Facciata del Duomo di Firenze

Facciata del Duomo
chiacchierata fra due galantuomini

 


Fotografia della facciata incompiuta verso il 1860
con resti di decorazioni pittoriche
 
I

— A dirti il vero, Pietro, credevo di trovare nel primo numero del tuo Osservatore qualcosa sulla facciata del Duomo. Ti sei forse dato per vinto?
— Ah, Lei fa per farmi cantare, eh, signor Filippo ? Mi sono arrabbiato poco dietro a questo bell’argomento, ha ragione di farmici tornar sopra!
— Pensi alle arrabbiature e pubblichi un giornale ?
— Io non dico che Ella abbia torto, ma oramai che vuol che riprenda quella gatta a pelare?  non è una questione risoluta? Non lo sa tutto il mondo che contro le mie opinioni stanno i voti di rispettabili accademie, di circoli artistici e infine del plebiscito? Non sarebbe un’audacia il contradire a manifestazioni tanto solennemente espresse? Il popolo, in fatto di lingua e di gusto artistico, è re!
— Via, via, trova altre scuse; codeste non reggono, giacché io non vo’discutere nè di accademie, nè di circoli, nè di plebisciti, ma credo che su mille che hanno messa la firma per il voto cui alludi, non ve ne sarebbero dieci che ne saprebbero render ragione. Vedi.... mi sono trovato io stesso in una nobile conversazione dove un buon galantuomo, credendo di fare opera santa, tirò fuori la sua brava nota in vantaggio del sistema basilicale e dopo una perorazione dimostrativa che questo era l’unico partito cristiano e guelfo da adottarsi ottenne la firma della maggior parte dei copponenti il ritrovo, di tre fanciulli, una cameriera, due serve, lo sguattero ed il portiere, mandati a posta a chiamare; ed avrebbe ottenuto con la stessa facilità quello del cuoco, del cameriere, del cocchiere e dello stallone se non fossero in quel momento stati fuori di casa. Perciò se hai ancora qualche cosa da dire di’ pure.... Che plebiscito?.... Nelle cose estetiche il plebiscito?! fammi il piacere è vergogna anche a ricordarlo (1).


 
 
Progetto a tre cuspidi di Emilio De Fabris

— Che vuole! quando incominciai a trattare la questione della facciata mi pareva di essere in una botte di ferro e di non avere che a persuadere il De Fabris (2), che altra volta aveva piegato alle mie disinteressate ragioni. Ma lui morto: Guarda, dissi, che l’affare peggiora! La Commissione esecutiva ed il successore scolare crederanno offendere la degna memoria di lui, condiscendendo alla minima variante e non otterremo nulla di nulla. Infatti il Comitato esecutivo della facciata nell’annunziare che al valentuomo si era per loro decretato un busto e la coniazione di una medaglia avente nel rovescio le tre cuscipi da lui ideate, chiari che non si era nel falso pensando a quel modo.
— Me ne ricordo; e, se non sbaglio, consigliasti die in luogo di un busto in tutto tondo, fosse posto alla memoria del De Fabris un medaglione in basso rilievo, simile a quelli che già sono in Duomo per Arnolfo, Giotto e Brunelleschi da collocarsi precisamente nel luogo ora occupato da quello a ricordo dell’organista Squarcialupi (3) ... dico bene?
— Sta benissimo; ma v’è di più; che io allora feci rilevare la sconvenienza di fare incidere la medaglia con la facciata a tre cuspidi quando appunto si stava per fare esperimento dei controversi sistemi; e fui preso in considerazione come sempre! con questo di rammaric : che la corbelleria rimarrà documento perpetuo della pochezza dei Commissari, nella storia del monumento e nei medaglieri. Ma, caro signor Filippo, ecco gente. Abbia pazienza un momento, e se lo desidera continueremo.
— Fai pure il tuo comodo.

