Palazzo Pitti

Tratto da Michele De Benedetti, Palazzi e ville reali d'Italia, Firenze, 1911

Luca Pitti, privato cittadino repubblicano e gonfaloniere di giustizia, secondo ci narra la cronaca di Buonaccorso Pitti, ardì concepire l' idea di un palazzo che superasse per grandiosità di proporzioni e ricchezza quelli delle famiglie più potenti di Firenze.
Non è tuttavia possibile, come vuole una leggenda, che egli ingelosito in ispecial modo della magnificenza spiegata da Filippo Strozzi nella costruzione del proprio palazzo affermasse di volerne fare uno «così grande da poter contenere nel cortile il suo.» Il palazzo Strozzi non fu iniziato da Benedetto da Majano che nel 1487, ossia quarantanove anni dopo quello di Pitti.
E' più probabile invece che, acerrimo avversario dei Medici, egli volesse far opera più grandiosa del palazzo edificato da Cosimo il Vecchio in via Larga. Comunque è certo che nel 1440 diede incarico a Ser Brunellesco della costruzione del palazzo. Ma riconciliatosi Luca Pitti con i Medici e preparata in tal modo la propria rovina, Buonaccorso suo pronipote si ridusse a venderlo nel 1449, ossia nove anni solo dopo il suo inizio, ad Eleonora di Toledo sposa di Cosimo dei Medici, per 9000 fiorini d'oro.
Così il Vasari ci racconta nella Vita del Brunelleschi: «Lo lasciò messer Luca imperfetto, per gli travagli ch'egli ebbe per conto dello Stato: e gli eredi perchè non avevan modo di finirlo acciò non andasse in rovina furon contenti di compiacere la Signora duchessa la quale mentre visse vi andò sempre spendendo, ma non però in modo che potesse sperare di così tosto finirlo.»
Il palazzo acquistato dai Medici non consisteva che nella parte centrale dell'attuale palazzo con sette finestre al primo piano e tre porte e quattro finestre ferrate al piano terra, come si vede raffigurato nel riquadro in alto del ritratto di « Donna di casa Pitti » che è nel corridoio fra la Galleria degli Ufiìzi e il palazzo stesso.
Eleonora condusse molto innanzi la fabbrica sotto la direzione di Bartolomeo Ammannati, il quale nel 1568 costruì il cortile con tre ordini di archi sviluppando un concetto di tipo classico che sebbene nulla abbia di comune con lo stile del Brunelleschi ne conserva tuttavia il carattere potente e severo. Intorno al cortile l'Ammannati creò un giro di stanze, e la facciata rimase di sette finestre con aggiunte laterali che terminavano più indietro formando al primo piano due ampie terrazze. Chiuse anche le porte laterali del prospetto creandovi due finestre. Dal Vasari architetto del palazzo degli Uffìzi, Cosimo I fece poi costruire il lungo corridoio che sulle arcate di Ponte Vecchio mette in comunicazione i due edifizii.

Luca Pitti davanti al suo palazzo, Cappella Pitti, 

Santo Spirito (Firenze)

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Cosimo II iniziò nel 1620 il proseguimento del palazzo sotto la direzione di Giulio Parigi, costruendo l'ala destra a levante, per eseguire il qual lavoro si dovettero atterrare più case che formavano una stradella denominata via delle Cave. L'ala opposta ebbe principio nel 1631 durante il regno di Ferdinando II figlio di Cosimo, sotto la direzione dello stesso Parigi. Nella vita che di questo architetto scrisse il Baldinucci si narra che egli «fece l'accrescimento dall'uno all'altro lato, con universale plauso dei più intendenti dell'arte.» Lo stesso Giulio Parigi accenna in alcuni suoi ricordi al principio di un tale lavoro: «A dì 7 Settembre 1631 si messe la prima pietra della cantonata del fine del Palazzo di verso S. Pier Gattolini. Si cantò la messa dello Spirito Santo: si messe una cassetta di pietra con entro due cassette di piombo con medaglie de' serenissimi principi.»
A lui devesi dunque l'aggiunta alla vecchia facciata di tre finestre per lato: in basso creò altre due finestre sullo stile di quelle dell'Ammarinati e due porte agli estremi. Del figlio di Giulio Parigi, Alfonso, è opera l'ampliamento del piano terreno e del primo piano che formano i limiti esterni della facciata attuale, raggiungente così il massimo sviluppo di braccia 250, equivalenti a metri 143.
Ma ad Alfonso Parigi toccò anche di compiere un'opera d'ingegneria che ancora adesso, se è tale quale la narra un suo biografo, nappare di straordinaria arditezza: «nel 1640 la facciata più antica del palazzo dal principio del primo piano in su incominciava a pendere verso la piazza uscita già dal suo piombo un terzo di braccio: quando Alfonso Parigi architetto, figlio di Giulio assunse la difficile impresa meravigliosa di tirare indietro e rimettere a piombo quella smisurata muraglia e vi riuscì col seguente metodo: forò il muro per adattarvi grossissime catene di ferro che intestò dalla parte della facciata con forti paletti e fatte passar le catene sotto i pavimenti vi adattò dall'opposta estremità certi particolari strumenti a vite da lui composti e con essi e con leve e con argani operò in modo che ottenne l'intento.»

