Caffè fra 800 e 900 a Firenze/1

Caffè fra 800 e 900 a Firenze
Lista in aggiornamento
 

Nell'800 i caffè fiorentini divennero luogo di ritrovo anche per il ceto medio. Vi si poteva chiacchierare e discutere di politica, leggere giornali e riviste, e gustare «caffè e diacciatine», sorbetti, punch e liquori, rosoli, frutta sotto spirito, vino o strani intrugli​, come l'elisir dello speziale Tommaso Martini, in vendita nel 1805 nei Caffè dell'Aquila (presso piazza del Duomo) o della Rosa (in piazza S. Giovanni).
Prendere il caffè al bar è una tradizione molto radicata nei fiorentini, anche se oggi è molto snaturata, vuoi per il costo un po' alto per la profumata bevanda vuoi perchè Firenze è sempre meno dei fiorentini e più per i turisti. Cosi mi è venuto il desiderio di scrivere qualcosa sui caffè fiorentini, molti dei quali hanno fatto la storia della mia cittàScriverò solo i nomi e dove erano allocati ed eviterò di parlare dei movimenti culturali che vi nacquero, e dell'importanza che ha per ciascuno di noi di stare in mezzo ad altri, ma poichè hanno scritto interi libri sull'argomento lo eviterò. Chi ha già letto le pagine di storia di questo portale saprà che preferisco narrare "le note a piè pagina della storia, specialmente quella fiorentina, poichè, come tutti sappiamo, passano gli anni ed ovviamente invecchiando, si perdono moltissime cose". Piccole storie per gente comune.

 

I Caffè chiudevano la sera alle undici e soltanto il Bottegone sul Canto di Via de' Martelli in Piazza del Duomo, poi Motta ed adesso è diventato un anonimo bar; l'antico proprietario Fortunato Carobbi, aveva il permesso di stare aperto fino alle due di notte “per comodo dei signori che uscivan dal teatro", gli altri teatri come il Niccolini o quello della Pergola e forse quello Umberto in Piazza d'Azeglio, distrutto da un incendio, chiudevano molto prima. ​Come dimenticare il famoso bar, di fronte al Bottegone, "liquoreria Falchetto", aperto nel 1869, dove i fiorentini acquistavano e degustavano liquori nazionali ed esteri, ma soprattutto ci andavano per gustare il "Vermutte" una grande novità in quel periodo.

Venivano venduti anche strani intrugli, come l'elisir dello speziale Tommaso Martini, in vendita nel 1805 nei Caffè dell'Aquila (presso piazza del Duomo) o della Rosa (in piazza S. Giovanni). Il Cornelio, via Brunelleschi angolo via de' Pecori, era una elegante e spaziosa baracca di legno ed era molto popolare a Firenze, Questo locale fu demolito a seguito di un furioso incendio prima del 1896. Al suo posto, anni dopo, con ingresso da via de' Pecori, sorse uno stabilimento di bagni e servizi igienici a pagamento, a sua volta demolito agli inizi degli anni Sessanta. 

Come non ricordare il caffè Michelangiolo a Firenze si trovava in via Cavour al civico 21, qui si riunivano quei pittori chiamati "Macchiaioli", quasi tutti toscani, che con le loro "macchie" rinnovarono l'estetica pittorica ed il Caffè Risorti sempre in via Cavour Arriviamo adesso in Piazza San Marco all'angolo di via Cavour, come non ricordare il Caffè Fanti, freguentato da docenti universitari e studenti.
 

Il Caffè Doney era il principale di Firenze, il giorno e la sera era freguentato da la nobiltà fiorentina, ma la mattina presto  vi si fermano a prendere il caffellatte col 'semel' imburrato le contadine del contado dirette al Mercato Centrale. in via del Melarancio il famoso Caffè Normand.
Mentre il genero, Giacomo Thompson, di origine inglese, apriva il Caffè Ristorante Doney nel cortile della Palazzina Reale della Cascine. e anche quello di Wital in Via Por Santa Maria al Mercato Nuovo, chiuso dopo il 1880, e il Caffè Ferruccio anche questo al Mercato Nuovo non era fra i minori proprietari invece del caffè-emporio “L’Elvetico” di  Borgo degli Albizi e dei negozi di alimentari in San Marco vecchio e in S. Andrea in Percussina a Rovezzano.

