Romana la caratteristica Fiera dei Contratti alla quale affluiva gente da tutta la campagna, per i fiorentini le nocciole e i brigidini erano solo il pretesto per parteciparvi; la ragione vera era quella di vedere appaiare i contadini che aspettavano ansiosamente quel giorno combinando “contratti” di matrimonio, volgarmente detti “pateracchî”.
I pateracchi si effettuavano sotto oculata direzione del “cozzone” [2], cioè di quel mediatore, intermediario fra la parti, che proponeva la trattazione della dama che il giovanotto si era scelta, oppure di far conoscere candidate promesse spose ad altrettanti aspiranti mariti. C'è da rilevare che con lo stesso curioso termine “cozzone” erano chiamati in Toscana anche i sensali di cavalli i quali svolgevano, in questo caso, l’attività di patteggiamento fra venditori e compratori per quel che concerne la rana equina, offrendo affari d’oro che andavano dalla vendita del destriero all'acquisto del ronzino. Spesso e volentieri i cozzoni erano gli stessi che si occupavano sia di cavalli che di matrimoni ed usavano in ambedue i casi la stessa "tecnica" di negoziare.
Messi accanto giovanotto e ragazza, li sottoponevano innanzitutto all'esame delle rispettive famiglie, quindi facevano incamminare la coppia per la salita del Poggio Imperiale sotto lo sguardo divertito degli ironici fiorentini accorsi per l’occasione ed in spassosa attesa lungo il percorso. Strada facendo il cazzone metteva in rilievo con i familiari i pregi dei due candidati sottolineando la robustezza, l'armatura e tutto quanto poteva servire a dimostrare l'idoneità fisica dell'uomo al duro lavoro dei campi e le doti giunoniche della donna riguardanti la prosperità del petto e la larghezza dei fianchi quale simboli di auspicate, numerose maternità. 
Difatti, si soleva dire che le femmine da marito per essere considerate belle dovevano avere:

tre cose nere: ciglia, occhi e capelli
tre cose bianche: unghie, pelle e denti
tre cose grosse: cosce, natiche e seni.

A pateracchio avvenuto, come al cozzone di cavalli spettava un compenso, così a quello del matrimonio era dovuto un regalo che consisteva quasi sempre in una camicia. Naturalmente lo spasso dei cittadini era quello di osservare e dileggiare quei pittoreschi gruppi di coloni, sparsi qua e là fuori porta, che contrattavano, guardavano, ammiccavano, questionavano sulla dote delle ragazze dal viso rosso dalla vergogna, anche per i frizzi e lazzi saettati dagli spettatori intervenuti apposta per godersi il curioso spettacolo.

[1] Forzatore, chi nei pubblici spettacoli dà prove di forza come sollevare pesi, spezzare catene
[2] Cozzone, volg. Chi combina matrimoni; mezzano: io non ho fatto mai il cozzone di matrimoni, Carducci
 

Come_Vivevamo_Contratti_1
Porta Romana
Poggio impariale
Poggio Imperiale
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