La Colonna di San Zanobi

La Colonna di San Zanobi
Una leggenda medievale

Narra Giovanni Villani (2) che il gran diluvio del dì 4 novembre 1333 «abbattè in terra la colonna colla croce del segno di San Zanobi ch'era nella piazza». E nelle rubriche del terzo libro degli Statuti dell'Arte di Calimala, sotto la data dello stesso anno, è ordinato che: La colonna con la croce che era nella piazza di San Giovanni a memorazione del miracolo di santo zanobio, la quale cadde per lo diluvio si rilevi alle spese dell' opera San Giovanni. E' il depositario de' denari della detta opera la faccia rilevare lo più tosto che potrà, facendo nella croce opera moyse, com'era innanzi che cadesse, o altramenti acconciando come meglio parrà agli ufficiali dell'opera moyse. E per le dette cose fare possa spendere quello che bisognerà, secondo la deliberazione di detti ufficiali.
Gli scarsi documenti che rimangono ci dicono: che nel 1334 la colonna si rassettava e si rizzava di nuovo con la spesa di fiorini 10; che nel 1338 sulla colonna si collocava la croce; che nel 1375 da Tommaso Viviani vi si facevano scolpire le seguenti iscrizioni e vi si poneva un olmo in ferro eseguito da Migliore di Niccolò Spronaio.

 

Nel collarino superiore della colonna leggonsi queste parole :

+ H. ARBOR SICCA FLORVIT TACTV CORPORIS

S. ZENOBII EPI FLOR.

A. D. CCCCXXXI DIE VII JAN.
 

Nel fusto si legge:

+ ANNO AB INCARNATICENE DNI CCCC

VIllI DIE XXVI JANVARI TEMPORE

IMPERATORVM ARCHADII ET HONORII

ANNO XI FERIA QVINTA.

DVM DE BASILICA SCÌ. LAVRENTII

AD MAIOREM ECCLESIAM FLORENTINAM

CORPVS SCI. ZANOBI FLORENTINORVM

EPISCOPI FERETRO PORTARETVR ERAT

HIC IN LOCO VLMVS ARBOR VT

ARIDA TVNC EXISTENS QVAM CVM

FERETRVM SCI. CORPORIS TETIGISSET

SVBITO FRONDES ET FLORES

MIRACVLOSE PRODVXIT IN CVIVS

MIRACVLI MEMORIA CHRISTIANI

CIVESQVE FLORENTINI IN LOCO SVBLATE

ARBORIS HIC HANC COLVPNAM

CVM CRVCE IN SIGNO NOTABILI EREXERVNT.


Dalla deliberazione dell'arte di Calimala e dai ricordi conservatici dal Sen. Carlo Strozzi si rileva che non fu eretta una nuova colonna, ma fu rassettata la vecchia, il cui fusto cadde, ma non si ruppe, e sul quale certamente non si trovava iscrizione alcuna, che spiegasse l'origine del monumento. L'iscrizione fu compilata nel 1375 raccogliendo le false notizie, propagate dalle leggende.
La falsità delle iscrizioni è dimostrata dalla loro discordia cronologica; dal non essere l'anno 409 l'undecimo di Arcadio e di Onorio, ma bensì il secondo di Onorio e di Teodosio II; dall'essere caduto il 26 gennaio di quell'anno nel giorno di martedì e non di giovedì. Paolino diacono, che scrisse la vita di Sant'Ambrogio tra il 412 e il 420, dicendo in quella: In civitate fiorentina ubi mine vir Sanctus Zenobius episcopus est, ci fa con certezza conoscere che San Zanobi in quel tempo viveva ancora. E vero che l'anno di sua morte è incerto, ma gli antichi agiografi non la registrano avanti il 424 e altri più critici la pongono avvenuta nel 440. Oltre quel poco che ci attesta Paolino, non abbiamo alcun documento autentico degli atti di San Zanobi. La più antica e forse la più vera narrazione che ci riferisce di questo nostro vescovo è quella di Lorenzo arcivescovo di Amalfi, che visse nel secolo XI e che, secondo l'Ughelli, fu vescovo dal 1024 al 1048, cioè in tempi ben lontani da quelli in cui visse San Zanobi. Egli confessa ingenuamente che a suo tempo non trovavasi alcuna memoria scritta degli atti di San Zanobi, essendo per incendio periti, e tutto quanto scrive dice di averlo raccolto dai racconti di persone pie: Nulla vero sit cuiquam deprecor ambiguitas de mìraculis sancti viri qui hic sunt fautore domino describendaquoniam partim illa didicimus a personis gravissimis, partim vero sic per omnem Tusciam hodieque rutilant ut infidelibus ora claudere cogant et quodammodo reservare (1). Scrivendo poi della morte, l'Amalfitano narra che San Zanobi fu deposto in San Lorenzo, donde fu trasportato nella basilica di Santa Reparata: Ad eius ergo glorificatimi obitum stylum vertimus quem nimirum Deus omnipotens abstractum a terris Arcadj et Honorii temporibus ad caelorum gaudia revocavit. E più sotto : . . . corpus autem sacratissimum ipso die quo defunctus est, octavo scilicet Kal. Junii reconditum est in arca marmorea et positum in ecclesia s. Laurentii iuxta altare. Quod cum fuisset aliquot annorum cuniculis elapsis ob infestationem quarundam gentium translatum in Sancte Reparata basilicam tantam eius Deus ob meritum virtutem ostendit ut quedam arbor quam feretrum eius cum adduceretur tetigerat continuo floruìsset.