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Come l'aveva lasciato Alfonso Parigi rimase il palazzo Pitti durante il regno di Cosimo e di Gian Gastone e solo nel 1764 sotto il governo del Granduca Pietro Leopoldo I cominciò a sorgere l'altro loggiato di destra, che fu proseguito sotto Ferdinando III e compiuto nel 1799. Al tempo del Duca Leopoldo, fu iniziata la costruzione del quartiere della Meridiana, architetto Gaspare Paoletti. Proseguito dal Cacciani durante il regno di Ferdinando III ebbe compimento per ordine di Leopoldo II con disegno di Pasquale Poccianti che vi aggiunse una facciata rivolta a mezzogiorno. Al Poccianti devesi anche il grande atrio che dalla porta principale mette al cortile dell'Ammannati. Sono di lui il piccolo torrione che sta sopra all'ingresso di Boboli, i bastioni chiamati Rondò, nella loro forma attuale, come i prospetti al termine dei due loggiati. Egli lavorò anche nell'interno del palazzo creando due grandiosi scaloni. Per dare uno speciale accesso alle Gallerie fu fatta costruire nel 1896 una nuova e bella scala, detta Scala del Re, con architettura di Luigi del Moro.

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Pitti albergo di Regi
Per le stagion festose,
Quai nelle notti ombrose
Furo i maggior tui pregi?
Quando udisti d'Orfeo note dogliose
Ver la città di Dite?
O quando il pie d'argento
In te degnò mostrar l'alma Anfitrite ?
O quando al bel concento
Dì tamburi guerrieri
Fur tanti duci altieri
D'infinito ornamento?

Con questi versi accenna il Chiabrera a tre feste date al palazzo Pitti: la rappresentazione dell'Euridice del Rinuccini; il ballo delle Deità Marine nel 1612 e la Naumachia o battaglia navale per le nozze di Ferdinando con Cristina di Lorena. E non fu altro, naturalmente, tutta la storia, dirò così, esteriore, di palazzo Pitti, quella che apparve agli occhi del mondo nella cornice delle sue sale magnifiche e nel nido dei suoi giardini lussureggianti, se non una storia di pompe, quali ricorda il Chiabrera, una ininterrotta vicenda di matrimonii, di funerali, di nascite, di cerimonie, di ricevimenti, di feste. Ma quanti avvenimenti politici ebbero in esso l'origine o il destino, quanti drammi di anime hanno celato le sue mura, tempeste di passioni, di ambizione, di amore, di odio! E quale luce anche di bellezza e di sapienza ne trasparì, se pure, quando esso accolse la famiglia dei Medici, l'arte italiana aveva toccato il sommo della parabola e le tradizioni di illuminato mecenatismo dei discendenti di Lorenzo il Magnifico non potevano perpetuarsi che a favore di una schiera non men scarsa, ma certo men nobile di artisti di quella che il secolo XVI aveva visto irradiarsi da Firenze nel mondo!
Compressi da Cosimo I gli ultimi moti convulsivi della libertà Fiorentina e debellata la repubblica di Siena, il palazzo Pitti fa la sua prima comparsa nella storia, perchè è in esso che il 2 aprile 1555 furono dal duca ricevuti i deputati senesi, cui egli dettò la capitolazione ratificata poi il giorno 18.

Nel 1558 il 3 luglio fu celebrato nella cappella del palazzo il matrimonio fra Lucrezia dei Medici figlia di Cosimo e il Principe Alfonso d'Este primogenito del Duca di Ferrara. Il 3 settembre dello stesso anno vi si compirono le nozze di un'altra figlia del Granduca, Donna Isabella con Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano, nozze che ebbero un drammatico epilogo nella villa di Cerreto. Pochi anni dopo è anche a Pitti che Cosimo I strinse l'indissolubile legame con la sua già amante Camilla Martelli, dopo la misteriosa o troppo chiara tragedia che nel 1562 gli sottrasse in una volta i due figli Garcia e Giovanni e poi la moglie Eleonora. Una gran festa ricordano i cronisti il 25 dicembre del 1565, in cui avvenne la rappresentazione scenica della Cofanaria commedia in versi di Francesco dell'Ambra intrecciata con balli di Gio. Batt. Ceni e musica di Francesco Corteccia. Cosimo I morì al palazzo Pitti il 21 aprile del 1574, all'età di 55 anni, avendone regnato trentasette.

