La Fortezza di San Miniato al Monte

La Fortezza di San Miniato al Monte
“che è il più bel quadro del mondo”

I monumenti religiosi sono come chiavi
de’ civili, che di quelli vengono ad essere
corollario, e spesso degenerazione.
I monumenti religiosi son di tutti i
più nobili.
Tommaseo, Studi filosofici.

Nell’arte cristiana, erede, emula e
vincitrice di due antiche civiltà, si trovano
insieme racolte e accordanti l'unità
e la severità orientale, la libertà e la
libertà greca.
Gilberti, Del Bello.


 Fin dai primi tempi del cristianesimo, San Miniato al Monte è stato il luogo di incontro religioso per gli abitanti circostanti, inizialmente sede dei monaci benedettini, i quali dovettero la fondazione del loro monastero alle generose donazioni di Desiderio, l'ultimo re longobardo. Due secoli dopo, nel 1013, il vescovo di Firenze, Ildebrando, stabilì qui i Benedettini neri seguendo la riforma cluniacense. Dopo la loro estinzione nel 1350, furono sostituiti nel 1373 dagli Olivetani dell'ordine di S. Benedetto.

Nel 1291, il vescovo Andrea dei Mozzi diede l'ordine di costruire il palazzo merlato per le comode dimore dei vescovi fiorentini, e il vescovo Antonio di Orso completò l'opera nel 1320 (ancora oggi visibile all'esterno la sua insegna, un orso in uno scacchiera). In aggiunta alla disposizione pontificia, il vescovo donò il palazzo ai nuovi monaci, i quali vi rimasero stabilmente. Tuttavia, nel 1527, questo pacifico monte, precedentemente visitato solo per scopi religiosi, risuonò delle voci e dei martelli di numerosi artigiani, che lo trasformarono in un rifugio difensivo per la città sottostante minacciata dagli imperiali, costruendo un bastione con una torre lunga 29 metri e larga 23.

Durante i difficili tempi del 1529, le fortificazioni di San Miniato furono notevolmente potenziate per resistere all'assedio delle artiglierie nemiche posizionate sui colli circostanti di Montici, del Gallo e di Giramonte. Nonostante ciò, gli Olivetani rimasero nel monastero fino al 1552, quando furono costretti ad abbandonarlo per ordine di Cosimo III, il quale trasformò San Miniato in una fortezza permanente per sostenere il suo governo e vi stanziò truppe spagnole. In seguito, l'area ebbe diverse fortune: durante l'epidemia che colpì Firenze tra il 1630 e il 1633, il luogo, destinato a essere un lazzaretto, accoglieva persino i malati nella Basilica; nel 1664, Ferdinando II la assegnò alla famiglia Della Rena insieme a tutte le terre ad essa associate; nel 1667, una parte della fortezza e tutti i suoi quartieri furono tolti ai Della Rena e la struttura divenne un luogo di detenzione per vagabondi; infine, nel 1765, fu convertita in un ospedale.

L'ingresso alla Fortezza in tempi antichi era posizionato più in basso ed era chiamato Porta del Soccorso. Si trovava sulla sinistra dell'attuale cancello che conduce alla scalinata di ingresso. Michelangelo destinò a questo scopo l'altra porta a nord, sul punto più alto del bastione, e questa rimane l'unica utilizzata fino ad oggi. Cosimo de' Medici fece apporre all'esterno il proprio stemma della famiglia, spesso attribuito all'opera di Tribolo ma realizzato dopo la morte dell'artista, insieme a un'iscrizione che porta il suo nome. Per questo motivo, la porta è stata chiamata Porta de Medici.

Una simile iscrizione si trova sul muro a destra del vestibolo. Le colonne e i capitelli del portico sono di stile ionico. Le due figure ancora presenti sul lato occidentale rappresentano Dio Padre e l'Ascensione. Si dice che quest'ultimo dipinto abbia ispirato Raffaello nel creare il suo celebre capolavoro, considerato uno dei quadri più belli al mondo.

 

La Fortezza nella mappa del Buonsignori, 1584/1594



 




 

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