Cosimo di Giovanni de' Medici detto il Vecchio o Pater patriæ
(Firenze, 27 settembre 1389 – Careggi, 1º agosto 1464), primo signore de facto di Firenze
primo uomo di Stato di rilievo della famiglia Medici.
Tratto da Dottor Giulio Ferrario, Aggiunte all'Opera il Costume Antico e Moderno, Firenze, Per V. Batelli e Figli, 1837.
Se Firenze negli annali delle repubbliche del medio evo meritò il titolo di Atene dell'Italia, non dovrò io collocare in questa raccolta il ritratto di colui, il quale fu il Pericle di Cosimo il Vecchio, cui, dopo morto, fu dato per pubblico decreto il glorioso soprannome di Padre della patria?
Erede delle immense ricchezze di Giovanni de' Medici suo padre, le aumentò egli considerabilmente ancora col banco giro e colla intrapresa delle gabelle della repubblica. Seppe Cosimo altresì impiegare destramente i suoi fondi costituendosi il creditore de suoi concittadini, di maniera che quand'egli morì non eravi forse un solo cittadino, di qualunque rango o condizione ei si fosse, il quale non sia rimasto a lui debitore di grosse somme di moneta. Uno storico aggiunse altresì che Cosimo impegnava la patria in guerre dispendiosissime, e che ne prolungava la durata, a fine di mettere i suoi concittadini nella necessità di avere ricorso ai suoi tesori e quindi poter egli con tal mezzo ottenere il supremo comando. Ecco la ragione per cui Benedetto Varchi scrisse di lui, che a con palesi e manifeste virtù «e con segreti e nascosti vizi si fece capo e poco meno che principe di una repubblica, più tosto non serva che libera.»
Esiliato da Firenze l'anno 1433, in età di anni quarantaquattro, venne richiamato in patria prima che fosse spirato un anno, e restituito alla carica di cui godeva in prima. Finalmente puossi dire, che fu da quest'epoca che incominciò il potere monarchico nella sua famiglia.
Il rinascimento delle Scienze e delle Arti aveva riscaldato la mentedi tutti i principi d'Italia. Mentre provocavansi a vicenda con sanguinosi combattimenti, mentre si trovavano avvolti nelle maggiori turbolenze civili, si disputavano essi in pari tempo la gloria di proteggere le lettere e gli scrittori. Cosimo superò in questo genere tutti i suoi rivali: il concorso dei Greci, che portaronsi a Firenze per l'unione della Chiesa greca colla latina, fece nascere in lui il desiderio di fondare un'accademia platonica: progetto, che mandò egli ad esecuzione quando la presa di Costantinopoli, fatta dai Musulmani, obbligò le lettere fuggiasche e perseguitate a cercare un asilo presso di lui.
Morì Cosimo a Careggi nel 1464, in età di anni settantacinque. Cosimo il Vecchio vi è rappresentato colla testa coperta di un berretto color di lacca. Il mantello è nero, il vestito di sotto è egualmente nero, ma più scuro e guernito di pelliccia bruna. La cintura è bruna; le scarpe sono nere. Questo costume fu in uso durante quasi tutto il XV secolo. Non solamente le pitture del Campo Santo ce ne somministrano numerose ripetizioni, ma se ne trovano pure altre molte nei freschi di Firenze e di Bologna.
Tratto da Piero Misciattelli, Personaggi del Quattrocento Italiano, Roma, Editore Gaetano Garzone Provenzani, 1914
Niccolò Machiavelli ha scolpito nel puro bronzo del suo stile la figura immortale di questo mercante e gentiluomo fiorentino del secolo xv. Così egli scrive del fondatore di casa Medici nel quarto libro delle Istorie Fiorentine: "Era Cosimo prudentissimo, di grave presenza, tutto liberale, tutto umano, nò mai tentò alcuna cosa contro alle parti, nò contro lo Stato, ma attendeva a beneficare ciascuno e con la liberalità sua farsi partigiani assai cittadini. Dimodoché l'esempio suo accresceva carico a quelli che governavano, e lui giudicava per questa via, vivere in Firenze potente e sicuro quanto alcun altro, o venendosi per l'ambizione degli avversari allo straordinario, essere e con l'armi e con i favori superiore. "Scacciato da Firenze e messo al bando, Cosimo ritornò come trionfatore e fu soprannominato dal popolo Padre della Patria."
Il Machiavelli, nel riassumere la vita di lui, così la giudica nel libro sottimo delle Istorie: "Nacque nel 1389 il giorno di S. Cosimo e Damiano. Ebbe la sua prima età piena di travagli, come l'esilio, la cattura, i periodi di morte dimostrano, e dal Concilio di Costanza dove era ito con papa Giovanni, dopo la rovina di quello, per campar la vita gli convenne fuggire travestito. Ma, passati quarant'anni della sua età. visse felicissimo... Fu di comunale grandezza, di colore ulivigno e di presenza venerabile. Fu senza dottrina ma eloquentissimo e ripieno di una naturale prudenza, e perciò era ufficioso negli amici, misericordioso nei poveri, nelle conversazioni utile, nei consigli cauto, nelle esecuzioni presto e nei suoi detti e risposte era arguto e grave. A certi ribelli che gli fecero intendere che non dormivano, disse: Che lo credeva, avendo cavato loro il sonno... Domandandogli la moglie poche ore avanti la morte, perché tenesse gli occhi chiusi, rispose: Per avvezzargli." Cosimo morì nel 1464.
Seppe essere mecenate di artisti ed eruditi. Fece venire a Firenze Argyropulos, e protesse il traduttorem di Platone. In Firenze la sua magnificenza dimostrò nelle costruzioni dei templi e conventi di S. Marco, di San Lorenzo e del monastero di S. Verdiana.
Per sé stesso, oltre al palazzo di Firenze, edificò saperbe ville a Careggi, a Fiesole, a Cafaggiuolo, al Trebbio. A differenza degli altri nuovi signori d'Italia non ricercò parentele principesche; al figlio Giovanni, che troppo presto gli morì, dette come sposa la Cornelia degli Alessandri; a Piero, la Lucrezia de' Tomabuoni: le nipoti maritò nei Pazzi e nei Rucellai. "D'onde, giudica il Machiavelli, non solamente vinse la domestica e civile ambizione, ma quella di molti principi superò con tanta felicità e prudenza, che qualunque seco e con la sua patria si collegava, rimaneva o pari, o superiore al nimico: e qualunque seco gli opponeva, o perdeva il tempo e i danari, o lo stato.
Pontormo. Ritratto di Cosimo il Vecchio, olio su tela, 1518-1520 ca, Galleria degli Uffizi.
È noto per la sua genialità artistica, che si riflette nella sua capacità di concepire e realizzare opere d'arte con disinvoltura e naturalezza.
Lo scienziato che realizzò la pietrificazione dei cadaveri resuscitando il brivido e la suggestione dell'antico Egitto.
Il mecenate che ha plasmato l'arte rinascimentale è stato un raffinato letterato, sostenendo grandi artisti e finanziando opere epocali.
Don Furno Checchi è stato un'esempio per la chiesa fiorentina.