Confronto tra scienza e poesia

Cecco d'Ascoli e Dante Alighieri: il confronto tra scienza e poesia.
 

Cecco d'Ascoli, pseudonimo di Francesco Stabili, nacque intorno al 1269 e fu una delle figure più controverse del panorama intellettuale medievale. Sebbene fosse conosciuto come astrologo e poeta, la sua opera e le sue idee lo portarono a scontrarsi con le autorità religiose e con alcuni grandi contemporanei, tra cui Dante Alighieri. Questo confronto tra Cecco e Dante è particolarmente significativo per comprendere due visioni opposte della conoscenza: la scienza e la ragione da un lato, la poesia e la spiritualità dall'altro. Cecco criticò aspramente Dante Alighieri e la sua opera più famosa, la Divina Commedia. In particolare, lo accusava di non aver riconosciuto l'influenza fondamentale degli astri sul destino umano. Cecco, che era un forte sostenitore dell'astrologia, credeva che i corpi celesti avessero un ruolo decisivo nelle vicende umane, incluse le malattie e gli eventi naturali. Secondo Cecco, Dante aveva ignorato questo aspetto cruciale, scegliendo invece una visione più spirituale e morale della vita e del destino.
L'opera principale di Cecco, L'Acerba, scritta tra il 1324 e il 1327, contiene esplicite critiche a Dante. In L'Acerba, Cecco si oppone alle "favole" dantesche, ritenendo che la poesia non dovesse essere veicolo di finzione, ma di verità scientifica. La Divina Commedia veniva così giudicata futile da Cecco, che preferiva una poesia fondata sulla realtà empirica e sul sapere razionale.

Un famoso aneddoto leggendario, spesso associato alla disputa tra Cecco e Dante, racconta di come quest'ultimo avesse addestrato un gatto a reggere una candela per illuminare i suoi studi, dimostrando la sua convinzione che l'educazione potesse dominare l'istinto naturale. Cecco, per confutare questa idea, liberò dei topi davanti al gatto, il quale, seguendo il proprio istinto, abbandonò la candela per inseguirli. Sebbene questo racconto non sia presente in nessuna delle opere scritte dai due autori, è stato tramandato nelle leggende popolari come simbolo delle loro visioni contrastanti. Cecco sosteneva che la natura fosse più forte dell'educazione, dimostrando che l'istinto avrebbe sempre prevalso sulla disciplina impartita.
Cecco non fu solo un critico di Dante, ma la sua posizione lo portò a scontrarsi con la Chiesa. Le sue credenze astrologiche e alcune teorie percepite come magiche lo fecero cadere sotto l'attenzione dell'Inquisizione. 

Fu accusato di eresia, e nel 1327, a Firenze, fu condannato al rogo. L'accusa di pratiche magiche e le sue idee controverse, in particolare il suo tentativo di unire scienza e teologia, furono considerate pericolose. L'Inquisizione agì quindi con fermezza, portando alla tragica morte di Cecco.
È importante sottolineare che Cecco d'Ascoli non fu condannato solo per le sue idee astrologiche, ma anche perché le sue convinzioni sfioravano il campo della magia, una zona estremamente pericolosa nel Medioevo. Le sue credenze, considerate eretiche dalla Chiesa, furono viste come un tradimento della dottrina cristiana e portarono alla sua condanna. Approfondire l'importanza dell'astrologia nel contesto della sua condanna offre una prospettiva più ampia su come la scienza e la religione si intrecciassero nell'epoca.

Il ruolo dell'astrologia nella scienza e nella letteratura medievale era fondamentale, e Cecco non era l'unico a sostenerne l'importanza. Filosi come Pietro d'Abano, ad esempio, trattavano temi astrologici in modo simile, ma con esiti diversi. Un confronto tra il pensiero di Cecco e quello di altri intellettuali dell'epoca potrebbe arricchire la comprensione della disputa con Dante, e dimostrare quanto fosse radicata l'astrologia nel pensiero medievale.
Esaminare le reazioni dei contemporanei di Cecco d'Ascoli alle sue critiche alla Divina Commedia potrebbe gettare luce su quanto le sue opinioni fossero provocatorie per l’epoca. Nonostante la condanna della Chiesa, è interessante vedere come le sue teorie fossero accolte e se ci furono altre figure che condividevano la sua visione o che difesero l'approccio poetico di Dante.

Il confronto tra Cecco d'Ascoli e Dante Alighieri mette in evidenza due visioni opposte della conoscenza e del mondo medievale: da una parte, Cecco con la sua difesa della scienza e dell'astrologia, dall'altra Dante con la sua poesia morale e spirituale. Le loro divergenze riflettono un dibattito intellettuale che, sebbene radicato nel passato, continua a risuonare ancora oggi.

Bibliografia.
- Marco Albertazzi, Cecco d'Ascoli e l'astrologia medievale, La Finestra Editrice, Lavis, 2022.
- Raffaele Castelli, Dante e la scienza medievale, Milano, 1892.
- Fabrizio Borghini, L'arte della lana a Firenze, Polistampa, Firenze, 2015.

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