Riassunto del Tumulto dei Ciompi a Firenze.
Sperando di non avere dimenticato nulla
Filippo Villani dà una viva descrizione del fallimento del tumulto:
«I Ciompi se ne andarono sì come gente rotta, et senza capo et sentimento, perché si fidavano et furono traditi da loro medesimi»
La vicenda di cui parleremo è la più grande rivolta popolare urbana dell'intero Medioevo italiano e, forse, la più grande degli ultimi secoli.
Torniamo al venerdì 18 giugno 1378, quando il gonfaloniere di giustizia, Salvestro di Messer Alamanno de' Medici, riunì i priori a Palazzo Vecchio, la giunta che governava Firenze, per presentare una proposta volta a rafforzare gli ordinamenti giuridici contro i magnati. I Medici, nonostante il loro nome, non erano ancora i signori di Firenze, ma piuttosto una potente famiglia di banchieri, una parte della ricca borghesia. Il gonfaloniere di giustizia era il massimo funzionario esecutivo, responsabile dell'ordine pubblico, della polizia, delle prigioni e delle esecuzioni, tra le altre cose. La Giunta, composta dagli otto priori e il gonfaloniere di giustizia, governava la città. Questo era un governo aperto a molti cittadini, un governo del popolo, sebbene con alcune restrizioni. Il governo cittadino era composto da numerose commissioni e sottocommissioni, offrendo opportunità a molti cittadini di partecipare alle decisioni. Tuttavia, c'erano limitazioni: i dipendenti, i lavoratori manuali e gli operai non avevano rappresentanza. Questo governo era un'entità democratica ma dominata dagli imprenditori, compresi i grandi banchieri, giudici, importatori di tessuti e mercanti. Tra di loro, i Medici erano una famiglia benestante, ma non nobili. Il governo era rotante, poiché i priori ricoprivano la carica per due mesi, il che significava che la continuità non era una priorità.
Questo sistema democratico era unico, dove i cittadini erano sorteggiati dalle corporazioni a cui erano iscritti, ma i nobili erano esclusi dai ruoli governativi. Tuttavia, i nobili continuavano a essere una presenza influente, poiché avevano guadagnato ricchezza e prestigio nel tempo. Il sistema guelfo-ghibellino, una divisione politica basata sulla lealtà al Papa o all'Imperatore, era ancora presente, con Firenze che rimaneva una città guelfa, principalmente guidata dai nobili guelfi.
Salvestro De Medici, un politico astuto, propose di rafforzare gli ordinamenti giuridici contro i magnati per guadagnare sostegno e visibilità politica. Tuttavia, l'idea venne respinta dai priori, principalmente composti da popolani grassi, che ormai non temevano più i nobili. Questo scatenò una serie di eventi che portarono alla sua dimissione come gonfaloniere. La situazione si deteriorò rapidamente: le corporazioni, le arti minori e gli operai iniziarono a protestare e ad occupare la città. La folla si radunò anche davanti alle case dei traditori, i popolani grassi che erano visti come alleati dei nobili. Gli scontri e gli incendi si diffusero, coinvolgendo le case delle famiglie nobiliari, come gli Strozzi e i Pazzi. In questo caos, le tensioni culminarono quando le arti minori furono raggiunte da un'ondata di lavoratori che non erano parte delle corporazioni. La situazione si fece critica quando questi lavoratori si resero conto di essere in maggioranza e iniziarono a sciamare per la città, occupando case e dando l'assalto a conventi che erano solitamente risparmiati durante le rivolte.
Questa complessa situazione politica e sociale si stava rapidamente deteriorando, creando un crescente rischio di violenza e caos. Nell'ultima settimana di luglio, in un clima di crescente tensione, giungono segnalazioni anonime ai priori di Firenze. Queste segnalazioni indicano che gli operai si stanno organizzando, hanno dei leader e progettano azioni contro la città. Si parla persino di un possibile saccheggio di Firenze. Gli avvisi iniziano ad essere più precisi, fissando la data dell'insurrezione per il 20 luglio. La sera del 19 luglio, i priori si trovano chiusi nel Palazzo Vecchio e devono decidere come reagire a queste minacce. Alcuni nomi vengono menzionati nelle segnalazioni, e così decidono di arrestare quattro operai per interrogarli. Da uno di questi arrestati, Simoncino, emerge una confessione estorta con la tortura. Gli operai stanno cercando di liberarsi dalla schiavitù imposta dalla corporazione dell'arte della lana. Questa corporazione ha un funzionario che controlla il lavoro degli operai in modo arbitrario, con multe e decisioni unilaterali. Gli operai vogliono migliori condizioni di lavoro e la possibilità di partecipare al governo della città, formando le proprie corporazioni.
