Tabernacolo della Quarconia
in via dei Cimatori angolo con via dei Cerchi
Una breve storia di questo bel tabernacolo la lasciamo raccontare da un commentatore completamente dimenticato di nome Francesco Galvani. La storia del tabernacolo venne scritto per una bella raccolta di incisioni raccolte nel libro pubblicato nel 1845 dalla Tipografia del Vulcano: Reminescenze Pittoriche.
CONSOLATR!X AFFLICTORUM
PITTURA DI ALESSANDRO GHERARDINI, IN VIA DEI CERCHI
Poco lungi dal luogo ove trovasi la pittura che imprendiamo a descrivere, sorgeva nel 1659 per l'opera e la cura di certo ab. Filippo Franci nelle case della illustre famiglia Cerchi che tanta parte prese nelle fazioni de' Guelfi, un pio ospizio instaurato al nome di San Filippo Neri, e destinato al ricovero ed al sostentamento di poveri giovanetti, che il difetto di una valida e ben condotta educazione poteva trarre al mal costume.
Cessato nel 1789 questo pio istituto che aveva assunto il nome di Quarconia, per dar luogo ad altro più vasto e più conveniente ai bisogni della città, venne esso ridotto ad uso di Teatro (1), come vedesi anche al presente, né forse ci rimarrebbe più alcun ricordo del luogo ove nacque in Firenze una tale istituzione, se questo tabernacolo non ne perpetuasse la memoria.
Alessandro Gherardini che, al dire del Lanzi, fu competitore del celebre Ant. Dom. Gabbiani (2), ed al parere di molti, a lui superiore nel genio pittoresco, e di una facilità meravigliosa nel contraffare le altrui maniere, come ne fanno fede una Crocifissione di N. S. esistente in Candeli, ed una storia di Alessandro il grande nel palazzo Orlandoli, vi dipinse, un San Filippo Neri posto in ginocchioni sopra una nube che raccomanda alla Vergine che tiene nelle braccia il Divino Fanciullo, ed a cui fanno corona diversi angioletti, uno stuolo di miseri fanciulli che colle mani giunte volgono una preghiera alla Consolatrice
dei miseri. Un Angelo in bella attitudine è posto dietro al Santo che è tutto assorto nel celestiale contento di scorgere nel volto della Madonna una assicurazione non dubbia del superno aiuto.
Parlante è l'espressione dei volti, vivacissimo il colorito, mirabile l'accuratezza del disegno: a dir breve, degnissimo questo dipinto di trovar posto tra quelli che onorano la scuola fiorentina.
Trovo questo antico scritto molto ben fatto anche se il modo di scrivere non è quello di oggi. Però sarà anche vecchio ma è un capolavoro di scrittura rispetto ai tanti scribacchini che oggi si vantano di essere divulgatori o peggio ancora guide esperte. L'immagine sotto è un'incisione tratta dal libro Reminiscenze Pittoriche e riproduce molto bene quello che era il dipinto del pittore Gherardini.
Tradotto: Nelle immediate vicinanze del luogo in cui si trova l'opera d'arte oggetto della nostra descrizione, sorse nel 1659, grazie all'impegno del reverendo Filippo Franci, in una dimora della illustre famiglia Cerchi, che ebbe un ruolo significativo nelle contese dei Guelfi, un ospizio di carità dedicato a San Filippo Neri. Questo istituto aveva lo scopo di accogliere e sostenere giovani indigenti, che rischiavano di cadere in cattive abitudini a causa della mancanza di un'educazione solida e appropriata.
Nel 1789, questa nobile istituzione, conosciuta come Quarconia, fu chiusa per fare spazio a una struttura più ampia e adatta alle necessità della città. Attualmente, è stato destinato a uso teatrale, e forse non sarebbe rimasta memoria di questo luogo se un santuario non ne perpetuasse la storia.
Alessandro Gherardini, il quale secondo il Lanzi, fu un concorrente del famoso Ant. Dom. Gabbiani e, secondo molti, lo superò nell'arte pittorica grazie al suo straordinario talento nel replicare le tecniche altrui, realizzò un dipinto notevole. In questo dipinto, San Filippo Neri è raffigurato in ginocchio su una nuvola, rivolto alla Vergine che tiene tra le braccia il Divino Bambino. Diversi angeli circondano la scena, mentre una schiera di giovani poveri, con le mani giunte, rivolge una preghiera alla Consolatrice degli afflitti. Un angelo, in una posa sublime, è situato dietro il Santo, che è totalmente assorto nella gioia celeste, trovando nell'aspetto della Madonna la certezza del divino soccorso.
I volti esprimono in modo eloquente, i colori sono vividi, e il disegno è incredibilmente preciso. In sintesi, questo dipinto merita indubbiamente di essere inserito tra le opere che onorano la scuola artistica fiorentina.
(1) All'epoca di Francesco Galvani, autore della descrizione del tabernacolo, c'era il Regio Teatro Leopoldo. Oggi naturalmente tutto il palazzo è nel più totale abbandono.
(2) Anton Domenico Gabbiani (Firenze, 13 febbraio 1652 – 22 novembre 1726) è stato un pittore italiano del tardo periodo barocco, attivo soprattutto in Toscana.
Qualcuno un giorno dovrà spiegare per quale motivo le memorie di una città, nate dal popolo e spesso per il popolo, vengano così ignominiosamente lasciate al proprio destino, che è quello di rovinarsi per sempre. Ma che bella società globalizzata senza passato e probabilmente con un futuro incerto. Vengono in mente i famosi versi di Dante nel Canto XXVI dell'Inferno della Divina Commedia, quando Ulisse sprona i suoi amici a intraprendere un viaggio che li porterà alla morte:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
Meglio non parlare di "semenza", non vorrei iniziare ad offendere le madri e i padri di chi ha ridotto Firenze in un esagerato baraccone di un brutto luna park, i cui odiosi frequentatori non seguono di certo "virtute e canoscenza", ma conoscono solo, come fece il conte Ugolino nei riguardi dei propri figli nel Canto XXXIII dell'Inferno, il sollevare la loro oscena bocca:
...dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a’ capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto.
Chi passerà di lì non vedrà anche la bella lampada perchè non è più nella sua posizione originaria che un tempo illuminava il tabernacolo e l'incrocio delle quattro strade.
Come vediamo nella foto a b/n degli anni '60 o '70 del Novecento, il tabernacolo non veniva curato nemmeno in quel periodo.
Il dipinto è stato restaurato nel 1955 dal Comitato per l'estetica cittadina e nel 1993 dalla ditta P.T. Color per le cure di Ifigest Fiduciaria (Fonte).
Il motivo di tale trascuratezza è dovuta dal fatto che il tabernacolo è situato su un palazzo di proprietà privata e come tale il Comune non ha la minima autorità sull'obbligarlo a restaurare. Sarà vero?
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