Pasqua, scoppio del Carro o Brindellone

Scoppio del Carro: Una Antica Tradizione Fiorentina.
Nel XVII secolo, dopo il tradizionale Scoppio del Carro davanti alla Cattedrale, si registrano testimonianze di un secondo evento simile vicino al palazzo della famiglia de' Pazzi, in via del Proconsolo, al Canto dei Pazzi. Questo secondo Scoppio era una pratica regolare fino ai primi anni del 1900, quando, a causa dell'installazione delle linee elettriche del tram lungo via del Proconsolo, si decise di spostarlo inizialmente in piazza San Firenze e successivamente in piazza Emmanuele (l'attuale piazza della Repubblica). Tuttavia, a seguito di un tragico incidente nel 1909 in cui persero la vita due persone, si optò per eliminare questa seconda tappa e mantenere solo lo Scoppio del Carro in piazza San Giovanni, tra la Cattedrale e il Battistero.

Un ulteriore cambiamento significativo avvenne nel 1956, dopo la riforma liturgica della settimana santa del 1955, che ripristinò l'orario tradizionale della veglia pasquale nella notte del sabato. Di conseguenza, si decise di spostare anche il rito dello Scoppio del Carro durante la veglia pasquale. Tuttavia, sia nel 1956 che nei due anni successivi, la partecipazione fu scarsa, probabilmente a causa delle avverse condizioni meteorologiche: infatti, sia nel 1956 che nel 1958, la sera del Sabato Santo ci fu una pioggia intensa e persistente su tutta la città.

Nel 1959, si decise quindi di trasferire lo Scoppio del Carro alla mattina successiva, la domenica di Pasqua, collegandolo alla Messa presieduta dal Cardinale Arcivescovo in Cattedrale. Questo portò al ritorno all'orario tradizionale di mezzogiorno per lo Scoppio del Carro, come avveniva precedentemente il Sabato Santo, ma si perse il significativo legame originario con il fuoco benedetto durante la veglia pasquale, che era il contesto semantico fondamentale di tutto il rituale dello Scoppio del Carro.

La celebrazione tradizionale fiorentina del "Scoppio del Carro" ha radici che risalgono alla prima crociata, organizzata per liberare il Santo Sepolcro dalle mani degli infedeli. Secondo la leggenda, Pazzino dei Pazzi fu il primo a scalare le mura della Città Santa e ad innalzare il vessillo crociato. In riconoscimento di questo coraggioso atto, Goffredo di Buglione lo premiò con tre frammenti di pietra del Santo Sepolcro di Cristo, sebbene oggi sappiamo che queste pietre provenivano dal vicino monte Oliveto.

Questi tre frammenti furono utilizzati per generare una scintilla di fuoco sacro, che venne poi benedetta e distribuita alle famiglie per rinfocolare i loro focolari domestici. Questa pratica contribuì a diffondere a Firenze l'usanza di distribuire il "fuoco sacro" al clero e al popolo come simbolo della Resurrezione di Cristo. Questa antica tradizione fiorentina del fuoco sacro fu probabilmente adottata dalla Chiesa per sostituire un rito pagano in cui le vestali, sacerdotesse della dea Vesta, mantenevano costantemente acceso il focolare dello Stato e quello delle abitazioni.

Oltre al fuoco, un elemento centrale delle celebrazioni pasquali fiorentine è il Carro. Tuttavia, la sua introduzione e la sua forma originale rimangono avvolti nel mistero. È certo che il Carro antico differiva notevolmente da quello usato nelle cerimonie attuali, poiché veniva completamente ricostruito ogni anno a causa delle esplosioni causate dai fuochi. Alla fine, i Pazzi decisero di costruire un imponente Carro trionfale che potesse resistere alle poderose esplosioni. Questo Carro prese il nome di "Carro del Fuoco", gettando così le fondamenta della cerimonia odierna.

Sebbene il Carro possa essere considerato il fulcro della tradizione, un altro ruolo di grande importanza è ricoperto dalla colombina. Questo elemento fu introdotto durante il regno di Leone X, all'anagrafe Giovanni de' Medici. Una corda tesa dal coro della cattedrale conduceva al centro del Carro, posizionato nella piazza antistante il duomo, proprio di fronte all'altare maggiore. Un razzo a forma di colomba scorreva lungo questa corda e accendeva la miccia dei fuochi e dei mortaretti collocati sul Carro. A seconda del percorso seguito dalla colombina, i contadini, che giungevano da tutta la campagna per assistere allo spettacolo, interpretavano auspici per il raccolto imminente. Oggi, grazie alla moderna tecnologia, possiamo essere sicuri che il percorso della colombina dall'altare al Carro e ritorno avvenga in modo impeccabile, ma in passato era comune che la colombina si fermasse a metà percorso.

Attualmente, nella mattina di Pasqua, il Brindellone viene scortato dai figuranti del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina. Trainato da due coppie di bovi bianchi adornati con fiori, si sposta dal piazzale del Prato fino a giungere in Piazza del Duomo, tra il Battistero e la Cattedrale. Alle undici in punto, al suono del canto "Gloria in Excelsis Deo", la miccia della colombina viene accesa e, sibilando, incendia i mortaretti e i fuochi d'artificio disposti con perizia sul Brindellone. Così, con un fragoroso scoppio, inizia simbolicamente lo Scoppio del Carro e il sacro fuoco benedetto si diffonde in tutta la città.

