Corsa dei Barberi

Corsa dei Barberi

Corsa dei Barberi in partenza al Prato

La strada per cui corrono i barberi, o cavalli barbereschi, al drappo d'oro, comunemente detta il corso, divide la Città poco men che per diametro da Ponente a Levante. Questo gioco annuale, come Dante il chiamò, se a Gio. Villani si presti fede, à ben antica l'origine; essendoché la ripeta fin dai tempi de' Longobardi nel secolo IV. Ma il dottissimo nostro Lami ha delle buone ragioni per contraddirlo, sì perchè non vi son notizie che quella nazione usasse mai tali corse di cavalli col premio; sì ancora perchè sappiam d'altronde che ella da certa sorte di spettacoli era alletto aliena. Comunque sia la prima volta che si trova rammentata una corsa di Palio, fatta da' Fiorentini per la festa di S. Giovanni, è nell'anno 1588 sotto Arezzo, quando stavano all'assedio di quella città; lo fecero pure in altri luoghi sotto le mura nemiche, in segno di sicurezza. Altre Città d'Italia hanno degli esempi anteriori ma non oltrepassano però la metà del secolo XIII (1).
 

Giovanni Maria Butteri – De Terugkeer na de Palio di San Giovanni of Il Seicento , om 1590 , Dublin , National Gallery of Ireland

Sin qui dell'antichità del gioco: quanto al genio per cavalli generosi, segno d'animo nobile e grande, si è trovato sempre nella nostra, come io tutte le altre più colte Nazioni. Un animale, che divide con l'uomo le fatiche della guerra, ed alcuni piaceri in tempo di pace, nella giostra, nella caccia, nel corso, nel viaggio, e lo serve anche obbediente nella vettura, nel carreggio, fino ai lavori dell'agricoltura; non poteva fare a meno di non guadagnar l'affetto del suo padrone. Prima dell'istituzione delle carrozze, più per lusso che per bisogno moltiplicate tanto nelle maggiori città, quando l'equitazione era più in uso, avevano i cittadini in più frequenti occasioni di familiarizzarsi con il cavallo, e di sperimentarne la docilità e la prontezza a qualunque cenno. L'uso più costante è stato quello delle corriere, col fante o senza, le quali servono di piacevole spettacolo al popolo Fiorentino, che l'accompagna sempre colla frequenza, e cogli applausi.
 

Corsa dei Barberi Giovanni Signorini, 1909


Il nostro Menzini (2), che pur è Poeta di questo secolo, non seppe meglio paragonar la gara di più partiti, che a quell'interesse che aveva osservato prendersi nella sua Patria per i cavalli corridori al Palio di S. Giovanni (3). Il Comune di Firenze avea sin fatto un provvedimento speciale per la più attenta manutenzione della strada del corso:
Dominus Capitaneus et Defensor proprio juramento praecise faciet observari et manuteneri incorruptam, solidam et illaesam stratam, per quam itur et vurritur ad bravium.
Finalmente anche i più ricchi tra la nobiltà hanno dimostrato sino al giorno d'oggi il loro genio per i cavalli barbareschi, con mantenerne alcune nelle loro scuderie. Si vedono tuttavia i ritratti de' più famosi per i trionfi nelle case dei nostri gentiluomini, nelle Ville , e sino all'ingresso del palazzo Reale, e nel vestibolo della prima sua sala.
 

Corsa dei Barberi di Jacques Callot


Torna qui in acconcio di dar la descrizione di questo Gioco, qual ce lo rappresenta a' suoi tempi Goro Dati (4), per farne paragone con quel dei presenti:
"Poi dopo mangiare (parla del dì 24. Giugno) e passato il meriggio, che la gente si è riposata a dormire, e come ciascuno è dilettato, in sull'ora di Vespro tutte le donne e fanciulle vanno, dove hanno a passare quelli Corsieri, che corrono al Palio, che passano per una via diritta per mezzo della città, dove sono più abitazioni ricche, e di buoni cittadini, e dall'un capo all'altro di quella città: piene di fiori sono tutte le donne, e tutte le gioie, e i ricchi adornamenti della città; e con gran festa e suoni, sempre molti signori e cavalieri, e gentiluomini forestieri, che ogni anno dalle terre circostanti vengono a vedere la bellezza della festa; ed evvi per detto Corso tanta gente che par cosa incredibile, e chi noi vedesse non lo potrebbe immaginare. Poi al suono, ed ai tocchi della campana, i Corsieri apparecchiati alle mosse si muovono a correre; ed in sulla Torre della detta Campana grossa del palazzo, si veggono per li segni de' Ragazzini, che sue vi sono, quello è del tale signore e quello è dell'altro, venuti di tutti li Confini dell'Italia, e' più vantaggiati Corsieri barbareschi, e chi è il primo che vi giunge guadagna il Palio. Il detto Palio si porta in sur una carretta trionfale di quattro rote, adorna molto, con quattro Leoni intagliati, che paiono vivi, uno in sur ogni canto del carro tirato da due cavalli covertati (5) del segno del Comune loro, e chi vi cavalca; il quale è molto grande e ricco Palio di velluto cremisi fine in due palij; è tra l'uno, e l'altro un fregio d'oro fine largo un palmo, foderato di pance di Vaio (6), e orlato di Ermellini, infrangiato di seta, e di oro fine, che in tutto costa fiorini 300 e più".
 

