Festa di San Rocco e della Ciana

Festa di San Rocco e della Ciana
 

Quello che rimane certo è che allorché il mercato consumistico non aveva ancora escogitato – beati loro! – le varie feste della mamma, del babbo, degl’innamorati, dei nonni e chi più ne ha ne metta, Firenze aveva già la sua “Festa delle Ciane", che si svolgeva in San Frediano, nella via dei Camaldoli il 16 agosto, ricorrenza di San Rocco.

Via di Camaldoli oggi
Via di Camaldoli
Via di Camaldoli primi del '900
Via di Camaldoli

Festa di San Rocco: 
La festività di “San Rocco confessore avvocato contro la peste”, che si svolgeva il 16 agosto, era particolarmente sentita dai fiorentini. In questa solenne festività religiosa, oltre alla distribuzione dei “panellini” benedetti, piccoli pezzi di pane donati dalla Compagnia di San Rocco ai più poveri, e venivano celebrate le undici messe nell’omonimo ospedale di via San Gallo

 

Giuseppe Conti, Firenze Vecchia:

[…] Una festa dello stesso genere, anzi, uguale addirittura, era per San Rocco, il 16 d'agosto nei Camaldoli di San Frediano, dove quei ciani invece di lonze mangiavano ì maccheroni, con lo stesso apparato e la medesima allegria beceresca.
La processione di Santa Felicita, che era la parrocchia del Granduca, aveva un'impronta e un carattere quasi officiale ed aristocratico. Vi prendeva parte, per ordine del "Real Sovrano", tutta la sua Servitù e il corpo degli Anziani che interveniva in parata di gala. Dopo di essi venivano i camerazzi, gli impiegati della Dispensa, ed i cantinieri, tutti in uniforme a falde colore amaranto, con pistagna, manopole e scudo dietro sotto la vita, tutto ricamato a fogliami d'argento: calzoni bianchi corti, scarpe con fibbie d'argento, lucerna e spadino. Dopo di essi, gli staffieri in livrea di gala, tutti col torcetto in mano.
Questa processione usciva di chiesa, e passando il Ponte Vecchio prendeva per Via degli Archibusieri, entrava sotto gli Uffizi, traversava Piazza del Granduca, e per Vacchereccia, Via Por Santa Maria, il Ponte Vecchio di nuovo, Borgo Sant' Jacopo, Via Maggio, lo sdrucciolo de’ Pitti, saliva su al Palazzo entrando dalla porta di mezzo. Nell'atrio del palazzo era composto un meraviglioso tappeto di fiori rarissimi, messi a disegno ed eseguito dai giardinieri di Boboli. La processione girava dalla Meridiana e uscendo dal giardino tornava in chiesa. […]

Diladdarno, invece, la festa acquistava un carattere più popolare e meno religioso ma soprattutto più godereccia. Venivano imbandite tavole con cibo e tanto vino, donato ai più poveri nella chiesa di San Rocco in via di Camaldoli vicino a Porta San Frediano, e coinvolgevano tutto il quartiere in una grande tavolata all’insegna dell’amicizia, “quando Firenze era Firenze” come ci racconta l’illustre scrittore Pietro Fanfani [1].
Festa della Ciana [2]:
Ciana [3] ovvero pettegolezzo, chiacchiera, anche tagliare i panni addosso a qualcuno. Una lunga storia fiorentina di popolo ma anche di letteratura. Infatti tanto tempo fa in San Frediano, il quartiere popolare e fiorentino, avevamo la Festa della Ciana, e possiamo immaginare quante dicerie prendevano corpo in quei giorni, “‘unsi salvava nessuno!!
Secondo una cronaca del 1816 “…previa un’illuminazione per la contrada, formata di ogni qualità di generi atti a far lume, in maggior copia di quello di cui esiste una ben fornita fabbrica vicino a Porta San Frediano, ed una ben distribuita catena di fiori e festoni, scorgevasi nella via una quantità di tavole apparecchiate e molte persone dell’uno e dell’altro sesso vi si scorgevano assise. Nel loro volto - dice ancora il cronista, con una nota di autentica poesia - spiccava una gioja semplice ed innocente, che caratterizzava a prima vista la quiete del cuore”.
 

Giuseppe Conti, Firenze Vecchia:
“[…] Le tessitore e le ciane di San Lorenzo e de' Camaldoli giravano esse pure per lo stradale con gli scialli bianchi di crespo, tutte ingioiate, che parevan cariche di voti come madonne miracolose, o altrettante vetrine del Ponte Vecchio.Tutta quella gente godeva di passeggiare, finita la processione, lungo lo stradale dove per tutto il giorno rimaneva la fiorita che mandava un odore speciale, fra il soave e l'amaro, affatto caratteristico. Dopo la processione i caffè si empivano d'intere famiglie che andavano per vecchia tradizione a prendere la cioccolata e latte - detta la bianca - col pane imburrato […]


Nel 1738 la “chiacchiera” si vestiva di cultura, A. Valle scrisse “Madama Ciana”, melodramma Giocoso per musica.
 

[1] Pietro Fanfani (Collesalvetti, 21 marzo 1815 – Firenze, 4 marzo 1879) è stato uno scrittore e filologo italiano.
[2] Ciana è un parola di etimologia incerta e si ritiene, tuttavia, che ciana sia afèresi [3] di “Luciana”, nel senso di “zitella”.
[3] L'afèresi è un fenomeno linguistico che consiste nella caduta di una vocale o di una sillaba all'inizio di parola
 

Via di Camaldoli anni 30
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