Il sigaro toscano o “stortignaccolo”
Nessuno direbbe che uno dei prodotti toscani più celebri al mondo, il rinomato sigaro, abbia avuto un inizio così inaspettato e imprevedibili. La sua storia ha radici nel cuore di Firenze, in Via delle Ruote, e ha origine da un evento che, inizialmente, sembrava una vera e propria catastrofe.
Nell'agosto del lontano 1815, all'interno dell'ex convento di Santa Caterina in Via delle Ruote, si trovava un cortile con numerosi barili contenenti il pregiato tabacco Kentucky (1). Purtroppo, un'improvvisa tempesta scatenò un diluvio che inzuppò tutto il tabacco nei barili. La decisione successiva di lasciarlo asciugare al sole ebbe conseguenze impreviste: il tabacco fermentò, producendo ammoniaca e acquisendo un odore terribilmente sgradevole.
La scelta era chiara, ma dolorosa: gettare tutto il tabacco avrebbe comportato una perdita considerevole di denaro. Per evitare ripercussioni con il Granduca Ferdinando III, il direttore delle Manifatture Tabacchi prese una decisione audace. Decise di vendere quel tabacco fermentato a un prezzo molto basso, cercando almeno di recuperare parte del patrimonio. Questo tabacco fu utilizzato per creare piccoli sigari con una forma un po' strana, senza neanche la foglia interna che solitamente avvolge il sigaro. Questi sigari furono venduti nelle zone popolari di Oltrarno e divennero incredibilmente popolari per il loro prezzo accessibile e il gusto deciso causato dalla fermentazione.
Data l'alta domanda, la Manifattura Granducale decise di iniziare una produzione su larga scala del "sigaro toscano", affettuosamente soprannominato dai fiorentini "stortignaccolo" per la sua forma unica. Durante il XIX secolo, questo prodotto fu una fonte di notevoli profitti per le manifatture di tabacco di Firenze, che si trovavano in edifici storici come l'ex chiesa di San Pancrazio (ora Museo Marino Marini) e l'ex convento di Sant'Orsola in Via Panicale.
Negli anni '30, i Monopoli di Stato presero la decisione di centralizzare tutta la produzione in una nuova e imponente sede in Piazza Puccini. L'edificio monumentale, inaugurato nel 1940, copriva oltre 6 ettari e ha una cubatura totale di 410mila metri cubi. Questa manifattura ha continuato la sua attività fino alla chiusura definitiva nel 2001.
Questa è la storia affascinante e inaspettata di come un evento imprevisto e un po' sfortunato abbia dato vita a uno dei prodotti più iconici della Toscana: il sigaro toscano.
(1) Il Kentucky è un tipo di tabacco scuro appartenente alla categoria dei tabacchi fire-cured, cioè quei tabacchi che vengono curati direttamente al fuoco, utilizzando legni speciali. Il fumo del legno penetra gradualmente nelle cellule delle foglie del tabacco, conferendo a quest'ultimo un aroma distintivo. Le foglie di tabacco curate con questo metodo assumono una gamma di colori che va dal marrone al marrone scuro, arrivando persino al nero.
In Italia, la coltivazione del tabacco Kentucky è possibile in diverse regioni, tra cui il Veneto, la Toscana, le Marche, l'Umbria, il Lazio e la Campania. Queste regioni forniscono le condizioni climatiche e ambientali adatte per la coltivazione di questo tipo di tabacco, contribuendo alla produzione di tabacchi dal gusto e dall'aroma unici nel loro genere.
Si dice rappresenti il lavoro degli animali alla costruzione del Duomo, ma un racconto suggestivo suggerisce una vendetta amorosa.
Oggi, restaurate, sono icone culturali, funzionano come distributori di vino soprattutto ai turisti, preservano però l'antica tradizione.
Nel 1823 l'edificio venne privato della porzione che inglobava la volta detta dei Pizzicotti.
Questa antica tradizione è scomparsa e ne abbiamo anche perso il ricordo.