San Gimignano
Abitato dagli etruschi fin dal III secolo a.C.
La luna non ama le vecchie pietre. Ama le case bianche, le bianche strade, i palazzi marmorei, gli smalti delle lagune. E delle vecchie pietre ama semmai i muri grommosi, anneriti e inumiditi, dove possa insinuarsi destando luccichii di gemme fredde.
Le mura e le torri di S. Gimignano (Fig. 1) non avrebbero quindi il beneficio di essere accarezzate dalla luna: il travertino il tufo i mattoni rossi e anche gialli non si sono ricoperti di nessuna gromma e danno al paese l'intonazione fondamentale di un bruno caldo ma non fosco. E però il paese austero vibra di tutto il suo fulgore, canta tutta la sua vita quando il sole, tramontando dietro la boscaglia di monte Carrobbio, ne imporpora i tredici stocchi delle torri, e i baluardi rotondi.
Nel plenilunio le pietre brune sono sfiorate dalla luna; e tutte le torri sembrano quasi stole aeree che di poco staccano nella notte perlacea. E pure la luna è la rivelazione di S. Gimignano; nel contrasto delle ombre più che nella diffusione della luce. Poiché la via S. Matteo (fig. 2) è tortuosa e sale vagamente verso la piazza della Cisterna (fig. 3) e le tettoie delle case sembrano ampie visiere abbassate e gli svolti e gli archivolti danno impressioni strane a chi vi getti uno sguardo discendendo già per l'altra via S. Giovanni (fig. 4)
Ma specialmente la rivelazione del paese perché la sua luce non fa balzare le stridenti e odiose note delle persiane moderne e degli stupidi intonachi.
Cosi il carattere del luogo ci appare integro e perfetto come noi trecento, quelle sono lo antiche vie attraversate dal carroccio del Comune, quelle sono lo case dalle belle bifore in cui il sentimento privato seppe ottenere la espressione più acconcia.
Ma pur con queste inpronte che sempre meglio tornano alla luce sotto l'intonaco, la vita moderna non declinae non si avvilisce. Pur inetta a continuaro una cosa pura tradizione, essa può togliere a qualunque tedesco le malinconie dei paragoni con Pompei, contro cui fieremente o argutamonte insorse anche Giosuè Carducci.
La piazza della Collegiata (fig. 6) fu sterrata nel 1796 su disegno di un tal Marinelli che forse era un uomo di scarso gusto; altrimenti non si spiega come mai vollero credere che rifare le case con grafite grigiastra fosse un modo moderno, per l'epoca ovviamente. Oggi è una splendida cittadina restaurata con gusto e accoglie ogni anni milioni di turisti.
Le Gallerie degli Uffizi si preparano a offrire specialità toscane e austriache nel Giardino di Boboli.
la sera del 7 settembre si recavano in folla in Piazza dell'Annunziata a godere dello spettacolo.
la modernizzazione ha sacrificato molti monumenti storici, trasformando il cuore di Firenze in un'area troppo simile alle moderne città d'Italia.
l'Istituto Agrario si estendeva da via delle Cascine a Via del Barco ed era compreso tra l'attuale viale dell'Aeronautica ed il fosso Macinante.