L'attuale "carro del Fuoco" ha le seguenti dimensioni:

Altezza senza girandola 8,70m, con la girandola 11,60m;
Lunghezza 3,4m
Larghezza 2,8m
Circonferenza delle ruote 2,0m
Lunghezza del timone 2,5m
Il Carro possiede il freno a martinicca che funziona sulle ruote posteriori, che girano su un asse fisso, mentre le anteriori possono essere dirette per mezzo del timone.

 

Scoppio del carro
 

La Struttura del Carro: Un Capolavoro di Arte e Storia

Il Carro si articola su tre piani distinti, ciascuno caratterizzato da elementi iconici e simbolici che rappresentano la storia e la cultura di Firenze.

Al primo piano del Carro, troviamo quattro pannelli mobili. Questi pannelli non solo consentono l'accesso all'interno del Carro ma sono anche opere d'arte dipinte con gli stemmi dei quartieri storici di Firenze. Sul pannello anteriore, troviamo lo stemma di Santo Spirito, mentre sul pannello di sinistra è rappresentato San Giovanni e sul pannello di destra Santa Croce. Sul pannello posteriore, invece, vediamo il simbolo di Santa Maria Novella. Questi stemmi storici celebrano l'identità e la storia della città.

Il secondo piano del Carro è caratterizzato dall'emblema della famiglia Pazzi che appare su tutte le facciate. Questo emblema è un segno tangibile dell'importante ruolo svolto dalla famiglia Pazzi nella creazione e nell'evoluzione del Carro del Fuoco.

Il terzo e ultimo piano, che assume una forma tronco-piramidale, presenta su ogni lato dei mascheroni in legno dorato sbalzato. Questi mascheroni, finemente lavorati, aggiungono un tocco di eleganza e raffinatezza al Carro, sottolineando la sua importanza come simbolo della tradizione fiorentina.

Infine, il Carro si conclude con quattro delfini rovesciati, che tengono una corna murale dorata con le loro code. Questi delfini, con la loro posizione elegante, aggiungono un elemento di bellezza e maestosità al Carro.

Attualmente, il Carro è conservato in Via il Prato 48. In passato, in questo stesso luogo, era custodito anche l'antico Carro di San Giovanni, noto come "il Brindellone", il cui soprannome è ora passato al Carro del Fuoco. Questo sito rappresenta un luogo di grande importanza storica e culturale, dove questi due simboli della città sono preservati per le generazioni future.

 

Brindellone: Secondo il Vocabolario degli Accademici della Crusca del 1866 (volume 2, pagina 278), la definizione di "Brindellone" è la seguente: "Brindellone, sostantivo maschile. Si usa per riferirsi a una persona dall'abbigliamento trasandato e dall'andatura dondolante, che sembra quasi disseminare pezzi di vesti."
Questo soprannome, comunemente utilizzato a Firenze per indicare un individuo di statura imponente, dalla camminata oscillante e vestito in modo trasandato, è spesso erroneamente associato al Carro del Fuoco Santo. In realtà, l'origine di questo particolare soprannome è da attribuirsi al Carro della Zecca, un'antica magistratura fiorentina incaricata di coniare moneta. Il Carro della Zecca faceva la sua apparizione in città sette volte all'anno, durante le festività dei quartieri e le tre gare dei Berberi.
L'associazione di questo soprannome al Carro della Zecca risale al XVIII secolo, quando venne introdotto il curioso rituale di collocare un uomo vestito in modo trasandato con pelli, una sorta di aureola sulla testa e una croce astata, che gli permetteva di mantenere un migliore equilibrio, sulla sommità del carro per rappresentare il Santo Patrono. Questo povero individuo, in quella posizione precaria, doveva sopportare tutte le scosse e i sobbalzi che il carro in movimento subiva. È per questo motivo che il popolo fiorentino cominciò a chiamarlo "Brindellone".

 

Brindellone: Secondo il Vocabolario degli Accademici della Crusca del 1866 (volume 2, pagina 278), la definizione di "Brindellone" è la seguente: "Brindellone, sostantivo maschile. Si usa per riferirsi a una persona dall'abbigliamento trasandato e dall'andatura dondolante, che sembra quasi disseminare pezzi di vesti."

Questo soprannome, comunemente utilizzato a Firenze per indicare un individuo di statura imponente, dalla camminata oscillante e vestito in modo trasandato, è spesso erroneamente associato al Carro del Fuoco Santo. In realtà, l'origine di questo particolare soprannome è da attribuirsi al Carro della Zecca, un'antica magistratura fiorentina incaricata di coniare moneta. Il Carro della Zecca faceva la sua apparizione in città sette volte all'anno, durante le festività dei quartieri e le tre gare dei Berberi.

L'associazione di questo soprannome al Carro della Zecca risale al XVIII secolo, quando venne introdotto il curioso rituale di collocare un uomo vestito in modo trasandato con pelli, una sorta di aureola sulla testa e una croce astata, che gli permetteva di mantenere un migliore equilibrio, sulla sommità del carro per rappresentare il Santo Patrono. Questo povero individuo, in quella posizione precaria, doveva sopportare tutte le scosse e i sobbalzi che il carro in movimento subiva. È per questo motivo che il popolo fiorentino cominciò a chiamarlo "Brindellone".
 

Cartolina dello scoppio del Carro
Scoppio del Carro: origine Longobarda?

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