Dalla Cina con Splendore
La straordinaria fiera carnevalesca del 1888 superò in grandiosità e splendore persino quella tenutasi nel ghetto due anni prima, che aveva dedicato il suo tema a una fantastica ricostruzione della città di Bagdad. Per il 1888, un comitato di commercianti fiorentini decise di spingersi ancora più lontano e scelse di trasformare il ghetto in una città dell'antico Celeste Impero cinese. In soli quattordici giorni, i quartieri ormai deserti del vecchio centro di Firenze furono trasformati in una vivace città "cinese" grazie agli sforzi congiunti di numerosi operai, artigiani, decoratori e pittori, sotto la guida del soprintendente ai giardini municipali, il cavalier Pucci. Quest'ultimo fornì persino una serie di piante provenienti dalle Cascine, alcune delle quali si dice fossero effettivamente di origine cinese.
Il "Celeste Impero" in miniatura fu inaugurato il 4 febbraio, con la presenza delle autorità cittadine e di S.A.R. il Duca di Leuchtemberg. In onore del Duca, vennero eseguiti gli inni tedesco e russo. Come mostrano alcune fotografie dell'epoca, vennero ricreate piazze, strade con chioschi per la musica, sale da tè, fumerie d'oppio, negozi di seta e chincaglierie, il tutto adornato con abbondanti caratteri cinesi e decorazioni dai vivaci dettagli, che davano alle diverse ambientazioni un'atmosfera di pittoresco popolare o di magnificenza imperiale.
Un cronista dell'epoca annotò: "Entrando sotto la volta - fiancheggiata pure da negozi - vedesi la scala d'oro del Palazzo Imperiale, il cui effetto sarà, senza dubbio, bellissimo, mediante la luce che ne farà risaltare lo splendore." Lungo la scala del palazzo, sorvegliata da imponenti draghi, si trovavano quattro soldati vestiti con uniformi e armi autentiche, mentre in cima alla scala, cinque dame indossavano preziosi abiti cinesi. Per le strade, si potevano ammirare mandarini, guerrieri, mercanti, contadini, pescatori, carovanieri, venditori di seta e droghe, e signore con ombrellini e ventagli.
Questo straordinario evento comprendeva numerose manifestazioni, tra cui feste, veglioni e spettacoli di "ombre" curati dal pittore milanese cavaliere A. Campi. La rievocazione della vita del Celeste Impero si concluse il 26 aprile, a seguito di un grande successo. Durante questo periodo, i fiorentini consumarono molte porzioni di riso e bevvero molte tazze di tè. Alla fine, tutti gli arredi della città cinese furono venduti all'asta a fin di bene.
Il Carnevale secondo Yorick figlio di Yorck dal libro "Su e giù per Firenze" del 1877 : [...] Tutte le case si vuotano a una cert'ora, tutti i passeggi pubblici si popolano d'una miriade di gente, i giorni sono chiari, le notti sono serene, gli animi sono tranquilli, e la gente ride, balla, folleggia, si piglia bel tempo, e corre di festa in festa col cervello a ciabatta, e col cuore spalancato. Carnevale !... Una paróla enigmatica che nessuno ha finora saputo spiegare a dovere, una parola senza babbo né mamma, registrata in contrabbando fra i
trovatelli dell' etimologia.... è una cosa pazza, ibrida, inconcepibile, un periodo d'allegria ufficiale, di divertimento obbligatorio, in cui lo Stato, il Municipio, la Chiesa intervengono solennemente a consigliare i sudditi e i fedeli credenti a fare delle scioccherie. Lo Stato chiude i Parlamenti, il Municipio prepara i balli e le mascherate, la Chiesa chiude un occliio sui peccati e mette in pronto l'assoluzione pei primi di quaresima. Gli uomini serii, i personaggi gravi, quelli che non sanno ridere senza fare una boccaccia e senza compromettere la propria dignità, non lo confesseranno forse troppo volentieri; ma tant'è, volere o non volere, subiscono anch'essi l'influenza della dolce temperie, e provano, come gli altri, il solletico di divertirsi e di darsi bel tempo a modo loro. S'ha un beli' esser babbi di famiglia, mariti bersagliati dalla fortuna, impiegati giubbilati o droghieri ; non si cessa per questo d' esser fiorentini ; e un fiorentino autentico, un fiorentino puro sangue, quando arrivano i giorni della baldoria carnevalesca, non può fare a meno di bruciare il suo granellino d' incenso sull'altare della follìa, e di spendere un po' del suo tempo e de' suoi quattrini a benefizio dell'ilarità nazionale. [...]
Due feste molto fiorentine ma serenamente decadute.
Un mestiere del lavaggio dei panni. Una pratica diffusa in città e campagna. Bagno a Ripoli era un grande centro attivo per questo lavoro.
Il prete veniva usato per rendere caldo il letto o anche per asciugare i panni o la biancheria, soprattutto quella dei bambini.
Nell'antichità, l'ospitalità era offerta da famiglie e istituzioni religiose. Gli alberghi a Firenze risalgono all'antica Roma.