Giovanni Francesco Toscani, fronte di cassone con il palio della Corsa dei Barberi a Firenze, Cleveland Museum of Art

Per meglio considerar questo Gioco nell'antichità, si può vedere in casa degli Eredi d'Ascanio Pitti una Pittura in legno  rappresentante la riparata (7) de' Barberi , così com'era circa quattro secoli indietro.
Questa Tavola si crede facesse già porzione di uno di quegli antichi cassoni, in cui portavan le Spose il loro corredo alla casa del Marito, ed è molto interessante, non solo per tutto ciò che riguarda il suo principale oggetto del Palio; ma anco pel materiale della Città, tal quale era allora, verso il Borgo di S. Piero, oggi Borgo degli Albizi.
Le finestre quivi effigiate, ci rammentali l'uso d'allora di non aver per difesa dall' aria esterna, che grosse imposte di legno; tantoché volendo ripararsi dal vento o dal sole era necessario, serrandole, privarsi ancor della luce. Di quest'uso appariscono ancora manifesti esempj nelle "facciate di alcune Ville più antiche, nelle quali le finestre finte, o dipinte solo ad ornato, appariscono centinate al disopra, con una soglia in mezzo che le divide in croce, e colle semplici tavole che le chiudono, bullettate di grossi chiodi, e per lo più tinte in rosso. Quel che reca maraviglia si è, che si mantenne in parte si pessima usanza sino a due secoli innanzi a noi. Il Signor di Montaigne (8), che fece il suo Viaggio d'Italia nel 1580 si duole assai de' cattivi alberghi che vi trovò, e specialmente perchè le finestre non erano riparate che da imposte, come quelle che si veggono alle case de' Contadini (9).
Son pur notabili alcune aste di legno che attraversano esteriormente da una finestra all'altra, e riposano su certi ferri, come se ne veggono ancora a qualche fabbrica, le quali aste servivano a distender le pezze dei panni di lana, per gli usi della manifattura; giacché ognuno sa che quest'arte era la Maggiore, né si vergognavan d'ascriversi anche i Grandi, esercitandola o nò, affin d'esser capaci del godimento delle prime cariche della Repubblica .
Siccome poi Goro Dati nulla dice del luogo dove risedesse la Signoria in occasion della corsa dei Barberi, vi supplisce la Tavola di cui si parla, la quale rappresenta la medesima Signoria alle finestre forse della presente Casa degli Alessandri, con suoi tappeti davanti; in strada poi, sotto il carro della ricca Bandiera messa in oro, dentro un breve steccato, si veggono alcuni altri Togati, dai quali par che dipenda il giudizio della vittoria sa, che la corsa dei Barberi possa avere avuta l'origine dal correr la lancia ne torneamenti (tornei), son quivi espressi tutti i cavalli corridori col suo Cavaliere, uvvero Fantino, cioè persona addetta al servizio di quello a cui apparteneva il cavallo, e di cui soleva in tale occasione portar lo stemma.
 

