I Fiorentini al Caffè.
(La scena è in wagone, e la parola è sempre a quel chiacchierone del Giornalista)
- Caffè Doney.
è il santuario di tutta la famiglia dei Dandy e dei Fashionables, tanto indigeni che forestieri. Quivi conviene l’aristocratico puro sangue, e si mescola, senza toccarlo, al giovine di banco, al sensale, al commesso viaggiatore.
Qui bazzica il giovinetto, la prima volta che si lancia nel mondo. Qui si raduna la setta degli eleganti, dal Signorotto, fornito di un’asse patrimoniale, fino al damerino inchiodato e posticcio, e fino al giovane problematico, che spende, veste, monta a cavallo, giuoca, perde e paga, e non rende ragione alcuna del luogo dove attinga i fondi necessari per questa dispendiosa esistenza. Gli amici lo passano in rassegna,
quando egli è assente, e gli fanno addosso i conti più minuti, e lo stigmatizzano con supposizioni e sospetti sanguinosi; ma questo non toglie che quando il problematico arriva, tutto vestito e profumato, come un conte Ory, i suoi detrattori non sieno i primi a corregli incontro e a stringerli la mano.
- Caffè piccolo Elvetico.
questo caffè, dieci anni addietro, aveva una fisonomia particolare. Esso era il ritrovo di tutta la giovane letteratura militante del paese. Giornalisti, scrittori, romanzieri poeti da strenna, scrittori drammatici in versi
e in prosa, studenti, dottori e avvocati di fresca data, politicanti, giovani di spirito e tutti coloro compresi sotto la rubrica di bravi giovani, avevano scelto per secondo domicilio il Caffè piccolo Elvetico.
Invano il conduttore o proprietario tentò di disciogliere la combriccola, servendosi del sapore problematico delle sue bevande e della stoffa indigeribile delle sue cotolette o delle sue bifsteck. La combriccola tenne forte, e sfidò con eroismo, pari all’eroismo di Muzio Scevola, tutti i pericoli della colica e della indigestione. Ma quello che non fecero i barbari, fecerunt barbarini, cioè quello che non potè la mediocrità degli alimenti e dei liquidi, lo potè l’invasione e il vocalizzo dei cantanti. I cantanti a spasso, o scritturati, cominciarono a ricovrarsi al piccolo Elvetico, e l'antica società non potendo reggere all’abuso di tante scale semitonale e di tanti là, sì bemmolli e fà palleggiati da un punto all’altro della bottega, dovette battere in ritirata, e si disperse a poco a poco sulla superficie della città. Oggi si può dire che tutto il Piccolo Elvetico è in pieno dominio e dipendenza della famiglia canora, la quale vi si raccoglie e vi resta tutta la giornata sbadigliando, vocalizzando, fumando, mormorando, mangiando e pagando (qualche volta!) Oltre i cantanti, si vedono di tanto in tanto a questo caffè, maestri di musica, corrispondenti teatrali, giornalisti, impresari a zonzo, suonatori d’orchestra e fanatici di teatro e di concerti.
- Caffè Landini.
Gode fama di propinare ai suoi ricorrenti bibite se non perfettissime, almeno buone e discrete. E un via vai continuo, in tutte le ore del giorno e della sera. La sua società si compone, per la maggior parte, d’impiegati e di gente devota al palato. Incontentabile genus!...
- Caffè del Bottegone.
I Fiorentini, nel loro dialetto furbesco, chiamano questo Caffè, il Caffè dei Depositi, perchè vi si radunano molti uomini gravi per la loro età... e per la loro maniera di portare la cravatta. Ciò non toglie che il Caffè non sia egualmente frequentato da un stormo di gioventù, di tutte le risme e di tutti i colori, che forma la parte viva e animata di questo Caffè. Il Bottegone, una volta, era celebre per i suoi gelati, e per il fresco, che nelle sere d’estate procurava ai suoi ricorrenti, seduti sulle panche, dinanzi alle porte della bottega.
- Caffè Michelangelo.
È il Caffè dei giovani artisti, esercenti Pittura e Scultura. Questo caffè ha una stanza di fianco, che è detta particolarmente la Stanza degli Artisti, perchè è quella dove gli Artisti si raccolgono , per passarvi insieme e lietamente le lunghe serate d’ inverno. Le pareti di questa Stanza sono dipinte con diversi affreschi, fra i quali avvene alcuno di qualche merito.
- Castelmur.
È il piede-a-terra di tutti gli oziosi e di tutti gli intelligenti di pasticceria e di bevande spiritose. Le sue manifatture sono accreditatissime presso i buongustai, e meritamente.
La sua posizione topografica lo rende necessariamente il luogo di Stazione di tutti i vagabondi, che traversano dalla mattina alla sera, la popolosissima via dei Calzaiuoli.
- Witali.
- É Pasticceria e Caffè al tempo stesso: il suo buffet gode buon nome: e questo locale è popolalo particolarmente nella sera, allo sciogliersi delle piccole società, nelle diverse case, e all’uscire dei pubblici spettacoli.
- Caffè Grande Elvetico.
È un vasto Caffè; forse il più frequentato, per la sua centralità, di tutto Firenze.
Qui ci sono i caffè di Firenze anche se sempre in aggiornamento.
Livorno, XVII secolo: tolleranza religiosa, lusso turco. Visita di Seignelay, ricca storia, ereditata dal Granduca.
Il Ghetto venne istituito nel 1571 ma nonostante le persecuzioni di Cosimo I, gli ebrei contribuirono alla rinascita economica della città.
Come la rificolona è diventata parte integrante della cultura fiorentina, per adesso. Ma poi?
La semplicità della vita fiorentina, che non ha niente a che vedere con la vita politica.