Via della Morte o della Morta

Ginevra degli Amieri, sepolta ma resuscitò
Via della Morte o della Morta
 

Tratto da Antonio Cavagna SanGiuliani, Il Fiorentino istruito nelle cose della sua patria, dalla Tipog. Nicola Fabbrini, 1846
 

"Quella strada che movendo dalla Piazza del Duomo finisce in Via dell'Oche costeggiando la Compagnia della Misericordia, si disse anticamente Via del Campanile per rimanere in faccia a quello. Alcuni opinarono che il nome che oggi ritiene di Via della Morte le fosse dato dal Cimitero della Compagnia della Misericordia che stava sulla sua cantonata; ma il Marini nelle sue Veglie Piacevoli, il Lastri nel suo Osservatore Fiorentino, il Rondinelli nella Relazione del Contagio, ed il Del Migliore non sono di questo parere. Quest'ultimo dice che  ai piè di quella (Porta del Campanile) notisi una Sepoltura con lettere sopr'al chiuno, che dicon Bracci, avanti eravi sopra un G e un A grandi, per contrassegno dell' essere quella la Sepoltura, ove l'anno 1396 fu sotterrata viva Ginevra degli Amieri Gentildonna di primo lignaggio, da per se stessa n'uscì fuora e andò a picchiare a Casa Francesco degli Agolanti suo marito, ch'allora parte di loro stavano nel Corso degli Adimari ed altri a​ S. Tommaso in Mercato Vecchio, ove non è troppo vi si trovò di loro una memoria antichissima; e perchè ella passò per la strada, che allora si chiamava del Campanile, per questo si disse dipoi e si dice ancor oggi la Via della Morte, o per dir meglio della Morta (1)».
 

La Torre degli Amieri (a sinistra)
 

Tale amoroso aneddoto fu raccontato da più di uno dei nostri Storici, né qui pure ci graverà il vederlo descritto con la scorta dei medesimi.
Circa il 1396 avvenne che il giovine Antonio Rondinelli, s'innamorasse di Ginevra Amieri (2). Bernardo padre di Ginevra tosto che scoperse l'amorosa tresca della figlia col Rondinelli, famiglia a lui nemica per cagioni di fazione, interdisse ogni comunicazione all'infelice e appassionata Ginevra. Non valsero preghiere, non valsero lacrime nè pene dei miseri amanti; il vecchio Amieri vinto da ambiziosa sete di ricchezze volle collocare la figlia sua con un giovine della ricca famiglia degli Agolanti chiamato Francesco (3). Non è da dire se dispiacesse ai due amanti, ed alla povera Ginevra specialmente la prefissa volontà del padre suo, ma essendo ormai inutile ogni mezzo da frapporre ai combinati sponsali, si unì Ginevra all'Agolanti, non concorrendovi però il suo genio ad un tal matrimonio. All'infelice Rondinelli, al quale non fu dato poter conseguire l'amata donna, crebbe a dismisura l'amore per Ginevra che giurò di non unirsi ad altra donna.​
Si consumava lentamente d'amore anche la novella sposa; la quale non provando teneri affetti pel compagno suo, a cui un sordido interesse del padre l'aveva legata, avea sempre scolpita nel cuore l'immagine del Rondinelli.
Fossero le isteriche affezioni, fosse il continuo struggersi per questa passione non sodisfatta, quella giovine sposa dopo 4 anni di quella malaugurata unione cadde in tal consunzione e sfinimento, che un giorno sorpresa da impensato accidente e rimasta senza polso e senza alcun segno di vita, fu da tutti creduta morta.
Grandi furono i pianti del marito, siccome grande il dispiacere di tutti quei che conobbero questa donna per le rare doti che la distinguevano. Frattanto dolente l'Agolanli per la perduta consorte, sul tramonto del sole pensò agli estremi uffici da dover rendere alla perduta fredda sua spoglia, e non essendovi allora regolamento alcuno che inibisse seppellire i morti prima che fossero decorse le ventiquattro ore dal loro ultimo respiro, senz'altro indugio e con gran pompa la fece trasportare nella sepoltura di quei di sua famiglia sul cimitero del Duomo (4).
Seppe la morte di questa virtuosa donna Antonio Rondinelli e ne rimase talmente commosso che non poteva giammai darsi pace. Ginevra però non era realmente morta; ma invece dovette provare una di quelle asfissie di cui i nostri moderni fisici hanno trovato pur troppo resistenza , e ne han raccolti numerosi esempi (5). Era il finire dell'Ottobre di quell'anno; il verno ne era straordinariamente anticipato, ed una luna piena rischiarava quella rigida serata; riposava Ginevra già nella tomba degli Agolanti; tutto era silenzio, quando ad un tratto rinvenuta ai sensi e cessata la sua asfissia aperse gli occhi come destandosi da profondo sonno, e si dovette pur troppo accorgere di quello che di lei era accaduto.​

