Durante il periodo fiorentino tra il 1504 e il 1506, Raffaello Sanzio intraprese un'importante fase di crescita artistica e professionale. Appena giunto a Firenze (la casa è situata in via de' Ginori), armato di una lettera di referenze scritta dalla sorella del duca d’Urbino, Raffaello si immerse nell'effervescente ambiente artistico della città. Qui, non solo riuscì a mantenere i legami con i suoi committenti umbri, realizzando per loro pale d'altare e altre opere durante brevi ritorni in patria, ma ebbe anche l'opportunità di confrontarsi e di apprendere dai grandi maestri del tempo come Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti.
L'influenza di Leonardo si riflette nell'adozione di tecniche e principi compositivi che migliorarono la disposizione delle figure nello spazio, mentre da Michelangelo, Raffaello assimilò la capacità di conferire alle forme una maggiore plasticità e dinamismo.
Nonostante la lettera di raccomandazione non gli procurò immediatamente le commissioni sperate dalla Repubblica Fiorentina, non passò molto tempo prima che i ricchi mecenati della città iniziassero a riconoscere il suo talento, commissionandogli opere significative. Tra queste, si annoverano il "Sogno del cavaliere" e le "Tre Grazie", il primo conservato a Londra e il secondo a Chantilly, in Francia. A questi si aggiungono la "Madonna Conestabile" all’Ermitage di San Pietroburgo, la "Madonna del Granduca" a Palazzo Pitti, e la "Piccola Madonna Cowper" a Washington.
Tuttavia, l'Umbria continuava a essere una fonte vitale di commissioni per Raffaello. Nel 1504, ad esempio, gli venne affidata la realizzazione della Pala Ansidei, per la chiesa di San Fiorenzo a Perugia, oggi esposta a Londra. L'anno successivo completò l'affresco con la "Trinità e Santi" nella chiesa di San Severo a Perugia, opera poi completata da Perugino nel 1521.
La fama di Raffaello crebbe rapidamente, tanto che tra il 1505 e il 1506 fu accolto alla corte del Duca d’Urbino per eseguire vari ritratti, tra cui quelli di Guidobaldo da Montefeltro e di Elisabetta Gonzaga. Inoltre, dipinse la "Madonna D’Orleans", ora al Museo Condé di Chantilly.
Infine, del 1506 è anche il "Cristo Benedicente" della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia e il dittico "San Michele e il Drago" e "San Giorgio e il Drago" conservato al Louvre di Parigi. Il celebre autoritratto conservato agli Uffizi mostra un giovane Raffaello (nella foto), a ventitré anni, che si dipinge con uno sguardo diretto allo spettatore, segno della sua crescente confidenza nel proprio talento e della sua affermazione nel panorama artistico del tempo.
Ha rivoluzionato il circo con uno spettacolo moderno e senza animali, offrendo riflessioni sociali e satira politica.
Nonostante il riconoscimento postumo, il suo desiderio di tornare a Firenze e essere incoronato non si avverò mai. Una struggente e inutile attesa.
Fra le opere lasciate dal Savonarola ricordiamo i Sermoni. Il Trattato circa il reggimento e governo della città di Firenze
Hans Christian Andersen che spesso aveva visitato Firenze.