Colonna di San Zanobi, immagine del 1880/1890

L'autore di una recentissima pubblicazione (2), tentò dimostrare che la traslazione delle ossa di San Zanobi avvenne da San Lorenzo a una chiesa dedicata al Santo Salvatore, che sarebbe la stessa basilica di San Giovanni, supponendo poi una nuova traslazione da San Giovanni a Santa Reparata, avvenuta circa il 1050. Probabilmente l'egregio autore si contentò di esaminare la leggenda del falso Simpliciano, tralasciando di leggere quella di Lorenzo arcivescovo di Amalfi, al tempo del quale le reliquie di San Zanobi trovavansi in Santa Reparata.
E poi assai dubbio che la traslazione avvenisse nel quinto secolo, come vorrebbero le due iscrizioni della colonna, giacché prima del secolo VIlI non si fecero traslazioni, vietandolo una legge emanata nel 386 da Teodosio imperatore; e il vescovo cui questa si attribuisce governò la Chiesa di Firenze sul volgere del secolo IX (3). La festa annuale di questa traslazione è certamente posteriore al 1000: infatti non si fa memoria di essa nel calendario del più antico sacramentario della Chiesa fiorentina, che appunto appartiene al secolo IX (4) e sebbene nei sacramentari e nei libri liturgici del secolo XI (5) si commemori la festa di San Zanobi nell'ottavo giorno delle calende di giugno, non si fa parola poi di quella della traslazione.
Il Codice Riccardiano Rubricae Ecclesiae florentinae, appartenente al secolo XII (6), non fa menzione di tale commemorazione; soltanto in margine a pag. 73, con carattere diverso, posteriore a quello del codice, si legge: prò translatione sancii zenobi pulsamus IIII vicibus omnes campanas et facimus totum de eo officiavi sicut in alia festivitate. E più sotto: hic die traìislatio corporis beati zenobii de ecclesia sancii laurentii ad islam... Ne fa memoria però il codice Mores et consuetudines canonicae florentinae (7), del secolo XIII, in cui si legge: prò translatione beati zenobii quatuor vicibus campanas, missam in tertia et utrumque vespertini ad eius altare dicimus, totumque officìum facimus sicut in sua festivitate ipsumque paramus et per circuitimi mundetur pavimentur, et lampades reaptentur.
La leggenda dell'Amalfitano narra che nel trasporto del corpo di San Zanobi da San Lorenzo a Santa Reparata, il feretro urtasse nel tronco di un albero secco, il quale immediatamente, benché fosse nel cuore del verno, germogliò fronde e fiori; ma questo preteso miracolo non è che uno di quei tanti abbellimenti di che sono ricche le leggende medioevali e gli officia propria sanctorum; d'altra parte l'autore assicura di avere scritto sulla fede di chi gli riferiva.

