Maghi, Indovini e Fattucchiere

La Cultura Ufficiale vs il Sapere Popolare nel Medioevo.
 

Nel contesto del Medioevo, un'epoca caratterizzata dalla precarietà della vita e dalla profonda incertezza, fioriva un mondo intriso di superstizioni, credenze popolari e pratiche magiche. Questo mondo era plasmato dalle paure di calamità imminenti e dalle speranze di una vita migliore, spesso legate a una visione dell'aldilà e della beatitudine eterna.
Nel cuore di questa realtà emotivamente carica, sia l'eredità delle credenze italiche che delle tradizioni germaniche sopravvivevano. Gli individui attribuivano significati occulti a numeri, sostanze, animali, pietre e piante, considerandoli anche come simboli con scopi terapeutici o taumaturgici. Questa fede profonda non era limitata ai santi e alle loro reliquie, ma includeva anche la fiducia negli astri, negli amuleti e nelle formule magiche. Queste credenze derivavano dall'ansia di trovare risposte alle incertezze future e di spiegare gli eventi naturali che sembravano portare un messaggio misterioso di sventura, come migrazioni straordinarie di uccelli, invasioni di bruchi o nascite deformi.
In questo contesto, maghi, indovini e fattucchiere erano presenti soprattutto nelle campagne, lontane dai processi culturali in corso nelle città. Questi persone possedevano una conoscenza popolare espressa in linguaggio volgare, usando formule concise e prontuari. Essi vendevano i loro servizi nelle fiere cittadine, offrendo consigli su come interpretare i sogni, curare malattie, ottenere l'amore di una donna o procurare talismani contro le disgrazie.
Va notato che la cultura ufficiale, rappresentata dall'Università e dalla Chiesa, condannava queste credenze e la conoscenza subalterna basata sulla magia, l'astrologia, l'alchimia e l'oniromanzia (l'interpretazione dei sogni). Tuttavia, in alcuni casi, venivano tollerate o persino accettate alcune di queste credenze e pratiche, specialmente se presentavano aspetti assimilabili alla scienza ufficiale. Ad esempio, alcuni testi alchemici contenevano tecniche metallurgiche valide.
Un esempio affascinante di questa epoca è Francesco Stabili, noto come Cecco d'Ascoli (1), un personaggio complesso che ricopriva diversi ruoli, tra cui medico, astrologo, mago e scienziato. La sua figura rappresenta l'intersezione tra la magia e la scienza dell'epoca medievale.

(1) Francesco Stabili, meglio noto come Cecco d’Ascoli, è stato un poeta, medico, insegnante, filosofo e astrologo/astronomo italiano. Era noto per le sue opinioni scientifiche e teologiche che erano considerate eretiche dalla Chiesa cattolica. La sua opera più famosa è “L’Acerba”, un poema enciclopedico che contiene nozioni di cosmologia, filosofia naturale e antropologia. Questo poema è composto da 4.865 endecasillabi in sestine ed è un vasto riepilogo delle scienze fisiche e morali del tempo. Cecco d’Ascoli era critico nei confronti della poesia e vedeva la Divina Commedia di Dante come la negazione della "scienza vera"

Cecco studiava gli astri e credeva che fossero le forze che regolano la vita dell’universo. Secondo lui, dipendono dalle stelle la nascita e la diffusione delle malattie; attraverso la lettura del loro corso è possibile intercettare e interrogare quei demoni che abitualmente percorrono la terra, piegandoli entro certi limiti al proprio volere. Ogni cosa è sottoposta all’influenza della sfera celeste: anche la stessa venuta del Cristo ha di fatto soggiaciuto all’azione determinante degli astri.
Nel 1324 i suoi scritti erano stati condannati per eresia dall’inquisitore, il frate domenicano Lamberto da Cingoli, che ne aveva proibito la circolazione2. Fu condannato al rogo dall’inquisitore frate Accursio Bonfantini (attivo in toscana fra il 1326-1329) e morì bruciato vivo davanti alla basilica di Santa Croce a Firenze il 16 settembre 1327

 

Cecco D'Ascoli sul rogo

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