Il Falò delle Vanità

I Piagnoni. 
Seguaci di Savonarola e il Falò delle Vanità.
Alla fine del XV secolo, Firenze era una città in piena trasformazione, al centro della cultura, dell’arte e della politica europea. Tuttavia, era anche una città che, secondo alcuni, stava sprofondando nel peccato e nella corruzione. In questo contesto, emerse una figura che avrebbe lasciato un segno indelebile sulla storia fiorentina: Girolamo Savonarola. Egli, un frate domenicano giunto a Firenze dalla Ferrara, iniziò a predicare contro i vizi e la decadenza morale della società, attirando l’attenzione di molti cittadini stanchi del lusso e della frivolezza che dominavano la vita quotidiana. I suoi seguaci, conosciuti come “Piagnoni”, furono pronti a seguire il frate nella sua missione di purificazione della città, abbracciando una visione di austerità e penitenza.

Gonin F. & Sonzogno E. edit., Gonin F. & Sonzogno E. edit.Savonarola al letto di morte di Lorenzo de' Medici1864L’influenza di Savonarola divenne rapidamente così forte da minacciare non solo i costumi, ma anche il potere politico a Firenze. I Medici, che avevano governato la città per decenni, furono costretti a lasciare Firenze nel 1494, in parte a causa delle turbolenze create dal predicatore. Con la loro caduta, Savonarola divenne di fatto il leader morale della città, e i Piagnoni acquisirono un ruolo predominante nella vita pubblica. Tuttavia, il loro fervore religioso portò a una serie di iniziative radicali. Una delle più famigerate fu il "Falò delle Vanità" del 1497, un evento che rappresenta simbolicamente la volontà di Savonarola di sradicare il peccato e la corruzione dalla città, ma che sollevò anche molte critiche e opposizioni.

- Come riuscirono i Piagnoni a trasformare Firenze e quali furono le conseguenze delle loro azioni radicali come il Falò delle Vanità? E perché queste iniziative causarono un così grande tumulto nella società fiorentina del tempo?
- I Piagnoni erano un gruppo di seguaci di Savonarola che abbracciavano la sua visione di un ritorno ai valori cristiani puri e semplici. Il termine "Piagnoni", inizialmente usato in senso dispregiativo per descrivere il loro atteggiamento penitenziale e la propensione al pianto e alla lamentazione durante i sermoni, divenne poi sinonimo di devoti ferventi che sostenevano la necessità di riforme sociali e religiose. Savonarola, con la sua eloquenza e il suo carisma, denunciava senza esitazione i peccati dei potenti e dei ricchi, attirando l’appoggio delle classi meno abbienti e di coloro che vedevano nella sua predicazione una speranza di cambiamento.

Savonarola predica contro il lusso e prepara il rogo delle vanità (quadro di Ludwig von Langenmantel, 1881)La predicazione di Savonarola non si limitava alla sfera spirituale, ma si estendeva a tutti gli aspetti della vita quotidiana. Egli condannava l'eccesso e la frivolezza che permeavano la cultura rinascimentale fiorentina, dai festeggiamenti sfarzosi alle opere d'arte che celebravano la bellezza umana. L’idea era che la città, per prosperare, doveva abbandonare ogni forma di edonismo e riscoprire una vita semplice e devota.
Il Carnevale del 1497 rappresentò il culmine della campagna moralizzatrice dei Piagnoni. Anziché celebrare con balli e festeggiamenti, Savonarola propose un atto di contrizione collettiva che passò alla storia come il "Falò delle Vanità". L'evento avvenne il Martedì Grasso, giorno che tradizionalmente segnava la conclusione del Carnevale con grandi festeggiamenti. Tuttavia, sotto l'influenza di Savonarola, i Piagnoni organizzarono un rogo in cui furono bruciati oggetti considerati simboli di vanità e peccato: dipinti, sculture, strumenti musicali, libri di poesie, vestiti sfarzosi, specchi e cosmetici.

Giorgio Vasari, storico dell'arte e pittore, descrive vividamente questo evento nella sua opera, sottolineando la perdita irreparabile di numerose opere d'arte di grande valore. Tra gli artisti coinvolti vi fu Sandro Botticelli, che secondo alcune fonti contribuì volontariamente al Falò, bruciando alcune delle sue opere che riteneva non più in linea con i nuovi ideali morali. Vasari riporta come Baccio della Porta (che sarebbe poi diventato Fra Bartolomeo, dopo aver abbracciato la vita monastica) portò a bruciare tutti i suoi disegni di figure nude, un atto che simboleggiava il rigetto della celebrazione della forma umana tipica del Rinascimento.

Il Falò non fu solo un evento simbolico, ma una dichiarazione politica e culturale. I Piagnoni cercarono di ridefinire l'identità di Firenze, trasformandola da centro del Rinascimento artistico e culturale a baluardo della moralità e della purezza cristiana. Le politiche introdotte da Savonarola durante il suo periodo di influenza comprendevano una maggiore regolamentazione dei costumi, la promozione della carità e il tentativo di creare una repubblica basata sui principi cristiani. Tuttavia, queste riforme incontrarono una resistenza crescente. I nemici di Savonarola non erano solo i sostenitori della vecchia aristocrazia medicea, ma anche artisti, intellettuali e commercianti che vedevano minacciato il loro modo di vivere. L’eccessiva rigidità e l’imposizione di norme morali crearono un clima di repressione, che alla fine portò a una reazione violenta contro lo stesso Savonarola. Le autorità ecclesiastiche, infastidite dalla sua critica aperta anche nei confronti della Chiesa romana, lo scomunicarono. Nel 1498, dopo un breve processo, Savonarola fu condannato a morte e giustiziato nella stessa piazza dove aveva predicato tante volte.

Il movimento dei Piagnoni e le iniziative radicali come il Falò delle Vanità hanno generato dibattiti accesi tra storici e studiosi. Alcuni vedono in Savonarola un precursore della Riforma protestante, un uomo che cercò di portare un cambiamento necessario in una società corrotta. Altri, invece, lo considerano un fanatico che distrusse parte del patrimonio culturale di Firenze in nome di una visione troppo rigida e intollerante della religione. In ogni caso, la sua figura continua a suscitare interesse e controversie, e il movimento dei Piagnoni rappresenta un esempio estremo di come le idee religiose possano influenzare la politica e la cultura di un’intera città.

I Piagnoni, sotto la guida di Savonarola, cercarono di trasformare Firenze in una città devota e morale, ma il loro zelo portò alla distruzione di opere d’arte e a un clima di austerità che non poteva durare a lungo. La loro parabola rappresenta un momento di tensione tra la libertà artistica e la rigida moralità, tra la tradizione e il cambiamento. Anche se la loro influenza fu temporanea, gli effetti del loro fervore si fecero sentire ben oltre la caduta di Savonarola.

Bibliografia
- Martines, Lauro, Firenze nel Rinascimento: una storia sociale, Laterza, Roma-Bari, 2007.
- Procacci, Giuliano, Storia degli italiani, Laterza, Roma-Bari, 2006.
- Rubinstein, Nicolai, Il governo di Firenze sotto i Medici (1434-1494), Sansoni, Firenze, 1978.

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