Colonna di San Zanobi

Forse ai tempi di Lorenzo di Amalfi non era stata ancora innalzata la colonna a memoria della traslazione, non facendosene parola nella leggenda. Credo di non andare lontano dal vero ritenendo che quel monumento sia contemporaneo alla introduzione della festa della traslazione, che deve essersi incominciata a celebrare nella seconda metà del secolo XII. La leggenda di San Zanobi che va sotto il nome di San Simpliciano (8) non è opera che di un vero e proprio falsario del secolo XIII. Il vero San Simpliciano, successore di Sant'Ambrogio, resse la Chiesa di Milano due soli anni, essendo morto nel 400, ossia molti anni prima della morte di San Zanobi, il quale nell'anno 412 viveva ancora, come si ricava da Paolino diacono. La leggenda del falso Simpliciano è piena di assurdità, di favole e di errori storici. L'autore si descrive successore di Sant'Ambrogio e non teme di asserire di essersi trovato con lui in Firenze e di essere stato testimone oculare di quanto scrive.
La Chiesa di Firenze si valse di questa leggenda per comporre le nuove lezioni per le due feste di San Zanobi, tralasciando le più antiche e più veritiere, che erano state tolte dalla leggenda dell'Amalfitano, per la ragione dell'essersi questi dichiarato di averla compilata con le notizie raccolte da popolari tradizioni. Dallo studio quindi delle leggende e dei codici liturgici dal secolo IX al secolo XIII, si può sicuramente stabilire: che le reliquie di San Zanobi da San Lorenzo furono recate nella basilica di Santa Reparata e che la memoria di questa traslazione s'incominciò a celebrare nella seconda metà del secolo XII, a cui rimonta l'origine del monumento che la ricorda presso il battistero.

Bibliografia:
Arnaldo Cocchi, Volume 1, Le chiese di Firenze dal secolo IV al secolo XX, Firenze, Pellas, Cocchi & Chiti successori, 1903

Colonna di San Zanobi, immagine dei primi anni del Novecento

(1) Bibl. Med. Laur., Cod. Aedil. CXXXIX.

(2) A. Nardini Despotti Mospignotti, Duomo di San Giovanni, Firenze, 1902, pag. 77.

(3) Nella serie dei vescovi fiorentini sono ricordati due col nome di Andrea; uno nel secolo V, l'altro nel secolo IX. Del secondo abbiamo autentici documenti, che ne attestano con certezza l'esistenza, mentre del primo abbiamo un solo riscontro nella leggenda della traslazione di San Zanobi. Un solo pertanto è il vescovo Andrea, di cui sappiamo che l'imperatore Lodovico II, con suo diploma de' 18 dicembre 869, lo nominava messo imperiale per una causa di Gerardo vescovo di Lucca, ove si recava. Nell'anno 873 dallo stesso imperatore ottenne una splendida donazione di tutto quello che apparteneva a San Giovanni. A lui scrive Giovanni VIII papa, perchè ponga in libertà un prete per nome Lupone, onde possa recarsi a Roma, avendo appellato al pontefice. Trovasi che prese parte ad un concilio di vescovi tenuto a Parma nell'876 e presieduto dall'arcivescovo di Milano. Tra i sottoscrittori dei capitoli si legge: Ego Andreas florentinae Ecclesiae Episcopns subscripsi. Al primo marzo 893 confermò l'elezione di Idemburga, abbadessa di SantAndrea in Mercato, chiesa, dopo oltre dieci secoli dalla sua fondazione, ai nostri giorni demolita. È ignoto l'anno di sua morte, ma sembra che ciò accadesse prima dell'898, trovandosi in quest' anno nella sede di Firenze il vescovo Grasulfo. Le ossa di Andrea riposano certamente in Santa Maria del Fiore e il Martirologio ne commemora i celesti natali a' 26 di febbraio.

(5) Bibl. Med. Laur., Cod. Aedil. CXXI.

(6) Idem, Cod. Aedil. CXXIII.

(7) Biblioteca Riccardiana, Codice n. 3005, c. 34. Appartiene al secolo XII.

(8) Archivio dell'Opera di Santa Maria del Fiore, n. 21, serie I, Codice membranaceo del secolo XIII, probabilmente scritto tra gli anni 1228 e 1232, argomentando ciò, dal non farsi menzione in esso dei santi canonizzati posteriormente a quest'epoca, mentre si rammenta San Francesco d'Assisi ascritto tra i santi nel 1228 da papa Gregorio IX. È di pagine 31 e comincia con le parole: Infrascripti situi mores et consuetudines canonice fiorentine.

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