 

Ginevra e Francesco


Lungo tempo dovette quella meschina frapporre per raccozzare le sue idee, ma finalmente dalle mani e piedi legali, e dalla veste bianca che indossava e dai scheletri che la circondavano (cose tutte che potè distinguere da un vivo raggio di luna che penetrava nella sepoltura dalla fessura della lapide), si accorse di essere stata posta in un sepolcro. Quindi è che volto l'animo, a sottrarsi da quel miserabil luogo, salì carponi i cinque scalini che conducevano alla lapida e facendo quelle prove adattate alla circostanza, potè poi con grandi sforzi smuovere la rotonda pietra che serrava l'apertura del sepolcro che non era ancora rimurata. Uscita da quel tristo luogo pensò la misera donna di condursi tosto alla casa di Francesco Agolanti suo marito, e presa la via rasente alla Misericordia voltò a destra in un vicolo chiamato degli Agolanti, che dalle case di questa famiglia ivi corrispondenti aveva preso nome (6).
Stava il vedovo Francesco in letto quando ad un tratto sentì picchiare all' uscio di casa sua; si alzò, ed affacciato al balcone vide quell'ombra in bianca veste che. con languida e fioca voce dimandavate soccorso. Tremante di paura l'Agolanti più d'una volta si fa il segno della Croce e con ripetute parole promise allo spettro che il giorno avvenire con messe ed orazioni avrebbe suffragato l'anima di sua moglie. Invano pianse la meschina; invano invocava la carità del suo sposo, poiché questi per la paura più morto che vivo si era cacciato in letto a recitare a distesa De Profundis.
Così trattata dal sordido suo marito, pensava la misera donna di portarsi alla casa di Bernardo Amieri suo padre che abitava in Mercato Vecchio dietro S. Andrea, ma di là pure ebbe la stessa repulsa e sicura promessa di farla suffragare il dì vegnente. Avvilita la povera donna dal freddo, e dall'angosce dello spirito, vagò per quelle strade, e trovatasi nella Via Calzajoli le fu d'uopo per lo sflnimento coricarsi in terra attendendo la morte od il soccorso di qualche passeggero; quando ad un tratto pensando al'amato suo Rondinelli che tante prove di fedeltà le aveva date, strascicandosi il meglio che potè, portossi alla sua casa, che crediamo potesse essere sulla Piazza di S. Lorenzo (7).
Il giovine Rondinelli si trovava in continua disperazione per l'improvvisa morte dell'amata sua donna, e passava angosciose e tediose notti per l'intensità di un tal dolore. Era ora assai avanzata, quando ad un tratto sentì dare all'uscio di sua casa ripetuti colpi; corso in fretta al balcone vide quello spettro e turbossi alquanto, ma con ferma risoluzione pensò assai prudentemente di sincerarsi del fatto. Chiamati frattanto a sè i famigliari suoi, e disceso con i medesimi a basso riconobbe la sua amata Ginevra, sebbene molto trasfigurata. Non è da dirsi se ogni premura fu usata e se alcun mezzo fu lasciato intentato per restituirle l'uso dei sensi; fece riscaldare il di lei gelido corpo con panni e lenzuoli caldi, e coricata in un letto temperatamente caldo la raccomandava
alla cura della di lui madre che pietosissima si prestò a salvare quella creatura, la cui supposta morte tanto esacerbato dolore avea recato al figlio suo.

