I tetti fiorentini
"Quale è il mistero dei tetti di Firenze? (…)
Provatevi a guardarli, meditando, da Piazzale Michelangelo e da S. Miniato: è vero o non che essi formano, attorno al duplice centro della Cupola di S. Maria del Fiore e della Torre di Palazzo Vecchio, un «tutto» armoniosamente unito, quasi un sistema di proporzioni geometriche ed architettoniche che esprimono, come il «sistema stellare», ordine, bellezza, preghiera, riposo e pace?". Giorgio La Pira.
Tratto da Attilio Schiaparelli, La casa fiorentina e i suoi arredi nei secoli XIV e XV, Sansoni, Firenze, 1908
"Il tetto è senza dubbio la parte dell'abitazione fiorentina che dal Medio Evo ai nostri giorni ha subito minori modificazioni, consistendo allora come adesso in una struttura di legname reggente un coperto di pezzi di terra cotta. Senza entrare in particolari costruttivi troppo minuti, ci limiteremo a dire che esistevano tetti a quattro pioventi (1), ma che i più erano a due soli o a capanna (2) e che la struttura di legname si componeva essenzialmente di alcuni travi maestri, detti bordoni (3) collegati fra loro da correnti (4) e da piane (5) travi secondarie.
Fra l'uno e l'altro corrente poi trovavano luogo i travi più piccoli o asserelli (6) su cui poggiava direttamente il coperto.
Il tetto a cavalietti s'usava più che altro nelle chiese: tuttavia fu adottato talvolta anche nelle aule maggiori di edilizi civili (7).
Il coperto era di embrici, con le commessure protette da tegoli (8) oppure di filari di tegole disposti alternatamente a diritto e a rovescio (9).
Sormontavano il culmine del tetto i comignoli (10) da cui l'acqua scorrendo giù per le tegole o per gli embrici (detti appunto per ciò anche gronde (11), si raccoglieva negli acquidocci (12). Pare che i tetti fossero provveduti anche d'abbaini, chiamati occhi (13) dalla forma ovale delle aperture: certo si è che un abbaino con finestra ovale si vede nell'affresco di scuola giottesca rappresentante il sogno del vescovo Guido nella chiesa superiore di S. Francesco in Assisi (Fig. 2)
Finalmente in cima, come coronamento, stavano i fumaiuoli, simili nell'aspetto a torricelle, raramente quadrangolari, più spesso rotonde o poligonali, terminate a cono (14)."
1) Per es. sulle torri.
2) II dipinto rappresentante il supplizio del Savonarola che si conserva al Museo di S. Marco e offre un vasto panorama di Firenze, ce ne mette sott'occhio moltissimi. Fig.1
3) Arch. d. S. Fior., Libro d' entrata e uscita dei figliuoli di messer Lapo da Castiglionchio. In un foglio volante, fra alcune spese per riparazioni alla casa loro, si legge: « a Maso di Guidotto legnaiuolo per due bordoni, f. 18 ».
— Inv. 75 (1409) : « uno bordone d'abete di braccia vili ».
4) In una lista di spese fatte nell'anno 1409 si legge: « prò septem correntibus alberi prò tecto supra palcum in totum 11. iii 8. v ». Arch. d. Stat. Fior., Pupilli, 20, c. 118 t.
— Inv. 110 (1417): « dnos curentos fagii brachiorum quinque vel circa ».
5) Osped. di Gesù Pellegrino, Libri del camerlingo (13 novembre 1397): « in due piane d'abeti pel tetto 11. i s. viii ».
— Inv. 81 (1410): «8 piane overo travicene ». Secondo il Tommaseo (Dizionario) la piana è un legno non molto grosso lungo quattro o cinque braccia, riquadrato e più largo del corrente.
6) Osped. di Gesù Pellegrino, Libri del camerlingo (13 novembre 1397): « per uno pezzo di seggiola da teto e per venticinque asserelgli doppi da tetto, in tutto soldi quattordici ». Chiamavansi seggiole da tetto gli ultimi asserelli dal lato della grondaia (Vedi Tommaseo, Dizion.. alla parola seggiola).
— Ivi : « di detto (21 novembre 1397) per venticinque assereli dopi per inasserare el tetto, s. viiii ».
7) Osped. di Gesù Pellegrino, Libri del camerlingo (1402): «per una mensola da uno chavalletto del dormentorio, di braccia tre, soldi quindici>.
8) Osped. di Gesti Pellegrino, Libri del camerlingo: « a di vi di novembre (1394) comprai diciotto embrici e ventidue tegoli per la sopradetta chasa da monna Domenica stovigliaia, sta dirimpetto a Pinicho: costò l'embrice diciotto denari, e '1 tegolo cinque denari ». I tetti coperti d'embrici e tegoli dovevano essere nella Firenze antica, come sono nella moderna, di gran lunga i più comuni, tantoché, si può dire, i documenti grafici non ci offrono tetti d'altro genere.
9) Libro d'entrata e uscita dei figliuoli di messer Lapo da Castiglionchio, c. 114 r. (1382): «per tegholi e teghole e gronde a Diadato, in tutto 11. quatordici ». Come è noto le tegole stanno di per sé e sono molto maggiori dei tegoli che si adoperano sempre uniti agli embrici.
10) Osped. di Gesti Pellegrino, Libri del camerlingo: « addi xvi di novembre (1397) in otto comingnoli da tetto 11. 1 ».
11) Le gronde sono citate nel documento che riportiamo a p. 17 nota 3. Circa al significato della parola vedi il trattato Dell'Architettura di L. B. Alberti volgarizzato da Cosimo Bartoli, Firenze, 1550, p. 93.
12) Inv. 143 (1424) : « ii aqquidocci grandi da buche da tetto ».
13) Osped. di Gesù Pellegrino, Libri del camerlingo : « a di detto (30 ottobre 1405) per lo decto tetto per ochii di terra s. X. ».
14) Le rappresentazioni di fumaioli non sono rare negli antichi documenti figurati. Uno è riprodotto nell'affresco dell'adorazion de' Magi, eseguito da uno scolaro di Giotto nella chiesa inferiore di S. Francesco in Assisi: sette, nell'affresco di Masolino che figura S. Pietro che risuscita Tabita (Firenze, cappella Brancacci): due, nella pittura della chiesa di S. Agostino in S. Gimignano dove Benozzo Gozzoli rappresentò il piccolo Agostino affidato alle cure del pedagogo: quattro nelle miniature del Virgilio riccardiano.
Si incede, gli occhi fissi verso la meta, e non si ha tempo di voltarsi indietro.
Fin dal medioevo i Fiorentini, o almeno per coloro che potevano permettersi di fare delle spese di lusso.
È inutile ricordare gli avvenimenti vari e infiniti fu teatro questa piazza ch'era il centro della vita e del commercio di Firenze
Questo un riassunto di una grande Esposizione che coinvolse non solo l'Italia ma molte altre nazioni.