 
II




Medaglia per l'architto De Fabris
 

— Dove siamo rimasti ?
— Non te ne rammenti ? Alla famosa medaglia.
— Va bene. Si deve ricordare che fino dal 1876 quando raccomandai con tanto calore ai miei concittadini la facciata De Fabris pregai il bersagliato autore a non perdersi d'animo e nello stesso tempo a non stancarsi a studiare per ogni via la parte controversa, cioè la questione delle cuspidi, certo, come io gli dicevo, che se fosse potuto arrivare a persuadersi che una cuspide sola avrebbe potuto conciliare le esigenze dei tricuspidali e dei basilicali avrebbe giovato se non altro ad ottenere una tregua per procedere senza interruzione alla costruzione del resto.
— Sta bene e molti dei nostri amici confortarono la tua opinione.
— Ed egli pure accettò di tornare per quella parte allo studio promettendo lasciarla impregiudicata fino che i lavori non fossero giunti all'altezza dei ballatoi; ma era uomo e non poteva star quieto tutto il tempo che sarebbe stato necessario ad arrivare a quel punto e quando meno me l’aspettavo ricevei una dimostrazione sul soggetto con tanto di grazioso indirizzo autografo del valente maestro; la conclusione della quale era che il suo credo non variava di una sillaba insistendo sempre più sulle tre cuspidi, specchio veridico, secondo lui, della interna struttura.
— Parlava tanto bene che le parole non gli saranno mancate, eh?
— Tanto era eloquente e persuasivo che molti cambiarono bandiera; e senza il riflesso, fatto da tutti coloro che capivano qualcosa, che una facciata prima di tutto deve essere in perfetta armonia con le parti esteriori degli edilizi, anzi dover nascere da quelle, svilupparsi da ciascuna e tutte per così dire riassumerle, sarebbe riescito vittorioso, ed invece per quell’opuscolo l’opposizione si rese più manifesta e più grave sussidiata anche dai pochi, ma seri, che non essendo nè tricuspidali nè basilicali avrebbero voluto essere piuttosto con l’egregio maestro che con gli avversari di lui.
— Il De Fabris non aveva dunque molta prudenza?
— Noi ne avremmo avuta di più? Io non glie ne faccio un torto; fatto è che egli pare sentisse molto altamente di sè e che questo sentimento lo accompagnò al sepolcro; giacché mai sul proposito delle cuspidi volle cedere in nulla e quello che è di peggio dopo la pubblica approvazione di ogni altra parte del suo progetto non si dichiarò sazio, volle tornar sopra capricciosamente sull’opera propria la quale siffattamente sconciò da rimpiangere che per il suo buon nome e per il tempio non sia tornato all’Eterno sei anni prima.
— Ricordo che quando si scuoprì la facciata non ti peritasti a far conoscere la tua opinione su questo particolare,
— Alzai la voce, ma fu tutto fiato gettato. Non ricorda cosa scrisse di me Pietro Fanfani (4)?
«In un paese dove tutto si fa per titoli e per nomea non è possibile si ascolti la voce di un libraiuccio o meglio di un rivenditore di libri vecchi.»
— Che vuoi è così e siamo in tempi di democrazia!
— Fatto sta che, ascoltato o no, io non ebbi incensi per alcuno e dissi la verità nuda e cruda valesse quel che valesse. Incominciai col confrontare il progetto approvato con quello eseme lodata nel 1879 non la riconoscevo più; che vi era sparita quella quiete, cagione prima della universale simpatia; che i piloni non erano I più quelli smussati meglio concordanti col campanile, diverse le formelle loro e le edicole; che la lunetta della porta principale nella tela del 1876 era meglio proporzionata e di maggiore effetto per il fregio sull’architrave segnato in rosso; che gli sguanci della porta medesima erano straziati dalla nuovità delle edicole fatte unicamente per sodisfare al desiderio di uno scultore, tanto grande nell’arte sua quanto meschino in quella di edificare; che i pinnacoli o edicolette finali dei piloncini di questa porta in luogo dei due angeli in piedi avevano grottesche figure assise non si sa come, i più dicono sopra predelle; le cuspidi delle porte minori non più sormontate da angeli ad ali metalliche come nel progetto; non più ricorsi del ballatoio sulle navi minori; le cuspidi perduta la cara semplicità di quelle approvate, non più circoscritte da vaghe tarsìe ed ornate sui fondi loro da un solo angioletto nelle laterali, da due figure nella centrale, gli uni e le altre ideate dal professor Gatti con quattrocentistica grazia; ma sostituite alle semplici tarsie bianchi e stridentissimi smerli, ai sobri ornamenti centrali vere e proprie storie in piena contradizione al buon gusto che avea presieduto alla terza modificazione del progetto.
I pinnacoli, decorazione degna della vetrina di un pasticciere, resi esosi egualmente ai partigiani di tutti i sistemi; la riquadratura dell’occhio massimo pur essa cambiata, fatta ridicola da brutte figure sporgenti e battezzate per tanti uomini illustri; l’allineamento degli apostoli inelegante per la fattura delle singole edicole troppo larghe e perciò troppo ri avvicinate e con triangoli in disarmonia con le cuspidi e quello che è peggio col ballatoio che pure, come è avvenuto, poteva sovrastarle ; insomma un tale ammasso di errori che io non seppi giustificare e volli indicati perchè si sapesse che se oggi il paese in fatto d’arte ha molti ciechi, v’era qualcuno che vedeva, mi si scusi la presunzione, anche per gli altri.
— Ma sai che è strano che sieno state lasciate fare tante varianti senza che si sia saputo nulla di nulla e che nessuno di quei signori che stavano attorno al De Fabris, non abbia trovato il modo d’inpedirile?
— Si formalizza lei? Nel paese nostro, non so se anche negli altri, va così. Per creare le Commissioni generalmente non si cercano le persone più idonee all’ufficio che dovrebbero suffragare con le loro cognizioni, ma fra quelle che hanno certe ottime qualità senza curarsi se elle sono o no adatte; dal che è avvenuto ed avviene che quando come nel caso presente, la persona che debbono invigilare si accorga che i commissari messile attorno non abbiano i numeri per tenerlo in riga, se ne rida, se li prenda per il naso, e senza un fine minimamente cattivo faccia quel che gli piace; io, senza mancare di rispetto ad alcuno, non saprei che spiegarla così.
— Ma per bacco ! non esservene nemmeno uno che abbia avuta la coscienza del proprio dovere, denunziando tante corbellerie, è troppo.
— Pare anche a Lei, eh?.... ma se me lo permette riprenderemo il discorso altra volta, giacchè la bile non ragiona, ed io amo di aver digerita quella che mi sento; senza mancare ai doveri verso di alcuno, e dar fine con piena calma e coscienza ad un ragionamento nel quale, Le parlo sincero, non ho avuto gusto di entrare.

(1) Per dirimere la questione sul coronamento a cuspide o di tipo basilicale si arrivò ad erigere entrambe le versioni contemporaneamente, facendo poi decidere ai fiorentini stessi tramite un referendum popolare. Della singolare facciata in opera durante la fase "dell'indecisione" resta una fotografia d'epoca, oltre a disegni e stampe. (
Wikipedia)
(2) 
Emilio De Fabris o De Fabbris (Firenze, 28 ottobre 1807 – Firenze, 3 giugno 1883) è stato un architetto italiano.
(3) Antonio Squarcialupi (Firenze, 27 marzo 1416 – 6 luglio 1480) è stato un organista italiano.​
(4) Pietro Fanfani (Collesalvetti, 21 aprile 1815 – Firenze, 4 marzo 1879) è stato uno scrittore e filologo italiano.​



 
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