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Il 20 di maggio 1577 vi nacque il figlio del Granduca Francesco e dell'Arciduchessa Giovanna d'Austria sua moglie.
Il 18 giugno 1579 Francesco dei Medici sposava segretamente Bianca Cappello nell'oratorio del palazzo: il 12 settembre successivo avvenne la solenne incoronazione della Cappello dichiarata con decreto del Senato Veneto, figlia della Repubblica. Fra le feste che ebbero luogo in tale occasione ì diaristi ricordano un solenne torneo: certo esse dovettero apparire anche per quel tempo di uno straordinario splendore se si ritennero degne di essere consacrate dall'incisione in una raccolta divenuta assai rara dal titolo «Feste nelle nozze del Serenissimo Medici Granduca di Toscana e della Serenissima sua consorte la signora Capello.»
Diede occasione ad altri divertimenti in palazzo Pitti, il matrimonio della Principessa Eleonora col Principe Vincenzo Gonzaga. Le feste che ebbero luogo per la venuta in Firenze di Maria Cristina di Lorena sposa del Granduca Ferdinando, fra cui la Naumachia ricordata dal Chiabrera, furono allestite dall'architetto Buontalenti non disdegnoso, come non lo furono altri artisti anche di lui maggiori, di partecipare alla preparazione di simili effimeri apparati di bellezza e di gioia. Durante il regno di Ferdinando il fasto sarà abituale alla corte; il suo orgoglio, la sua sete dì godere, il suo desiderio di dominare che già si erano rivelati sotto la veste cardinalizia si esprimeranno in fantasie favolose.
Fu infatti con indescrivibile magnificenza che si celebrò nel 1600 il matrimonio di sua nipote Maria, figlia di Francesco e della Cappello, con Enrico IV Re di Francia. Fra le tante feste e le rappresentazioni, cui concorsero il Buontalenti e il Giambologna, fu quella, che anche il Chiabrera ricorda avvenuta a Pitti, dell'Euridice del Rinuccini posta in musica da Iacopo Peri. Nello stesso palazzo avvenivano con altrettanto splendore nel 1608 le nozze di Maddalena d'Austria con il Prìncipe Cosimo figlio primogenito di Ferdinando che l'anno di poi succedeva al padre. Nel 1612 il passaggio del Cardinale Gonzaga che andava a prendere possesso del ducato di Mantova; nel 161 5 l'imposizione della berretta cardinalizia al Principe don Carlo fratello del Granduca; nel 1617 il matrimonio di Caterina dei Medici col Duca di Mantova; nel 1620 il ricevimento dell'Arciduca Carlo fratello della oranduchessa Maddalena che Filippo II aveva nominato Re di Spagna, furono tutte occasioni per spettacoli grandiosi, cui diede opera Giulio Parigi. Ma chi sa quante volte negli stessi anni, dalle terrazze di Pitti, Galileo Galilei avrà fatto sollevare gli occhi verso il firmamento al suo protettore Cosimo che ancora giovane trascinava il corpo infermo nelle sale del palazzo, per rivelargli primo lo splendore delle leggi cosmiche, più vivo ancora dello splendore degli astri! Durante il granducato di Ferdinando II, in occasione della venuta del Cardinale Barberini nipote del Papa Urbano VIII, fu rappresentata nel 1626 l'opera Giuditta composta dal Salvadori. Per il matrimonio di Ferdinando stesso con Vittoria della Rovere, Principessa d'Urbino, fu allestito nel cortile di Pitti il dramma in cinque atti di Gio. Carlo Coppola, napolitano, Le Nozze degli Dei, con macchine e decorazioni dell'architetto Alfonso Parigi. Si celebrò nel palazzo anche il matrimonio della Principessa Anna dei Medici con l'Arciduca d'Austria Ferdinando d'Insbruck ed in occasione del loro ritorno ebbe luogo nel 1652 un gran torneo nel Giardino di Boboli. Ma più che altro memorabile è in quel tempo palazzo Pitti nella storia della scienza per essere ivi sorta la celebre «Accademia del Cimento.»
Galileo Galilei aveva durante il suo soggiorno in Firenze suscitato ardore nuovo di ricerca e di sapere e rimessi in onore gli studii di fisica e di matematica. Aveva anche fondato una scuola e lasciati parecchi allievi, fra i quali Niccolò Aggiunti, Evangelista Torricelli, Vincenzo Viviani. Ferdinando prese parte a quell'alto movimento di coltura: il Cardinale Leopoldo suo fratello ebbe l'idea di fondare l'Accademia. «È ancora una bell'epoca per Firenze» scrive l'Yriarte; «si vede un Granduca in veste di laboratorio nel suo palazzo accanto al fratello già appartenente alla chiesa, proseguire con l'aiuto di Vincenzo Viviani le esperienze che hanno per iscopo di rendere il mercurio malleabile.»  La prima adunanza dell'Accademia ebbe luogo in palazzo Pitti il 19 giugno 1657. I convocati erano nove: il Granduca, il Cardinale Leopoldo, i fratelli Paolo e Candido del Buono, Alessandro Marsili, Vincenzo Viviani, Francesco Redi, Antonio Oliva, Alfonso Borelli, il conte Carlo Rinaldini e il conte Lorenzo Magalotti. Anche l'Accademia della Crusca tenne un'adunanza al palazzo Granducale in occasione della venuta del Principe Adolfo conte Palatino e fratello del Re di Svezia, l'anno 1654.

