Si ritiene che la Vitis vinifera sativa, ovvero la vite addomesticata, discenda dalla più antica vite silvestre, di cui sono state trovate tracce fossili risalenti a prima dell'apparizione dell'uomo, in Toscana, nella zona di San Vivaldo. La viticoltura – e con essa il consumo di vino – entrò in crisi dopo il crollo dell’Impero Romano, una situazione che peggiorò durante il periodo di influenza araba tra il 600 e il 1000 d.C., quando, a causa del divieto coranico di consumare alcolici, molte vigne furono sradicate nelle aree dominate dagli arabi. Nel Medioevo, però, la produzione vinicola ricevette un nuovo impulso grazie alla Chiesa cattolica, soprattutto per merito dei monaci benedettini e cistercensi. Questi ultimi fondarono scuole di vinificazione e centri di coltivazione nelle abbazie, dove svilupparono tecniche di produzione raffinate, necessarie a produrre il vino schietto richiesto per la celebrazione eucaristica.
San Benedetto da Norcia, nella sua Regola benedettina, affermava: "Ben si legge che il vino ai monaci assolutamente non conviene; pure perché ai nostri tempi è difficile che i monaci ne siano persuasi, anche a ciò consentiamo, in modo però che non si beva fino alla sazietà." I monaci medievali selezionavano con cura i vigneti e controllavano ogni fase della vinificazione, utilizzando botti di legno per affinare il vino, migliorando così la sua qualità.
Le coltivazioni di vite si concentravano principalmente nelle aree collinari, dove il terreno drenante e l'esposizione al sole erano ideali per la crescita delle uve. In Toscana, le colline del Chianti, della Maremma, del Mugello e del Valdarno erano particolarmente rinomate. Anche la zona di Montepulciano, con il suo vino Nobile, e quella di Montalcino, famosa per il Brunello, erano già apprezzate per la qualità delle loro produzioni vinicole.
Nel Medioevo, la viticoltura conobbe importanti innovazioni: si reintrodussero le bottiglie di vetro e si tornò a usare i tappi di sughero, abbandonati dai tempi dei romani. Il vino era considerato un bene di prima necessità e largamente consumato nella vita quotidiana. Secondo il filosofo napoletano Giambattista Vico, questa diffusione capillare del vino era un segno della barbarie dell’epoca.
Tra i vini italiani più rinomati del periodo medievale troviamo: il Ribolla, il Terrano e la Malvasia dell’Istria, la Vernaccia di San Gimignano, il vino di Montepulciano, il Trebbiano, la Malvasia, il Sangioveto, il Moscati e la Malvasia di Lipari.
Bibliografia:
- Franco Cambi, Storia del vino: dalle origini al medioevo, Carocci Editore, Roma, 2015.
- Sergio Tognetti, Il vino nel medioevo: tra storia e mito, Edizioni All'Insegna del Giglio, Firenze, 2018.
Due parole sotto le quali non vive nessuna idea determinata e concreta.
La peste persistette fino al 1633, causando terrore e perdite significative. Le misure restrittive.
La pestilenza del 1348 colpì Firenze e il mondo, mietendo centinaia di migliaia di vite, portando disperazione e immoralità.
Il "Pas d'armes" era un torneo medievale di cavalieri, come descritto da Froissart, con cavalli, armature e sfide coraggiose.