La notte tra il 19 e il 20 luglio, i priori devono prendere una decisione critica. Temono un'insurrezione imminente e cercano il supporto delle corporazioni dell'arte. Tuttavia, le cose si complicano quando Simoncino rivela i dettagli delle richieste degli operai. I priori decidono di inviare soldati in piazza per proteggere il Palazzo Vecchio e sperano che le corporazioni sostengano il governo contro l'insurrezione. La situazione si fa tesa e la folla inizia a radunarsi.
Nel momento cruciale, un orologiaio che sta lavorando all'interno del palazzo sente gli operai urlare mentre vengono torturati. Decide di uscire, armarsi e avvertire la folla che i priori stanno commettendo violenze contro la gente. Le campane suonano a martello in tutta la città per chiamare il popolo. All'alba del 20 luglio, i priori sono nel palazzo con soldati mercenari schierati in piazza, ma le corporazioni e la folla dei lavoratori insorgono. Questa folla viene chiamata "ciompi", e la situazione si fa sempre più tesa. Le corporazioni cercano di convincere la folla ad evitare il saccheggio ma a bruciare le case dei ricchi. I priori cedono e rilasciano gli arrestati. Tuttavia, la situazione sfugge loro di mano. I ciompi prendono il controllo del Palazzo Vecchio e iniziano a governare la città. Il popolo festeggia la loro vittoria, ma presto emergono divisioni e tensioni. Le corporazioni organizzate e i ricchi cominciano a riconsiderare il loro sostegno ai ciompi. Nel caos, le milizie delle corporazioni attaccano i ciompi, che sono colti di sorpresa. Molta violenza si verifica in piazza. Le corporazioni riprendono il controllo della città e il gonfalone dei ciompi viene stracciato. I priori operai vengono allontanati e la situazione torna sotto il controllo delle corporazioni.
La contro-rivoluzione ha successo e la città torna alla normalità, ma la rivolta dei ciompi ha lasciato una profonda cicatrice nella storia di Firenze. La città è divisa e il popolo è insoddisfatto delle promesse non mantenute. La storia mostra quanto sia fragile il potere e quanto rapidamente la situazione possa cambiare in tempi di rivoluzione.
Proviamo a riassumere le date ed i luoghi, probabilmente non completi, dove cominciarono le rivolte degli operai:
1289: tumulto dei Follatori a Bologna;
1296/1306: tensioni nelle Fiandre di Douai;
1311/ 1313: ondata di scioperi in vari centri inglesi;
1320: protesta dei Pastorelli francesi;
1323/ 1328: sommosse contadine e urbane ancora in Fiandra;
1337: ostinate astensioni dal lavoro a Gand (Belgio);
1340: disordini dei contadini in Danimarca;
1344: torbidi dei tessitori nella polacca Poznan;
1345: scontri a Firenze, per l’arresto di Ciuto Brandini, ideatore di una fratellanza tra cardatori e operai non aderenti alle Arti;
1345: ulteriori insurrezioni a Gand;
1346/1354: ribellioni antisemite accese dal contagio di peste in vaste aree fraco/tedesche;
1358: esplosione della Jacquerie nelle campagne francesi e sollevazione di Étienne Marcel a Parigi;
1363/ 1384: fermenti dei tuchins in Linguadoca e Piemonte;
1368/ 1371: fermenti dei cardatori a Siena
1471: Fermenti popolari a Perugia
1375/ 1395: proteste in Polonia contro il divieto di associazionismo dei lavoratori salariati;
1377: agitazioni in Boemia.
1378: moti a Puy e a Nimes;
1378: manifestazione dei Ciompi a Firenze;
1379/ 1381: incidenti a Gand,a Bruges e a Lubecca;
1381: marcia dei contadini su Londra ed assassinio del Primate di Canterbury.
Bibliografia.
- Niccolò Rodolico, La rivoluzione dei Ciompi: un momento di storia fiorentina, Sansoni, 1973.
- Michele Luzzati, Rivolta e governo popolare a Firenze: La vicenda dei Ciompi (1378-1382), Marsilio, 1984.
- Franco Cardini, La Rivolta dei Ciompi: Un conflitto sociale nella Firenze del Trecento, Laterza, 1994.
- Giovanni Cherubini, Firenze e i Ciompi. Dalla rivoluzione al regime popolare, Le Monnier, 2005.
- Alessandro Barbero, Le rivolte popolari nel Medioevo: La rivolta dei Ciompi, Laterza, 2011.
- Alessandro Barbero, All'arme! All'arme! I priori fanno carne!, Mondadori, 2014.
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