Guelfi e Ghibellini

Guelfi e Ghibellini
Tratto e riarrangiato da un testo di Gaetano Salvemini, Magnati e Popolani in Firenze dal 1280-1295, Tipografia G. Carnesecchi, 1899, Firenze
 
Molti storici dei Comuni italiani spesso attribuiscono ai termini "guelfo" e "ghibellino" una rilevanza e un significato che non sono affatto giustificati. Nella visione generalmente accettata, il ghibellinismo è considerato il partito dell'aristocrazia, mentre il guelfismo è visto come il partito del popolo. Si crede che i ghibellini siano sostenitori dell'unità italiana sotto il dominio imperiale, mentre i guelfi lottano per l'indipendenza nazionale dal Sacro Romano Impero e per la libertà del Papato. Questa interpretazione è profondamente errata.
In realtà, guelfi e ghibellini sono fazioni locali che combattono per motivi locali, indipendentemente dalla lotta tra Papato e Impero. Non sono guidati dalla ricerca di libertà, indipendenza, unità italiana o dalla difesa dei diritti del Papa o dell'Imperatore. Il loro unico obiettivo è il controllo del Comune, e lottano tra di loro per escludere l'altro. Si dichiarano guelfi o ghibellini a seconda di chi sperano possa sostenere la loro agenda politica, che li spinge a invocare l'intervento del Papa o dell'Imperatore nelle questioni locali e a beneficiarne finché possono (1).
Tuttavia, quando Papa e Imperatore, per ragioni estranee alle contese locali, si trovano in guerra tra di loro e cercano di imporre la propria autorità sui Comuni, i partiti locali non esitano a ribellarsi. Anche se inizialmente erano alleati, resistono e, in alcuni casi, si alleano con il partito avversario per difendere i propri interessi immediati. Questo spiega perché gli Imperatori e i Papi non sono mai riusciti a stabilire un'autorità duratura sui Comuni, né sui Signori che si professavano loro fedeli.
Inoltre, è sbagliato sostenere che il guelfismo sia il partito delle libertà popolari. Esaminando esempi storici, emerge chiaramente che la correlazione tra guelfismo e popolo non è così semplice. In diverse città italiane, il popolo si schierava sia con i ghibellini che con i guelfi, a seconda del contesto storico e delle circostanze locali. Questi esempi dimostrano l'infondatezza della teoria che associa automaticamente il guelfismo alle cause popolari.

Nobili e Popolari

(1) È ben nota la strenua resistenza che Firenze, di fazione guelfa, oppose alla volontà di Bonifacio VIII. Un fatto interessante da notare riguarda i Guelfi fiorentini, che in passato avevano strenuamente opposto il potere imperiale di Federico II. Tuttavia, una volta che Federico II fu scomparso e Manfredi prese il suo posto in Italia, i Guelfi fiorentini cambiarono immediatamente atteggiamento, diventando sostenitori dei diritti imperiali. Iniziarono negoziati con il tutore di Corradino per convincerlo a venire in Italia e sfidare l'usurpatore Manfredi (come riportato da G. Villani, VI, 8-1; Cfr. Regesta Imperii, Boehmer-Winkelmann, V, 886).

Ma quando Manfredi morì e i Guelfi, con l'aiuto di Carlo d'Angiò, presero il controllo di Firenze, e Corradino giunse in Italia per cacciare l'Angioino da Napoli, i Guelfi stessi dimenticarono le loro precedenti alleanze. Invece di sostenere Corradino, si schierarono con l'Angioino contro di lui. Questo episodio dimostra che per i Guelfi fiorentini non era importante né il Papa né l'Imperatore, ma piuttosto il loro interesse immediato e le circostanze del momento.
 

Tratto da Gaetano Salvemini, Magnati e Popolani in Firenze dal 1280-1295, Tipografia G. Carnesecchi, 1899, Firenze

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