Il calcio storico fiorentino è una tradizione radicata nella storia di Firenze, caratterizzata da uno spirito di squadra e da un duro scontro fisico, il tutto accompagnato dalla presenza imprevedibile di una palla. Questo gioco ha affascinato l'uomo per secoli, e ha avuto diverse manifestazioni in epoche diverse.
L'interesse per questo sport si fa risalire all'antichità, quando Greci e Romani praticavano giochi simili come la sferomachia e l'harpastum. Durante il periodo medievale in Francia, si giocava la soule, mentre molte città rinascimentali avevano la propria versione del gioco. Tuttavia, è a Firenze che il calcio storico ha acquisito una rilevanza particolare, diventando parte integrante dell'identità cittadina.
Le prime testimonianze scritte del calcio storico fiorentino ci provengono da Giovanni Frescobaldi, un autore del Quattrocento. Nel suo componimento poetico intitolato "Volendo seguitare il mio disegno," descrive una partita tenutasi in piazza Santo Spirito. La partita coinvolgeva quindici giocatori per squadra, provenienti sia dalle grandi famiglie fiorentine alleate dei Medici, come i Bardi, i Benci e gli Altoviti, sia dai ceti più umili, come suggeriscono alcuni soprannomi curiosi.
Nonostante le testimonianze del Quattrocento siano rare, il calcio storico fiorentino sembra essere emerso come una tradizione consolidata e un gioco partecipato verso la metà del secolo. Nella partita descritta da Frescobaldi, una squadra rappresenta Santo Spirito, mentre l'altra rappresenta "que' del Quartiere più giù al dirimpetto."
Verso la fine del Quattrocento e soprattutto nel Cinquecento, le testimonianze sul calcio storico fiorentino diventano più frequenti. Luca Landucci, nel suo Diario Fiorentino, menziona una partita suggestiva del 10 gennaio 1491, quando l'Arno ghiacciò e si giocò sulla sua superficie. Anche Jacopo Nardi nelle sue "Istorie della città di Firenze" critica Piero di Lorenzo de' Medici per la sua passione per il calcio storico.
Il gioco del calcio storico fiorentino aveva talmente preso piede che giocatori da tutta Italia si recavano a Firenze per allenarsi con Piero de' Medici. Tuttavia, questa passione per il gioco lo distrasse dai suoi doveri di governo, contribuendo alla caduta del potere mediceo nel 1494.
Un episodio particolarmente celebre nella storia del calcio storico fiorentino è la "Partita dell'Assedio" del 17 febbraio 1530. In questo caso, il gioco fu utilizzato per scopi di propaganda inversa. Dopo il Sacco di Roma, la Repubblica Fiorentina si trovò in guerra con l'esercito imperiale. I fiorentini decisero di organizzare una partita di calcio storico in piazza Santa Croce, in modo che gli assedianti potessero vedere il gioco dalle colline al di là delle mura.
Questo episodio è stato immortalato nella "Storia Fiorentina" di Benedetto Varchi:
«i giovani, sì per non intermettere l’antica usanza di giocare ogn’anno per carnovale, e sì ancora per maggior vilipendio de’ nimici, fecero in sulla piazza di Santa Croce una partita a livrea, venticinque bianchi e venticinque verdi, giocando una vitella; e per essere non soltanto sentiti, ma veduti misero una parte de’ sonatori con trombe e altri strumenti in sul comignolo del tetto di Santa Croce, dove dal Giramonte fu lor tratto una cannonata; ma la palla andò alta, e non fece male né danno a nissuna persona».
Le trasformazioni radicali dei negozi hanno ridisegnato la città, cancellando la vivacità delle vetrine e il richiamo irresistibile degli oggetti.
Non vi manca nulla; il lusso è sovrano; noto anche le serre calde per aver le rose, quando le rose non hanno costume di sbocciare.
Podere, famiglia colonica, casa rurale e proprietà costituivano una struttura armonica e indivisibile con obblighi, diritti e doveri.
Tradizionalmente in passato il grillo, veniva rinchiuso in gabbiette di sughero e filo di ferro in alcune festività