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Palazzo Pitti fu poi testimone delle tristezze coniugali di Margherita d'Orléans sposa a Cosimo III, dall'intolleranza del quale essa fu prima costretta a rifugiarsi a Poggio a Caiano e quindi in Francia. E fu testimone pure di intrighi d'ogni specie, che prepararono sotto il regno di quel Principe ascetico, debole e vanitoso, i primi crolli alla potenza della famiglia dei Medici. Si celebrarono in quegli anni a Pitti i due ultimi solenni matrimonii, quello del figlio Ferdinando che sposò nel 1688 la Principessa Violante Beatrice di Baviera dalla quale subito si separò conducendo vita dissoluta e morendo assai giovane nel 17 13, e quello di Anna Maria Luisa dei Medici col Principe Giovanni Guglielmo Elettore Palatino. E siamo all'ultimo Granducato Mediceo, al regno tumultuoso dell'infelice Giovan Gastone alla cui morte nel 1737 il trono passava alla branca di Lorena della Casa Imperiale d'Austria. Francesco di Lorena entrò in Firenze e prese possesso di palazzo Pitti il 19 gennaio 1738 con suo fratello Carlo di Lorena e l'Arciduchessa Maria Teresa, Ritornato in Austria e costituita la reggenza gli successe Pietro Leopoldo I suo figlio che s'insediò a Firenze con Maria Luisa di Spagna il 13 settembre 1765; per poi, diventato alla sua volta Imperatore d'Austria, cedere nel 1791 il regno all'Arciduca Ferdinando secondogenito che aveva sposato Luisa Maria Amalia figlia di Ferdinando, Re di Napoli.

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Napoleone Bonaparte fu a Pitti una sola volta, il 27 giugno 1790, per fare omaggio al Granduca : occupata poi Firenze per tre mesi dai Francesi, dal marzo al luglio 1799, il palazzo Pitti e la Galleria vennero spogliate dal Commissario di guerra Yoly, guidato dal pittore Wicar. Le opere spedite a Parigi, furono in seguito restituite. Rovesciato da Napoleone il Direttorio, nell'ottobre dello stesso anno i Francesi rientrarono in Firenze e in seguito al trattato di Luneville fra la Francia e l'Austria nel 1801, la Toscana fu ceduta all'Infante don Ludovico Principe ereditario di Parma che entrò solennemente in Firenze il 12 agosto 1801 ricevuto dal generale Murat. Morto egli nel 1803, governò la Regina per il figlio ancora minorenne: è l'epoca della trasformazione di palazzo Pitti, nell'arredamento e in parte nella decorazione, in istile Impero. Un secondo periodo Napoleonico fu quello che durò dal 1807 al 1814: il Bonaparte aveva conferito sotto il titolo di Granducato la Toscana a sua sorella Elisa sposa a Felice Baciocchi, la quale fece il suo ingresso a Pitti il 1° aprile 1808. Con la Restaurazione rientrava nel 18 14 Ferdinando III che ampliò, come già accennai, il palazzo delle due ali laterali. Nella cappella egli sposò in seconde nozze nel 1821 Maria Ferdinanda Amelia figlia di Massimiliano Principe di Sassonia e a Pitti morì nel 1824. Gli successe Leopoldo II ultimo Granduca di Toscana. 
Nel 1831 palazzo Pitti risuonò delle grida delle prime insurrezioni italiane. Durante il periodo di vita italiana che si chiamò delle riforme molti ricevimenti e feste vi furono date fra le quali una grandiosissima nel luglio 1839. Vittorio Emanuele II giunse a Firenze il 3 febbraio 1865 ed andò ad abitare il Quartiere della Meridiana.

Palazzo Pitti, lunetta di Giusto Utens del 1599
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