Via Pellicceria
La Via dei Pellicciai, un tempo conosciuta con questo nome a causa della presenza dei laboratori e dei negozi di pellicciai, si presentava come una via più lunga e stretta rispetto alla sua configurazione attuale. Nel periodo medievale, questa strada aveva inizio presso la Chiesa di San Biagio, situata nell'attuale Piazza di Parte Guelfa, per poi estendersi fino alla chiesa di San Pier Buonconsiglio. Oggi, quest'area è dominata dall'imponente Arcone di Piazza della Repubblica.
Le famiglie più antiche di Firenze, come gli Strozzi, i Tornabuoni, i Pigli o Pilli, e i Melegonnelle, avevano le proprie dimore e torri lungo questa via. Inoltre, l'Arte dei Medici e degli Speziali, insieme all'Arte degli Oliandoli e dei Pizzicagnoli, avevano qui la loro sede. Numerose botteghe di ramai, linaioli, formai, tralicciai, e soprattutto vaiai e pellicciai, animavano la strada. Le pellicce, di grande importanza quando lavorate dagli artigiani fiorentini, erano principalmente utilizzate per mantenere il calore. Chi svolgeva una professione che richiedeva di stare seduto, come in banca o in cattedra, aveva bisogno, soprattutto durante l'inverno, di un abito con fodera di pelliccia. Ad esempio, Petrarca, nel suo testamento, destinò cinquanta fiorini a Boccaccio affinché l'amico scrittore potesse acquistare una zimarra impellicciata e non patisse il freddo durante lo studio e la scrittura nella sua casa di Certaldo.
Le case medievali, sebbene fossero confortevoli durante l'estate, non erano sufficienti a proteggere dal rigido inverno. Il poeta Folgore da San Gimignano, nel suo canto sulla vita invernale, menzionava come elemento di comfort "lenzuola di seta e coperte di vaio".
Lo stemma dei pellicciai era costituito da un "vaio" bianco e nero, con l'Agnello mistico (Agnus Dei) dell'Arte della Lana in un riquadro azzurro nella parte superiore, rappresentante il loro protettore San Jacopo. Il vaio, un animale simile allo scoiattolo con la pancia bianca, forniva molte pelli che, a forma di piccoli scudi, venivano alternati in bianco e scuro per creare i normali rivestimenti invernali. Il nome stesso dell'animale derivava dall'utilizzo della sua pelliccia, da cui derivava il termine "Varius", compreso il suo derivato "vaiolo" per riferirsi alla pelle macchiettata.
Nelle case signorili, le pareti venivano decorate con pelli "vaio", formando graziosi motivi ornamentali alternando il bianco e il nero. Nelle case più umili, si accontentavano della decorazione a vaio tramite la pittura delle pareti.
Mentre i privati rivestivano le loro zimarre di vaio, i notai e i magistrati lo mostravano esternamente come segno della loro dignità. "Vestirsi di vaio" indicava l'approccio a un'importante impresa, mentre un proverbio affermava: "L'asino porta il letame e la bruttura, il vaio copre la mala ventura".
Le diverse pellicce indossate come segno di dignità e cariche spaziavano dalla pelle di lupo per i priori delle arti alla pelliccia d'ermellino per i Re.
Da un'esigenza e utilità iniziali, si passò facilmente all'eccesso e all'ambizione, specialmente tra le donne, che sfoggiavano pelli e pellicce per dimostrare la loro ricchezza ed eleganza. Le leggi suntuarie, con prudenza per non danneggiare l'Arte, vietavano le pellicce più costose e raffinate. Tuttavia, le donne fiorentine trovavano sempre il modo di aggirare queste leggi.
Franco Sacchetti racconta di un povero giudice incaricato di sanzionare le donne troppo sfarzose. Incrocia una donna con un mantello di ermellino e pensa: "Cosa potrà dire contro di lei?". La ferma e le dice: "Voi indossate l'ermellino!" e cerca di redigere una contravvenzione. La donna risponde: "Non scrivete, vi prego, perché non sono ermellini, sono lattizzi." Il notaio chiede: "Cosa significa lattizzo?" E la donna risponde: "È un animale" (era un vitellino che ancora stava allattando).
Lungo la Via dei Pellicciai si apriva una piazza allungata, chiamata Piazza dei Pilli o de' Pigli, che in seguito divenne nota come Piazza del Monte di Pietà. Questo cambiamento di nome avvenne nel Quattrocento, quando fu istituita questa benefica istituzione sotto la guida del Beato Bernardino da Feltre, con l'obiettivo di proteggere i poveri dagli usurai.
Sfortunatamente, tutto ciò che caratterizzava questa zona, dalle case alle torri e alle botteghe, scomparve quando il centro storico venne profondamente trasformato. L'antica arteria si trasformò in una larga strada, sulla quale sorse il nuovo Palazzo delle Poste, in perfetta sintonia con i Portici di Piazza Vittorio Emanuele, ora conosciuta come Piazza della Repubblica.
Giuseppe Conti:
[...] Dopo San Pier Buon Consiglio s'entrava in Pellicceria, dove c'erano i ramai, alcuni linaioli e tralicciai e fornai. A destra andando verso Porta Rossa si trovava il Chiasso del Mangano, ove fino ai nostri tempi è esistito l'antico mangano in uso fin dall'epoca della Repubblica, e che serviva per dare il lustro alle stoffe quando le levavano dalla gualchiera. Cotesto mangano consisteva in un gran piano di marmo liscio, dove si stendeva la stoffa su cui scorrevano i rulli sui quali pesava un enorme masso, che veniva messo in movimento da un meccanismo speciale quanto primitivo a guisa di bindolo o guindolo, girato da un cavallo.
In faccia al Mangano la Piazza del Monte di Pietà e poi Via de'Cavalieri e Via Lontanmorti e tutto quel ginepraio di vicoli e straducole e chiassoli dai nomi di antiche famiglie e molti anche curiosi e singolari: Vicolo del Refe nero, del Ferro, degli Erri, e del Guanto; il Chiasso de' Limonai che da San Miniato fra le Torri metteva in Porta Rossa; e Vie del Fuoco, de' Naccaioli, degli Stracciaioli, della Vacca, la Piazza degli Amieri, ove ebbe le case e la Torre la famiglia a cui appartenne Ginevra, celebre per essere stata sotterrata viva: Piazza dell'Abbaco, de' Pollaioli, de' Succhiellinai ed altre molte, che portavano i nomi delle più antiche famiglie fiorentine. [...]
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