Géricault, 1818 - Partenza della corsa dei Barberi alle tribune di piazza del Popolo, Roma

Non bisogna poi credere che la velocità dei cavalli portanti l'uomo fosse minore di quella che dimostrano adesso che ne son privi e con il quale si vuol che percorrano in sette minuti spazio di circa due miglia, quante la corsa di S. Giovanni. Si può questo argomentare in qualche guisa dal piacere che si dimostrò in certi tempi, come racconta Tommaso Forti nel suo Foro Fiorentino, di prolungare il corso fino a tre miglia, incominciando dal Ponte, che tuttora si chiama alle Mosse, un rniglio fuor della Porta al Prato. Ma più d'ogni altro ci può servir di ragionevol congettura sopra di ciò l'esempio della Nazione Inglese, presso la quale fino ad oggi sono i più esperti in questa specie di ginnastica.
Per darne un'idea riporterò qui un fatto tal quale il racconta il Signor di Buffon, celebratissimo Naturalista Francese (10), nella sua Storia degli Animali; il quale dice di averlo avuto per relazione in lettera da Milord Conte di Morton in questi termini: "M. Thornhil, maestro di posta a Stilton, fece una scommessa di correre a cavallo tre volte di seguito la strada da Stilton a Londra, vale a dire di far dugento quindici miglia d'Inghilterra (che sono settanta due leghe di Francia) in quindici ore. Il di 29 d'Aprile, vecchio stile, si pose in carriera, parti da Stilton, e fece la prima corsa sino a Londra in tre ore e cinquantun minuto, e montò otto differenti cavalli per questa corsa: egli riparti immediatamente, e fecela seconda corsa da Londra a Stilton, in tre ore e cinquautadue minuti, e non montò che sei cavalli: si servi per la terza corsa dei medesimi cavalli di cui si era di già servito, di quattordici ne montò sette, e compi quest'ultima corsa in tre ore e quarantanove minuti di sorte che non solamente soddisfece all'impegno contratto di far quella strada in ore quindici, mai egli la fece in undici e trentadue minuti: io dubito o (seguita il Sig. di Buffon) che nei Giochi Olimpici non si sia mai fatto una corsa tanto rapida, come questa di M. Thornhil."

Tratto da Varii autori, L'osservatore Fiorentino sugli edifizj sulla sua Patria, Firenze, Presso Gasparo Ricci, 1821

(1) Le corse de' Barberi erano tre, per S. Giovanni, per S. Pietro, e per San Vittorio, in antico erano una al giorno di S. Barnaba, per la vittoria di Campaldino contro gli Aretini, il giorno di S. Anna per la cacciata del Duca d' Atene : il 1° d'Agosto per la Rotta di Siena, il giorno dì S. Romolo per la vittoria contro Radagasio Re da Goti sotto la città di Fiesole.
(2) Benedetto Menzini (Firenze, 29 marzo 1646 – Roma, 7 settembre 1704) è stato un poeta italiano.
(3) Come Fiorenza il giorno del Battista
Vedi correr Cavalli al drappo d'oro
Tra il popol ch'è diviso in doppia lista;
E vedi che diversi son tra loro
Gli studi delle genti, ed uno applaude
A Vegliantino, ed altro a Brigliadoro. ecc. (Benedetto Menzini (2))
(4) Gregorio Dati, o Goro Dati (Firenze, 15 aprile 1362 – Firenze, 17 settembre 1435), è stato un mercante e scrittore italiano.
(5) Coprire. Lat. tegere, operire.
(6) I vaiai commerciavano le pelli di vaio, uno scoiattolo grigio, conosciuto anche con il nome di petit gris, dal manto grigio-azzurro con la pancia biancaoriginario delle foreste dell’Europa orientale. Alternando dorsi e pance di queste pelli, veniva realizzato il vaio, pelliccia molto usata per foderare i mantelli e i cappelli, e per abiti sia maschili che femminili. Le code di vaio invece erano utilizzate dai pittori per fare pennelli.
(7) Riparata, la meta o termine, dove debbono arrivare al termine della corsa i Barberi.
(8) Michel Eyquem de Montaigne (Bordeaux, 28 febbraio 1533 – Saint-Michel-de-Montaigne, 13 settembre 1592) è stato un filosofo, scrittore e politico francese noto anche come aforista.​
(9) Nota originale: Tanta rozzezza è ora degenerata in un lusso eccedente non essendo raro vedere a molte case rurali nei contorni della Città non solamente delle buone vetrate, ma anche qualche persiana col pretesto di difenderla dalla grandine; ciò in sostanza perche da tutti i ceti si ama avidamente l'agiatezza del vivere. Ciò è frutto della legislazione Leopoldina, che ne ha somministrati i mezzi.
(10) Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon (Montbard, 7 settembre 1707 – Parigi, 16 aprile 1788), è stato un naturalista, matematico e cosmologo francese.
 

Palazzo in Firenze sul Prato, dello scultore Ignazio Villa 1853, D. Cellesi
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