Santa Maria Nipotecosa
Chiesa distrutta durante il risanamento ottocentesco
(via Calzaiuoli a Firenze)
"L'antica denominazione Nepotecosa, Nipoticosa, con la quale fu generalmente distinta questa chiesa, è originaria dalla famiglia che ne fu la fondatrice. Nepotumcose non sono che gli Adimari nipoti de' Cosi: «i quali Cosi oggi abitano in Porta Rossa: e uno di loro per antico fece la chiesa di Santa Maria Nipotecosa, e però è così nominata la detta chiesa» (1).
Giovanni Villani scrive: «Eranvi gli Adimari, i quali furono stratti di casa i Cosi, che oggi habitano in porta rossa, et santa Maria Nepotecosa fecero eglino». La prima volta, che troviamo ricordati gli Adimari nipoti de' Cosi, è in una cartapecora di Vallombrosa del dì 13 gennaio 1105, nella quale si legge che Piero del fu Bernardo fa donazione a Donzella di Ranieri della terza parte dei beni immobili che possedeva in Firenze, a Gignoro, a Ripoli e altrove. L'atto è rogato in Firenze e tra le firme dei testimoni vi è quella di adimari nepos cose....
Santa Maria Nepotecose trovasi nel citato elenco vaticano dell'anno 1275 e nell'atto di nomina del procuratore del clero, dell'anno 1286, tra i rettori delle chiese di Firenze comparisce presbite zaccheus rector ecclesie sancte Diarie nepoticose. Marco di Bartolommeo Rustichi la ricorda così nel suo codice: E vi la chiesa disanta, maria nipotechosi, e ne riporta il disegno come trovavasi ai suoi tempi. Sarebbe stata detta anche degli Adimari dalle case di questa famiglia prossime alla chiesa, talvolta del Giglio dal canto del Giglio dove trovavasi edificata.
Il titolo di San Donnino, con cui talvolta vien chiamata, forse non è più antico del secolo XVII e deve avere avuto origine dal culto che prestavasi particolarmente a questo Santo, invocato per la guarigione dei morsi dei cani arrabbiati, se pure non sia il titolo di qualche chiesuola anticamente esistente nella stessa via e che per essere stata demolita, sia stato unito a questa chiesa.
La facciata era decorata da due ovati dipinti a fresco, uno dei quali rappresentava San Cristoforo e l'altro San Donnino. Sebbene più volte restaurata, conservava in gran parte l'antica struttura: aveva l'altare principale vòlto a oriente e il presbiterio elevato dal suolo.
Presso la chiesa, in alto, eravi un terrazzo, circa il quale molto discussero gli eruditi del secolo XVIII, ma che non doveva avere altro scopo che la vista degli spettacoli, che spesso si davano nel Corso. Fu delle trentasei parrocchie e rimase soppressa con tante altre antiche chiesuole nell'anno 1768. E oggi ricordata da questa iscrizione, che si legge sullo stabile col n. 18 in via Calzaioli:
INSINO ALL' UNDECIMO SECOLO
QUI SORGEVA LA CHIESA DI S. MARIA NIPOTECOSA
ABOLITA NEL MDCCLXVIII"
(1) Alcuni attribuiscono il curioso nome (esistente anche nella grafia "Nipotecosa") a una storpiatura del nome (Davidsohn), uno degli Adimari "nepos Cose" (nipote dei Cosi), come risulta in una segnatura dell'abbazia di Vallombrosa del 13 gennaio 1105. Altri, come Ugo Procacci, ipotizzano una derivazione, storpiata, dal greco che significherebbe Maria partoriente, e rende più probabile l'uso come epiclesi (invocazione).
Tratto da Arnaldo Cocchi, Le chiese di Firenze dal secolo IV al secolo XX, Firenze, Pellas, Cocchi & Chiti successori, 1903
Una delle più antiche chiese parrocchiali d'Oltrarno, dedicata a Santa Maria e ugualmente detta Santa Maria de' Bardi.
Sulla facciata della chiesa si trovava un San Cristoforo colossale della mano di Antonio del Pollaiolo, come riporta Filippo Baldinucci.
La chiesa ha avuto un ruolo nella storia fiorentina, culminato negli anni Trenta del secolo scorso con le "Messe dei poveri".
L'antichissima chiesa di Sant'Apollinare a Firenze si trovava nell'attuale piazza San Firenze.