Fra qualche secolo, quando le pietre di questa struttura saranno ormai scurite dal tempo, sarà arduo per l'osservatore determinare l'epoca a cui appartiene questo edificio. Al momento attuale, esso appare completamente fuori luogo nella piazza della Signoria. Questa costruzione, su progetto dell'architetto Landi, venne eretta grazie agli investimenti di un certo Lavison. Si narra che, se il Comune avesse accolto le moderazioni richieste da quest'uomo, questo edificio avrebbe potuto estendersi per tutto il rettangolo che si estende fino alla via Por Santa Maria.
Le condizioni stabilite dal Municipio per la costruzione di questa struttura in un luogo così prestigioso rimangono sconosciute. Tuttavia, è evidente che chi era responsabile dell'aspetto artistico non aveva una chiara visione di ciò che si addicesse a questo sito. Dobbiamo considerarci fortunati se la costruzione è riuscita così come la vediamo oggi.
Questo edificio (non oserei chiamarlo palazzo) è un amalgama di stili senza una predominanza chiara. Non appartiene né al periodo medievale, né al Rinascimento, e ancor meno all'epoca moderna. Infatti, osservandolo attentamente, si può notare che la base presenta decorazioni tipiche del Cinquecento. Da questa base, si ergono pilastri in stile Trecento, con facciate irregolari, e archi che rispecchiano il periodo inferiore. Le cornici dei vari piani risalgono all'epoca di Brunelleschi, ossia ai primi anni del Quattrocento. Le cornici delle finestre, invece, appartengono al secolo successivo. Gli ornamenti delle finestre a bifora sembrano una miscela indefinibile tra il Trecento e il Quattrocento, mentre il cornicione superiore, realizzato in ferro, sembra appartenere a un edificio di stile corinzio, sebbene con alcuni elementi fuori posto.
Lo stemma, sebbene in sintonia con il contesto dell'edificio, presenta un'incongruenza evidente: la corona, che in uno stile corinzio non dovrebbe essere presente, e la sua posizione non è adeguatamente collocata. In questo periodo, gli stemmi araldici del Trecento sono generalmente incassati vicino alle cornici dei piani superiori, quasi negli angoli degli edifici. Nonostante questa mescolanza di stili e elementi fuori posto, l'aspetto complessivo di questo edificio non è affatto sgradevole. È importante notare che gli spazi tra i piani sono un po' angusti, e le finestre sono numerose, ma bisogna considerare che questa struttura non è stata eretta né dallo Stato né dal Comune, ma da un investitore privato, che forse aveva come unico obiettivo l'investimento di capitale.
Tratto da Guido Carocci, Le Arti fiorentine e le loro residenze, in "Arte e Storia", X, 1891, 20, pp. 153-155;
Un luogo dove lo spettacolo non finisce mai e l'emozione è sempre presente.
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