L'Arco dei Pizzicotti
Giuseppe Conti, Firenze Vecchia, Firenze, Tipografia di S. Landi, dirett. dell'Arte della Stampa.
"Dopo la demolizione dell’arco di Santa Trinità, che si chiamava volgarmente anche l'Arco de’ Pizzicotti perchè essendo stretta la strada libertini nella folla si approfittavano per fare i pizzicotti alle donne".
Tra le note curiose è che all’angolo con il ponte Santa Trinita esisteva un famoso caffè noto come “Caffè dell’Arco” e poi “dell’Arco demolito” dove i fiorentini andavano a gustare il sorbetto al limone. L’arco è ancora molto ben visibile nella veduta di Fabio Borbottoni, conservata a Palazzo Spini Feroni.
Nel 1823, al fine di migliorare il traffico lungo il lungarno, l'edificio subì una modifica significativa. La parte che incorporava l'arco fu rimossa su iniziativa di Ferdinando III. L'incarico di progettare e gestire queste modifiche fu affidato all'architetto Luigi de Cambray Digny. Per le demolizioni, Digny si avvalse dell'aiuto di Bartolomeo Silvestri e Giuseppe Casini, mentre per i lavori di ricostruzione furono coinvolti Giuseppe Cacialli e Gaetano Baccani.
Queste modifiche furono attuate al fine di migliorare la circolazione lungo il lungarno e rappresentano un esempio di come le esigenze del traffico e dell'urbanistica possano influenzare l'architettura e la configurazione delle strade in una città.
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