Attis, il servo giovane

La scultura di Attis alla Galleria degli Uffizi.
La statua, di dimensioni così importanti da suggerire un uso sacro, rappresenta Attis, il giovane servitore della dea Cibele (1). Questo capolavoro, risalente al periodo adrianeo per la precisione del panneggio, è un interessante esempio di integrazione moderna su un frammento di epoca classica. All'inizio del XVIII secolo, lo scultore Francesco Franchi (2) integrò le parti mancanti, ossia il busto e parte delle gambe, completando così la figura di un barbaro orientale. Dopo anni di incuria, l'ultimo restauro ha restituito l'opera al suo antico splendore. Questo intervento non solo ha migliorato l’aspetto estetico della statua, ma ha anche offerto importanti indizi per capire meglio i restauri precedenti e il modo in cui sono state integrate le parti moderne.

Descrizione
Attis, vestito con abiti caratterizzati da ricchi panneggi e dettagli decorativi. La statua è di marmo bianco e mostra una postura statica ma imponente, con un braccio sollevato e l'altro esteso lateralmente. Il volto della figura è coronato da un copricapo, tipico delle raffigurazioni di Attis, e la lunga barba riccioluta dona un’aria solenne e ieratica al soggetto. L'abbigliamento è arricchito da motivi a foglie stilizzate che adornano il panneggio, accentuando il carattere orientale della figura. Le gambe, coperte fino al ginocchio, mostrano una muscolatura ben definita, e i piedi sono parzialmente nudi, con dettagli ben scolpiti. La posizione delle braccia, una alzata e l'altra tesa, suggerisce un gesto simbolico o rituale. In termini di stile, l'opera combina elementi classici con l'influenza del restauro barocco. La precisione del panneggio e la cura dei dettagli richiamano la tradizione scultorea dell'epoca adrianea, ma la composizione generale, con l'integrazione di elementi aggiunti in epoca più moderna (XVIII secolo), riflette un tentativo di mantenere intatta la monumentalità della scultura, conferendole al contempo un aspetto rinnovato.

(1) Cibele era una divinità della natura e della fertilità venerata nell'antica Anatolia e successivamente adottata dai Romani. Conosciuta come la "Grande Madre", era spesso associata alla terra e alle forze selvagge della natura. Il suo culto era caratterizzato da rituali estatici e misteriosi, celebrati in santuari e templi sparsi per l'Impero Romano. Cibele era particolarmente venerata in connessione con il suo giovane servitore e amante, Attis, che simboleggiava la rinascita e la rigenerazione della natura.
(2) Francesco Franchi (XVIII secolo) fu uno scultore e restauratore attivo a Firenze. È noto per il suo intervento su sculture antiche. Franchi integrò parti mancanti di opere classiche con nuovi elementi, contribuendo a ricostruire e valorizzare capolavori antichi per adattarli al gusto e alle esigenze estetiche dell'epoca.

Bibliografia:
- Paola Barocchi, Scultura e restauro nell'arte antica, Sansoni, Firenze, 1983.
- Marcello Barbanera, Il restauro nell'antichità: tecniche e storia, L'Erma di Bretschneider, Roma, 1995.
- Roberto Valentini, Restauri e recuperi nella scultura classica, Electa, Milano, 2005.

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