L'Arringatore. Un Viaggio nella Storia

L'Arringatore: Un Viaggio nella Storia

Museo Archeologico di Firenze

Immaginate di fare un salto indietro nel tempo, intorno al 100 a.C., a quando l'antica città di Perugia era il suo cuore pulsante. In quei giorni, l'umanità aveva un modo unico di esprimere il potere e l'autorità, e uno straordinario esempio di questa epoca si trova nella figura dell'Arringatore.
Questa sorprendente statua di bronzo, rinvenuta nel 1566 a 14 chilometri da Perugia, ha una storia affascinante. Una volta scoperta, fu immediatamente acquistata da Cosimo I e portata a Firenze, dove ora è custodita. La statua è stata realizzata con la tecnica della cera persa e assemblata in sette parti, poi fuse insieme. L'eccezione sono i piedi, che sono stati aggiunti successivamente per renderla più stabile.
L'Arringatore è un uomo maturo, a grandezza naturale, che fa un gesto noto come "silentium manu tacere," ovvero imporre silenzio con la mano. Questo gesto era utilizzato dai politici nella Roma repubblicana quando si preparavano a tenere un discorso pubblico, un'orazione o una arringa pubblica. Ed è proprio da questa abitudine che l'Arringatore ha preso il suo nome.
La statua ritrae un uomo serio con un realismo straordinario. Indossa una toga corta con bordi orlati, sopra una tunica bordata da una stretta fascia rossa. I calzari che indossa sono del tipo con due nodi, che erano riservati solo ai senatori romani. L'anello magistratuale al suo dito lo qualifica come Avle Meteli, un cittadino romano di alta classe. Questo ci dice che faceva parte della cerchia dei grandi della città etrusca che alla fine entrarono a far parte del Senato romano.
Un dettaglio davvero affascinante è un'iscrizione sotto la toga, scritta in etrusco: "Ad Aule Meteli, figlio di Vele, di una famiglia Vesial, questo oggetto sacro al dio Tece Sans è offerto dalla comunità di Chisuli."
Questo ci mostra l'incredibile processo di romanizzazione che stava avvenendo nell'Etruria. L'Arringatore è una statua romana con un'iscrizione etrusca, un simbolo di come queste due culture si stessero intrecciando nel corso della storia.
In poche parole, l'Arringatore è un'opera straordinaria che ci fa fare un viaggio nel tempo, un ponte tra due civiltà affascinanti e un momento prezioso nella storia dell'umanità.

L’iscrizione sulla toga della statua dell’Arringatore, risalente al II secolo a.C., è scritta in caratteri etruschi e recita: “Auleśi Meteliś ve Vesial clenśi cen flereś Tece sanśl terine tuθineś χisvlicś”.

Secondo Romolo Augusto Staccioli (1), le prime sette parole possono essere tradotte come “Ad Aulo Metello figlio di Vel e di Vesi questa statua pose (?)………”, mentre l’ottava parola rimane incerta.
Piero Bernardini Marzolla (2), invece, ha integrato la traduzione comunemente accettata, come segue: “Ad Aulo Metello figlio di Vel e di Vesi, l’assemblea eresse questa statua, grazie al versamento di pubblico contributo”

(1) Romolo Augusto Staccioli (1921-2012), invece, è stato un archeologo e storico dell’arte italiano, noto per i suoi studi sulla civiltà etrusca. Nel 1977 ha pubblicato “Il mistero della lingua etrusca”, dove ha riassunto le conoscenze precedenti sulla lingua etrusca, tra cui solo 26 iscrizioni e 104 parole certe e complete tradotte
(2) Piero Bernardini Marzolla (1929-2019) è stato un traduttore, glottologo e funzionario italiano che ha decifrato una parte considerevole delle iscrizioni in lingua etrusca, sulla base dell’affinità di un gran numero di vocaboli con il sanscrito. Ha elaborato un’ipotesi di grammatica e individuato una metrica poetica.


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