Firenze
Firenze, culla di mecenati, avventurieri, mercanti, artisti, saltimbanchi, e persino papi, è una città di contrasti. Splendida e munifica, ma anche sordida e pidocchiosa. Dolce e colta, ma anche crudele e rozza. È un paradiso, un purgatorio e un inferno mescolati insieme, una straordinaria tavolozza spirituale che ha ispirato il genio degli artisti. Le immagini da incubo descritte nella "Divina Commedia" di Dante erano già dipinte sui muri dei palazzi fiorentini.Dante narrava scene vivide, che gli abitanti del tempo avevano ben impresse negli occhi e nella mente. Ma cosa si nasconde dietro le torri, le case, i tetti delle basiliche e le strade di Firenze? Perché i fiorentini "adoravano" il leone? Come decisero di essere sepolti i grandi pittori? E quale segreto custodiscono la cisterna del Forte di Belvedere e la rete di cunicoli che si estende da Arcetri a Boboli e oltre? Cosa accadde al tesoro dei Medici? Le risposte a queste e a molte altre domande esistono, se solo si ha la volontà di cercarle. Esse giacciono nascoste sotto terra, tra ragnatele e polvere, negli abissi dei pozzi e delle gallerie, ma anche negli archivi, nei dipinti, nelle biblioteche e nelle memorie tramandate di generazione in generazione.
Firenze è una città eccezionale, con le sue bellezze e le sue imperfezioni, con il suo bene e il suo male.
Per comprenderla veramente, bisogna imparare a respirarla profondamente, andando oltre le immagini stereotipate da cartolina. Respirare Firenze significa anche ascoltare le cadenze sussurrate nelle conversazioni delle persone per le strade. Queste stesse persone, oltre ai grandi artisti, includono gli umili manovali e gli artigiani, senza i quali nessuna opera d'arte avrebbe visto la luce, dal Duomo di Santa Maria del Fiore a San Lorenzo, da Palazzo Vecchio alle maestose fortezze. Occorre intraprendere un viaggio di scoperta dietro le quinte dei monumenti celebri, magari calandosi negli spazi nascosti o scalando le loro mura per svelare altri capolavori ignoti. Sono i luoghi di lavoro dell'ingegno, dove intricati sistemi di leve e impalcature hanno reso possibili imprese altrimenti impossibili.
A mio avviso (e non lo dico perché mi considero in qualche modo parte di questa categoria), i nostalgici non sono affatto "fuori dal tempo"; anzi, essi abitano il mondo con una delicatezza e una silenziosa contemplazione, immergendosi nella storia che si evolve costantemente. Il loro cuore si rivolge al passato come fonte di conforto, consolazione e sostegno, quando il presente potrebbe non rappresentarli o soddisfarli appieno. Restano cittadini attenti e consapevoli, pur trovandosi in bilico tra il ruolo di spettatori e attori della storia.
Proteggiamo la nostalgia, poiché forse è l'unico mezzo rimasto per ricordare a noi stessi e agli altri la nostra responsabilità nei confronti delle generazioni future, tanto quanto verso i nostri antenati.
Riflettiamo sulle tradizioni culinarie tramandate dalle rappresentazioni romantiche della cucina popolare nel passato e la dura realtà.
La sede dei carnevali più spettacolari della Firenze ottocentesca è stato senz'altro quelli al vecchio quartiere cittadino chiamato ghetto
La massima dice che tutto il mondo è paese, ma non impedisce che ogni paese abbia usi tutti suoi proprii.
Fin dai tempi antichi si cercato di studiare e gestire il problema della malattia mentale, in origine considerato fenomeno perenne ed inguaribile...