L'artigiano pittore Emilio Malenotti

Emilio Malenotti. L'artigiano pittore che raccontava Firenze

Emilio Malenotti (1913-1999) è una figura unica nel panorama artistico italiano. Il laboratorio di Emilio Malenotti si trovava in Via del Presto di San Martino, in un quartiere popolare dell’Oltrarno a Firenze. La sua storia è quella di un uomo che ha saputo trasformare il suo mestiere in arte, e la sua vita quotidiana in poesia visiva. La sua formazione da artigiano, iniziata a soli otto anni in una bottega di Firenze, non lo distolse mai dal desiderio di esprimere il suo talento pittorico. Nonostante abbia intrapreso seriamente la pittura solo dopo i quarant'anni, Malenotti ha lasciato un segno indelebile, soprattutto nel contesto della vita popolare fiorentina, con opere che oggi sono testimonianze autentiche di un'epoca scomparsa. Dopo anni dedicati alla lavorazione del legno e al restauro, Malenotti decise di usare quel mestiere come trampolino per esprimere la sua creatività, passando dagli strumenti da restauratore ai pennelli e ai colori. La sua scelta di dipingere su legno recuperato, assi scartate o vecchi mobili, denota un attaccamento al materiale e una continua ricerca di nuove possibilità creative. 

I soggetti delle sue opere non erano il frutto di un immaginario astratto, ma rappresentazioni vivide della quotidianità: figure umili e scene di vita dell’Oltrarno fiorentino, con i venditori ambulanti, i musicisti di strada, i vecchi dell’osteria e i bambini che giocano. Queste immagini evocano una Firenze fatta di umanità, quella della gente comune, raccontata con una sensibilità rara.
Vinicio Berti (1), uno dei principali rappresentanti dell'astrattismo fiorentino, fu uno dei primi a riconoscere il valore di Malenotti. Nonostante le sue opere fossero spesso classificate come naïf o vernacolari, Berti comprese che il primitivismo di Malenotti era qualcosa di più profondo. Il suo stile pittorico, definito primitivo, non derivava dalle avanguardie intellettuali del XX secolo, ma da un'innata capacità di osservare e trasmettere la realtà in modo autentico. Questa purezza espressiva lo rese "più moderno di molte avanguardie", secondo Berti, un vero poeta visivo che narrava storie di vita attraverso i suoi pennelli, senza bisogno di teorizzazioni intellettuali.

Un esempio emblematico di questa visione poetica sono le sue vedute di chiese fiorentine, che ricostruiva sul filo del sogno e del ricordo, come se fossero scenografie teatrali per sacre rappresentazioni. Allo stesso modo, i suoi ritratti di artisti di strada e ambulanti, come ne "La Pia" o "Il Mercato", dimostrano il suo innato senso del teatro e della spettacolarità.
Nonostante le frequenti descrizioni della sua arte come vernacolare o naïf, Malenotti cercava di discostarsi da questa etichetta. Egli non voleva essere considerato un autodidatta che dipingeva solo per hobby, né tantomeno un nostalgico del passato. Al contrario, Malenotti vedeva nella sua arte una forma di espressione profonda e consapevole, che andava oltre le convenzioni stilistiche del naïf. La sua pittura rifletteva un mondo popolare, ma era impregnata di una dignità e di una poesia che trascendevano le categorie stilistiche.
Nonostante il suo stile particolare, le opere di Malenotti hanno avuto un buon riconoscimento sul mercato dell'arte, anche se lontano dalle cifre da capogiro dei grandi maestri. Le sue opere, spesso messe all'asta, hanno un valore che oscilla in base alle dimensioni e alla qualità del pezzo, ma sono considerate autentiche testimonianze di un'epoca e di un mondo ormai scomparso. Oltre che pittore, Malenotti ha continuato il suo lavoro come restauratore fino alla fine della sua vita. Le sue capacità tecniche nel restauro del legno hanno influenzato profondamente il suo stile pittorico, che si distingue per una particolare attenzione ai dettagli e una padronanza dei materiali non comune. Malenotti non solo dipingeva, ma anche "restaurava" la memoria visiva di una Firenze popolare e autentica, riportandola in vita attraverso la sua arte.

1) Vinicio Berti (1921-1991) è stato uno dei principali esponenti dell'astrattismo classico italiano, nato e attivo a Firenze. Oltre ad essere un pittore, fu anche illustratore e scrittore. Berti si formò artisticamente nel contesto della crisi delle avanguardie degli anni '40, dove sviluppò uno stile pittorico fortemente connotato da forme geometriche e colori intensi, attraverso cui esprimeva tensioni sociali e politiche.Fu uno dei fondatori del movimento astratto fiorentino insieme ad altri artisti come Bruno Brunetti e Gualtiero Nativi, con i quali firmò il "Manifesto dell'Astrattismo Classico" nel 1950. Questo movimento si proponeva di recuperare la razionalità e la purezza formale dell'astrazione in un momento in cui l'arte italiana era influenzata dal realismo e dalle avanguardie informali​

Bibliografia
- Tommaso Paloscia, Accadde in Toscana, Polistampa, Firenze, 1999.
- Gabriella Gentilini, Emilio Malenotti: Un Restauro Pittorico della Vita Popolare Fiorentina, FirenzeArt Edizioni, Firenze, 2005.
- Fabrizio Gori, La Poesia Visiva di Emilio Malenotti, NoveFirenze, Firenze, 2020.

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