Chiesa di San Basilio
Su quella piccola piazzetta posta nella località chiamata il Canto alla Macine, dove Via Guelfa si congiunge con Via S. Gallo, corrispondeva la facciata della chiesa di S. Basilio da molti anni soppressa e modernamente ridotta a tempio Evangelico.
Antichissima fu l'origine di questa chiesa che gli storici affermano appartenesse fino dal XI secolo ai Monaci Basiliani, chiamati più comunemente i Frati Ermini od anche i Frati Greci.
Essi mantennero costantemente il possesso della loro chiesa e di un piccolo monastero annesso; ma alla metà del XV secolo erano ridotti a due o tre, tanto che nel 1469 venderono parte del loro convento ad una compagnia, pure intitolata di S. Basilio, perchè potesse erigervi un locale ad uso di propria residenza. Frate Iacopo Martignani milanese, ultimo dei monaci Basiliani di Firenze, rinunziò nel 1491 a tutti i beni dell'ordine in favore della Congrega dei Preti dello Spirito Santo alla quale si ascrisse come fratello e venne a morte il 23 dicembre del 1495.
La Congrega de' Preti dello Spirito Santo, che divenne così padrona della chiesa e dell'annesso convento, era stata costituita da alcuni preti del Contado fiorentino e dal 1472 al 1491 aveva avuto la sua residenza in Via Palazzuolo vicino allo Spedale di S. Paolo, in un casamento o palazzetto tenuto a livello dalla famiglia Frescobaldi.
Ma la Congrega non godette lungamente il libero possesso di S. Basilio, perchè nel 1539, quando per la costruzione della fortezza da Basso venne distrutto il ricco convento di S. Antonio dei Canonici di Vienne, Cosimo I concesse la chiesa di S. Basilio ed il locale annesso a quei religiosi. La Congrega non volle sopportare in silenzio quest'atto di violenza compiuto a di lei danno e ne nacque un'aspra lite durata fino all'anno 1555 nel quale i Canonici dovettero abbandonare la loro nuova sede.
La Congrega, ritornata padrona del luogo legittimamente ereditato, lo ridusse in modo da poter servire anche di Ospizio ai preti poveri​ e malati e nel 1625 trasformò a carattere più moderno anche la chiesa che fino ad allora aveva conservato l'austera semplicità 'delle sue forme originarie.
La chiesa era abbastanza ampia e decorosa e aveva quattro altari, oltre a quello maggiore, che fondato circa il 1400 da Gabbriello Panciatichi, era passato dipoi sotto il patronato della famiglia Mini.
Il Bocchi nelle sue Bellezze della città di Firenze (download Free) dice che nella chiesa erano «alcune pitture molto vaghe».
Accenna fra le altre ad una Annunziata bellissima dipinta nel muro dal Cavallini, alla tavola dell'altar maggiore raffigurante S. Basilio che discioglie un peccatore dal patto fatto coi demonio, a due tavole di Iacopo Vignali rappresentanti S. Antonio e S. Caterina e ad un Crocifisso scolpito in sughero da Simone Filarete (o piuttosto Ferrucci ?).
La Congrega fu soppressa alla fine del XVIII secolo e la chiesa chiusa al culto servì ad altri usi, pur conservando esternamente il suo aspetto.
Nella casa che corrisponde sulla piazzetta di fianco alla chiesa e dove fu già la porta d'ingresso al Convento e poi all'Ospizio, vedesi tuttora murato un tondo di terracotta invetriata dei Della Robbia nel quale la bianca colomba ad ali spiegate coi raggi che si partono dal​ becco, che era lo stemma della Congrega dello Spirito Santo, spicca sul fondo azzurro di un elegante conchiglia circondata da una ghirlanda di frutta, fiori e foglie.
Tratto da Guido Carocci L'illustratore fiorentino. Firenze, Ed. Becchi Fruttuoso, Tipografia Galileiana, 1908
Il tabernacolo dei Teri, gioiello artistico e spirituale di Firenze, fu demolito nel 1890 durante il Risanamento del Mercato Vecchio.
Era un'importante chiesa della Firenze medioevale, prioria di uno dei sestieri cittadini, che fu in larga parte distrutta nel 1560 quando furono realizzati gli Uffizi per opera di Giorgio Vasari.
Chiesa di San Rocco, a Sorano, risale al XIII secolo, precede l'abitato di San Rocco. Stile romanico, pareti di tufo, facciata con portale ad arco,
Secondo la tradizione, la chiesa fu eretta con materiali recuperati dal vicino anfiteatro romano.