La funzione del fuoco santo.

La funzione del fuoco santo.

 
Nella chiesa dei Santi Apostoli si conservano alcune scaglie di pietra, dette del Santo Sepolcro, le quali si costudivano in Santa Maria sopra Porta, prima che fosse soppressa. Secondo una leggenda, sarebbero state recate da Gerusalemme da Pazzo di Ranieri de' Pazzi quando fece ritorno dalla crociata che Pp. Urbano II aveva bandita nell'anno 1088.
Da queste pietre, secondo il rito, si trae il nuovo fuoco la mattina del sabato santo. Senza entrare in merito all'autenticità di esse, mi piace ripetere l'osservazione che altri fecero, cioè che il santo sepolcro non è composto di pietra silice o focaia: quindi potrebbero essere invece state raccolte sul monte Oliveto, dove si trovano sparse molte selci o pietre focaie; anzi i pellegrini ebbero in di uso raccoglierne e recarne alle loro case con religiosa considerazione, essendo pietre dei luoghi che furono illustrati dalla presenza di Gesù. Ciò potrebbe anche riferirsi a qualcuno della
famiglia Pazzi, o che veramente avesse preso parte alla crociata, o che peregrinando nei luoghi santi, avesse raccolto di quelle selci, le quali furono poi ritenute quali pietre del Santo Sepolcro.


Interno della Chiesa dei Santi Apostoli

È incerto quando furono depositate nella chiesa di Santa Maria sopra Porta; antichissimo però è il costume di prendere il fuoco santo da questa chiesa, trovandosene memoria nel codice Mores et consuetudines canonicae florentinae, compilato nella prima metà del secolo XIII, nel quale si legge: . . . . hora competenti mittimus nuntium nostrum ad ecclesiam sancte marie supra portam ut cereum benedicto igne accensum hunc afferatur (1). Forse quest'uso non è anteriore agli ultimi anni del secolo XII, perchè in un codice più antico in cui parimente sono descritti i riti della chiesa di Firenze, non se ne fa parola (2).
Giovanni Villani che fini di scrivere la sua cronaca nel 1348, essendo morto in quell'anno, mentre accenna al rito praticato in Gerusalemme, descrive quello che praticavasi in Firenze senza far parola della chiesa donde traevasi il fuoco santo: «Si benedice nelle fonti l'acqua del battesimo, e il fuoco ordinato; e spandesi il detto fuoco santo per tutta la città, al modo si fa cea in Jerusalem che per ciascuna casa v'andasse uno a accenderlo, e di quella solennità venne alla casa de' Pazzi la dignità che hanno della grande facellina intorno qua di 140 anni per un loro antico nomato Pazzo forte e grande della persona, che portava maggiore facellina che nulla altro ed era il primo che portasse il fuoco santo, e poi gli altri da lui». (3). La grande facellina non era che una grossa fiaccola, cui fu poi sostituito un carro col quale in gran pompa e festa andavano coloro della famiglia Pazzi a prendere per i primi il fuoco benedetto, il che sembra si possa arguire altresì dal braciere col fuoco, che vedesi in cima del carro disegnato nel Priorista di Luca Chiari (2) e dalle fiaccole che si vedono agli angoli del medesimo.
Nella portata al catasto dell'anno 1438, si trova che la chiesa di Santa Maria sopra Porta aveva di spesa ogni anno pel cero (che) fa fare per​ portare elsabato sancto el fuocho benedetto a sancta
maria del fiore el quale vi si porta honorevolmente (cioè) con chompagnia di preti e colle trombe fiorini trenta (4).

 

Chiesa dei SS. Apostoli — Il porta fuoco del Sabato Santo.

Nella seconda metà del secolo XV, al cero deve essere stato sostituito l'artistico porta-fuoco, ordinato dai Capitani di Parte Guelfa, i quali avevano il patronato di Santa Maria sopra Porta.
È composto di tre parti distinte, riunite senza troppo criterio: il soggetto principale è lo stemma della Parte consistente in un'aquila, che tiene tra' suoi artigli un drago. Lo stemma è sormontato da una colomba, trattata più sommariamente e al di sotto trovasi un vaso, a forma di bracere, di rame dorato lavorato a sbalzo e fatto in modo da contenere il fuoco. L'aquila il drago e le volute sono di ferro a colori rosso e verde, che erano appunto i colori della Parte. Il porta fuòco è un insieme di pezzi disparati ed ha più l'aspetto di un emblema politico che religioso.
Arnaldo Cocchi​

Tratto da Becchi, Fruttuoso, ed Guido Carocci e Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana, L'illustratore fiorentino, Firenze, Tipografia Galileiana, 1908


(1) Arch. dell'Op. di Santa Maria del Fiore, cod. 21, seriel.
(2) Bibl. Riccard., Cod. 3003, A e. 34 r. è così descritta la benedizione del fuoco: .... Sacerdos induit alba et stola et pluviali vèniens cum ministris ad locum convenientem (!) cruce precedente benedica ignem de cristallo vel silice noviler excussum cum proprio officio aspergit illnm acqua benedicta et incenso.
(3) Cron., lib. I, cap. IX.
(4) Bibl. Naz., Centr., Il, 1. 262, e. 38.
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