 

Illustrazione di Ginevra e lo sposo Francesco Angolanti


Il caldo temperato del letto fece riavere a poco a poco quella meschina, che vedendosi circondata dall'antico suo amante e dalla sua famiglia, timida e vergognosa gli raccomandò l'onor suo, raccontandogli il meglio che poteva l'accaduto. Inibì severamente il Rondinelli ai suoi famigliari di far parola di questo avvenimento, e fu accorto d'inviar tosto un domestico a riporre sulla buca​ della sepoltura la lapide smossa da Ginevra. Non erano peranche percorsi quattro intieri giorni che Ginevra trovavasi assai bene, e convenendole ormai pensare al suo futuro stato risolse di non più tornare giammai col marito , ma piuttosto di ritirarsi in un Convento.
Avendo mosso le supposte apparizioni notturne di Ginevra non poco cicalio per Firenze, si ordinavano dai suoi parenti gran numero di messe e preghiere in suffragio alla di lei anima: frattanto il vedovo marito vendeva abili e ornamenti che formavano la suppellettile della sua sposa, e ciò venuto agli orecchi del Rondinelli non mancò di farli acquistare a qualunque prezzo per indossarli alla creduta morta. Senza frapporre tempo in mezzo egli dimandò la mano di sposa alla sua Ginevra e questa cedendo alle di lui ripetute preghiere ed a quelle della madre sua, contrasse perpetuamente per mano di notaro nuovi sponsali.
Volle il novello sposo dopo alcuni mesi provare a ricondurre in pubblico la sua cara Ginevra, ed un bel mattino la fece uscire di casa con la novella suocera e colla serva seguendola egli alla lontana. Venne da alcuni raffigurata, e quali maraviglie si fecero di questa morta risuscitata non è da dirsi: molte persone si unirono in cerchio intorno a lei, e tutte con ansietà e curiosità si faceano ad interrogarla di quel mistero. Alle molte e ripetute interrogazioni rispose Ginevra come pensò che potesse essere accaduto, cioè l'essere stata dai Medici, dagli Ecclesiastici, e da tutti giudicata morta, e come tale in sepoltura deposta, e dopo molte ore ritrovatasi viva, non fu riaccettata nè dal padre nè dal marito; e protestava ancora di non avere più vincolo alcuno con questi poiché tutti doveva averli con colui che resa le aveva la vita.
 



Venuto ciò agli orecchi di Francesco Agolanti , invece dei De Profundis per la morta moglie menò grandi clamori ai Tribunali per la viva, e per mezzo di un​ messo dell'Arcivescovado citò Ginevra ed il nuovo marito.
La cosa fece gran chiasso e la sentenza fu a dir vero altrettanto per lui sfavorevole quanto oltremodo stravagante, poiché fu sentenziato dal Giudice «Che poiche il primo matrimonio era stato sciolto dalla morte, poteva legittimamente la donna passare ad altro marito».
Questa sentenza così stravagantemente proferita ci dimostra la lacrimevole ignoranza che regnava allora in coloro destinati al governo della Giustizia; che se simili sentenze si proferissero anche alla giornata d'oggi, oh quante e poi quante imitatrici avrebbe Ginevra degli Amieri!"

 

G. Forzano, melodramma in 3 atti. Musica di Peragallo
 



 

(1) Firenze illustr. pag. 1.
(2) Questa antichissima famiglia è estinta da circa tre secoli.
(3) La famiglia Agolanti avea le sue case nel Corso degli Adimari e precisamente dove un tempo esisteva la Spezieria Cappello ed ai nostri giorni la Profumeria Tantini. Calend. del 1844 p. 60.
(4) Vedi c. 46.
(5) È un interessante trattato d'asfissia quello del Dolt. Giovanni Targioni Tozzetti, e l'anatomico Brukier cita non meno di 280 esempi di persone credute morte che hanno poi dato contrassegno di vita, e bellissime ed interessanti
(6) Calendario del 1884 ed. 1 e c. 60 ed. 2 c. 62.
(7) Alcuni vogliono che la casa Rondinelli alla quale si diresse la Ginevra dopo la repulsa del padre e dello sposo fosse quella che fa cantonata con via dei Toroabuoni e Via Teatina, ma ciò è assai dubbio.

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