Miqveh, Bagno Rituale

Miqveh
Bagno Rituale

Davidson Center a Gerusalemme

 Usi principali del mikveh rimasero i seguenti:

- per le donne ebree: ottenere purità rituale dopo mestruazioni o parto (Niddah)), prima di riprendere i rapporti coniugali;

- per gli uomini ebrei: ottenere purità rituale (come da dettagli sotto);

- come parte di procedura tradizionale per la conversione all'Ebraismo (Ghiur); per immergere posate e/o nuovi utensili acquistati per servire cibo e consumare vivande.
 

(Estratto di un capitolo da: II sogno di Giacobbe, di Mirjam Viterbi Ben Horin, 1988, Ed. Borla
 

[...) La parola miqvè, si legge nella Bibbia [1] in tutto tre volte: Genesi 1°, 10; Esodo 7°, 19 e Levitico 11°, 36. [...] Nell'uso corrente, fin dai tempi più antichi, miqvè sta ad indicare una piscina per l'immersione rituale: immersione che deve essere completa (cioè fino a che neppure un capello rimanga fuori dall'acqua) e in stato di totale nudità. [...] Il miqvè deve corrispondere a criteri ben precisi: è necessario, anzitutto, che sia costruito nel terreno o che, per lo meno, vi sia connesso. Deve contenere la quantità indispensabile per un'immersione totale. [...] Attualmente, l'immersione nel miqvè è prescritta, come nell'antichità, per proseliti, cioè per coloro che si convertono all'ebraismo: senza questo, la conversione non è valida. [...] Dice Talmud: "Non appena il converso s'immerge ed emerge, egli è sotto ogni aspetto un ebreo". [...] Nella miqvè l'immersione è triplice poiché, questa parola ricorre tre volte nella Bibbia.] Un'altra interpretazione del perché della triplice immersione è, poi, la seguente: il tre rappresenta il momento del passato, futuro e presente. […]

[…] Attualmente, l’immersione nel miqvé è prescritta, come nell'antichità, per i proseliti, cioè per coloro che si convertono all'ebraismo: senza questo. la conversione non è valida.

Dice il Talmud [2]: “Non appena il converso si immerge ed emerge, egli e sotto ogni aspetto un ebreo”. Ma non è forse, questa immersione nel miqvé, proprio come il ritrovarsi ai piedi del Sinai, allora, per ricevere la Torà ed entrare nel patto?

Altri casi in cui si pratica l'uso del miqvé, a tutt'oggi. sono: per molti osservanti dopo il periodo mestruale per la donna, prima del Yom Kippùr [3] e anche prima dell'ingresso del sabato.

In tutti questi casi, io credo non si debba parlare mai solo di purificazione, ma cambiamento di stato, di una trasformazione: dopo un ciclo mestruale concluso, ne ha inizio un altro, che è ancora apertura verso la vita, nel Yom Kippùr e nello Shabbàt [4], in accordo con le più antiche tradizioni, vi è una profonda esperienza di rinnovamento dell’anima.

Miqvè: la simbologia dell'acqua 

Un giorno la terra emerse dalle acque per l'opera creatrice di Dio, e come ogni bambino esce dalle acque amniotiche per vedere la luce, cosi l'emersione, che segue a un’immersione nel miqvè, ripete simbolicamente ogni volta un processo di rinascita. 

La parola miqvè si incontra per la prima volta in Genesi 1°, I0: "Dio chiamò terra l'asciutto e chiamò mari la raccolta delle acque" (miqvè màyim). In altri due punti. nella Bibbia, si parla ancora di miqvè - come miqvè màyim. cioè raccolta di acqua - e precisamente in Esodo 7°, 19 e Levitico 11°, 36. In tutto tre volte.

Nell’uso corrente, fin dai tempi più antichi, miqvè sta ad indicare una piscina per immersione rituale: immersione che deve essere completa (cioè fino a che neppure un capello rimanga fuori dall'acqua) e in stato di totale nudità. 

Il miqvè deve corrispondere a criteri ben precisi: è necessario, anzitutto, che sia costruito nel terreno o che, per lo meno, vi sia connesso. Deve contenere la quantità indispensabile per una immersione totale. L'acqua deve essere piovana e non può essere veicolata in nessun modo attraverso tubature o contenitori (cioè, non portata artificialmente). Inoltre l'acqua del miqvè non deve scorrere, a eccezione che non si tratti di una sorgente naturale.

L’immersione rituale può avvenire altresì nell'acqua del mare, in quella di un fiume e, in casi molto particolari, in neve o ghiaccio liquefatti […].

Con questi esempi, credo di aver potuto dare almeno una idea del posto che l'immersione rituale ha avuto nella vita religiosa ebraica. [...l 

[…] Nella miqvè l’immersione è triplice poiché, come già dissi in precedenza, questa parola ricorre tre volte nella Bibbia come raccolta d'acqua.

Un’altra interpretazione del perché della triplice immersione è, poi la seguente: il tre rappresenta il momento in cui il passato, futuro e presente si concentrano nella attualità della esperienza. L’una o l'altra interpretazione, d'altronde, non si escludono. […]

[…] Il miqvè scandisce il succedersi di determinati momenti della vita. […]

[…] Ogni momento è il punto di confine fra un passato che non è già più ed un futuro che non è ancora: è momento presente in cui si concentrano tutte le potenzialità della nostra vita. E quel momento non fa più parte del tempo, ma si unisce a Colui che è al di là del tempo, al di sopra della distesa formatasi fra le acque nel giorno della Creazione. […]

 


 [1] L'Antico Testamento, o Bibbia ebraica, è la raccolta dei libri sacri degli Ebrei: si tratta di opere di genere assai diverso, scritte in un arco di tempo molto vasto, che espongono la storia del popolo d'Israele nell'antichità, le sue leggi e le sue idee religiose.

[2] Talmud è una parola ebraica che significa letteralmente «studio»; ma indica, in sostanza, un grande libro: la raccolta di commenti e pareri alle norme etiche, giuridiche e rituali del popolo ebraico

[3] È un giorno dedicato alla preghiera e al digiuno totale. La giornata è scandita da cinque funzioni religiose di preghiera ed è tradizione recarsi in sinagoga vestiti di bianco, il colore della purezza.

[4] La parola Shabbat deriva dal verbo “shabat”, che in lingua ebraica significa smettere, nello specifico smettere di compiere alcune azioni. Questo termine viene universalmente tradotto come “tempo del riposo”, inteso come cessazione di determinate attività.

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