Entriamo in casa d'altri

Entriamo in casa d'altri
di Nino Tamassia 
(Revere, 1º dicembre 1860 – Padova, 11 dicembre 1931)

 giurista, politico e accademico italiano, studioso di storia del diritto e accademico dei Lincei.
 

Siamo entrati nella casa di altri, ma non dobbiamo preoccuparci: nel Trecento, si aveva grande rispetto per gli ospiti. In queste case, spesso troveremo solo anziani, malati o bambini. Il padrone di casa potrebbe essere al lavoro o in città. Se è un tipo spericolato, potrebbe essere a giocare o a oziare in piazza, e nei momenti di difficoltà economica, potrebbe non tornare a casa neppure dopo il nono rintocco della campana, quando le botteghe e le officine chiudono. Uno dei motivi potrebbe essere per evitare di sentire chiacchiere inutili. Tuttavia, se è una persona religiosa, potremmo trovarlo nella chiesa di Santa Reparata con gli altri artigiani. Questa chiesa attira persone più comuni, mentre i ricchi e gli eleganti preferiscono il Duomo.
All'aperto, Monna Berta è fuori a chiacchierare con le sue amiche davanti a casa, mentre i bambini più grandi fanno chiasso e disturbano Guido Cavalcanti che gioca a scacchi in piazza. Durante i pasti, la famiglia si riunisce, ma non aspettatevi una cena sontuosa come quelle preparate dal famoso cuoco del Trecento che ci ha lasciato ricette profumate e abbondanti. Siamo in una casa modesta, quindi la mobilia e le attrezzature sono scarse. In alcuni quartieri periferici della città, le case potevano essere molto peggiori. Ma le nozze dei poveri e tutto ciò che segue le nozze sono stati descritti in un sonetto del Trecento, che è ancora molto popolare oggi.
Forse è meglio tornare in piazza, dove c'è sempre qualcosa da vedere: tornei, feste in maschera, celebrazioni di calendimaggio e molte altre attrazioni. Le piazze e le vie sono il prolungamento naturale delle case, anche se non sono molto spaziose, e quindi sono frequentate da persone comuni. Alcuni, tuttavia, sono confinati in luoghi più brutti e stretti a causa dei debiti o di altre disgrazie. Ma la festa di San Giovanni Battista li rimetterà presto in circolazione.
 

Mercato Vecchio prima della distruzione.


(1) Leggasi la descrizione che del Mercato Vecchio fa il Pucci, in Race, di rime antiche toscane, III, Palermo. 1817, p. 305 (e. a. 13601. Per l'uscita degli operai dalle botteghe, cfr. Anon. fior.; Parad., XV, 97. Vedi inoltre. Decani., G. Vili, nov. 5, II, p. 216; G. Villani, op. cit.. XII, 17.
(2) Op. cit., p. 83. Che a Bologna i popolani « volassero per «aria» parlando in pubblico, lo afferma Odoredo, p. 167. Negli statuti dell'arte della lana a Siena, per evitare le « soperchie « arengarie » non si dà la parola a più di cinque « arengatori ». Statuti senesi in volgare, I, p. 309. Anche nei pubblici con- sigli, vigevano norme identiche: Stai. fior, cit., p. 49, e. 15.
(3) Sacchetti, Xov. 100.
(4) G. Villani, op. cit., IV. 4. Il Duomo all'epoca del Villani era il Battistero di San Giovanni.
(5) Zdekauer, Vita privata, ecc., p. 40; Sacchetti, No- vella 112; cfr. Decani., G. I, nov. io; I, p. 72 : « questa donna « con molte altre donne essendo a sedere davanti alla sua « porta » .
(6) Sacchetti, Nov. 68.
(7) libro della cucina del sec. XIV, in Scella cit., N. 4. Un ricordo di cucina. . . . principesca c'è in Inf. XX, 155. Quel che mangiava la povera gente non è difficile imaginare : veggansi i sonetti dell'Aretino Cene, in opposizione a quelli di Folgore, in Scella cit.. N. 172, p. 62 e segg.
(8) Sacchetti, Nov. 175 in fine: d'onde si ricava che le camere appena potevano contenere una lettiera. Rare le stanze, ove non vi fossero telai. Santini, Doc. cit., p. 304; a. 1224, n. 55 : « unam maidam, unam archam et tria telaria». Per maggiori notizie, Zdekauer, Vita privata, p. 33-9.
(9) Sul borgo « Pidollioso», che anche il Villani rammenta (IV, 91 vedi Davidsohn, Forsch. cit., p. 119. Né questo nome di borgo, com'è noto, si trova solo a Firenze.
(10) E se il sonetto (Scella cit., n. S2, p. 203) fosse un po' meno antico , la verità resta egualmente , sempre antica e sempre nuova.
(11) E chi può fare una rassegna completa di questi pubblici divertimenti? Vedi per es. G. Villani, op. cit., V, 89 la. 12S31, che descrive una festa che richiama tutta Firenze. Ha ragione un arguto storico fiorentino: un paio di nozze bastava a rallegrare l' intera città.
(12) G. Villani, op. cit., XII, 83; usanza che si può ricol- legare a vecchie leggi romane: Cod. Theod. IX, 38, 3.

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