Altri caffè “svizzeri” erano “L’Elvetichino” o "Piccolo Elvetico" di piazza Duomo ed il Caffè della Gloria Italiana, “Il caffè degli Svizzeri” in piazza Santa Croce. Nel quartiere di S. Croce c'era, nello stabile dell'Isola delle Stinche, al n. 330 di via del Palagio, una caffetteria detta delle Antiche Stinche, dove si poteva anche giocare a biliardo. Il Caffè di Vittorio Emanuele in Piazza di Or San Michele. La famiglia Gilli apre l’elegante “Bottega dei Pani Dolci” di via Calzaioli e nella metà del '800 si sposta in via degli Speziali, proprio di fronte al Trianon, celebre Caffè Chantant dell'epoca (oggi sede della Rinascente) il quale aveva, al piano inferiore, una pista di pattinaggio frequentata da tutte le ragazze della Firenze bene, qui si esebiva il grande illusionista Fregoli e Lina Cavalieri, soprano e attrice cinematografica italiana ed Caffè Ferruccio, poco lontano, aperto fino a notte tarda.
 

il Caffè 'delle Alpi' in piazza S. Maria Maggiore, aperto tutta la notte e sempre nella zona, via degli Alfani dal 1920, nata come latteria autorizzata alla "mescita di latte e caffè", esiste ancora. Gli altri Caffè più frequentati e di una certa fama, ed erano il Caffè Landini in Via del Proconsolo. Il Caffè di Flora, il Caffè Bellocci, il Caffè Stella d'Italia ed il Leon d'Etruria di Vincenzo Galanti in via Calzaioli, Dal 1893 nasce la pasticceria Donnini in Piazza Vittorio Emanuele oggi della Repubblica. Tra il 1847 e il 1848 troviamo il Caffè della Fratellanza in via Chiara, quelli del Progresso, del Popolo, della Lega Italiana, dell'Unione in via Vacchereccia, dell'Italia (già delle Alpi) in piazza S. Maria Maggiore. 
Quello della Vacca dei fratelli Boni in Via dell'Oche. Molti proprietari di caffetteria erano svizzeri come i Pult proprietari del Caffè Giappone ed il Caffè della Guardia Nazionale, in Piazza del Granduca ora Piazza della Signoria e pure il Caffè Cavour in via Vacchereggia, il Caffè dei Fachiri in via Roma, si chiamava cosi perchè era freguentato da chi viveva su' i chiodi, detto che significa vivere con i debiti, in origine i nomi dei debitori venivani ascritti su un libro con un chiodo incastrato, in questo libro ci leggiamo anche il nome di Dante Alighieri, usato come scusa per mandarlo in esilio. 
Ci sono poi i bar dell'Orlandini in Via della Ninna e il Caffè dell'Arco presso il Ponte Santa Trinita, al Ponte alla Carraia il Caffè Italiano. Il più antico Caffè di Firenze era il Panone in Via Por Santa Maria , ritrovo dei Liberi Muratori, spiriti illuminati e progressisti e il Del Meglio in Porta Ross​a numero 16. In via Panicale la bottega di Giuseppe Carlini offriva nel 1832 liquori, caffè e cioccolate, mentre i «professori» si ritrovavano alla spezieria del Cignale presso le Logge di Mercato Nuovo. Nelle calde sere d'estate si poteva anche andare a fare due passi sul ponte alle Grazie, sul quale aveva aperto un caffèhaus che dava frequenti ricevimenti notturni.
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Caffè Castelmur
Di fianco alla chiesa di Orsammichele, c'era l'ingresso di un bar, il caffe Castelmuroggi scomparso, qui il 17 marzo 1848, seduto a un tavolo l’avvocato Carlo Alberto Bosi scrisse di getto il Canto del Volontariotre giorni dopo Bosi donò quel canto al primo battaglione dei volontari fiorentini che partiva per andare a combattere al fianco dei patrioti del Lombardo Veneto. Da allora sappiamo cantarlo tutti, ma lo conosciamo con un altro nome: Addio, mia bella, addio.
Un quadro di Riccardo Nobili, la celebre birreria Cornelio in via Calzaioli.
Un quadro di Riccardo Nobili, la famosa birreria Cornelio
via de' Naccaioli l'odierna via Brunelleschi
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