La Contessa di Castiglione, una delle figure più affascinanti del Risorgimento, si distingueva tra le donne di quell'epoca per la sua straordinaria bellezza, il suo magnetismo irresistibile e la sua reputazione di incarnazione dell'orgoglio femminile. Virginia Oldoini, figlia del nobile marchese spezzino Filippo Oldoini e della fiorentina Isabella Lamporecchi, vide la luce a Firenze il 22 marzo 1837, anche se, per mantenere un certo alone di mistero, non rivelò mai la sua vera età.
Era descritta come una "statua vivente", un epiteto pronunciato con un pizzico di invidia persino dalla principessa di Metternich. Era audace, altera e superba, e spesso dichiarava: "Il mio carattere fiero, sincero e libero talvolta mi rende spietata e intransigente." Era orgogliosa delle sue mani seducenti e dei suoi piedi magnifici, e li mostrava con fierezza ai suoi ammiratori. I suoi occhi di un profondo verde-azzurro, con sfumature ametista, tradivano sempre una mente lucida e calcolatrice, persino nei momenti di passione ardente.
La sua fama è eternata nella storia per aver sedotto Napoleone III, grazie all'astuzia del Conte di Cavour, che le disse: "Usate ogni mezzo a vostra disposizione, ma ottenete il risultato desiderato." Questa seduzione contribuì a convincere Napoleone III a sostenere la causa dell'indipendenza italiana.
Virginia Oldoini non amò mai nessun altro se non se stessa, il che portò suo figlio Giorgio, morto di vaiolo a Madrid nel 1879, a nutrire per lei una profonda avversione. Dopo la caduta del Secondo Impero nel 1870, dimostrò un'incredibile abilità e astuzia nel tessere relazioni influenti tra Parigi e La Spezia, collezionando ben 43 amanti, tra cui 12 contemporaneamente, mantenendo segrete le sue relazioni.
La sua vita si concluse a Parigi il 28 novembre 1899, in un modesto alloggio sopra il ristorante Voisin. Il giorno successivo al suo funerale, la polizia, insieme a Carlo Sforza per l'ambasciata italiana, distrusse tutte le lettere e i documenti compromettenti che coinvolgevano figure di spicco come Napoleone III, Bismarck, Cavour, Pio IX e i Rothschild. Tuttavia, i suoi diari sopravvissero. Virginia aveva sperato di tornare in Italia per essere sepolta a La Spezia accanto ai suoi amati gioielli (che, invece, andarono a ignoti eredi con una fortuna stimata in due milioni di lire dell'epoca), alla sua iconica camicia da notte verde acqua di Compiègne e ai suoi due adorati pechinesi, Sanduga e Kasino, entrambi imbalsamati. Ma il suo riposo eterno si trova ora tra i grandi del cimitero di Père Lachaise.
La sua villa a Maiano divenne un centro culturale frequentato da illustri artisti.
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