Memorie Fiorentine
(avanti il 1848)
In quest'epoca, i toscani, mediante la politica fossombroniana, vivevano in una delizia, come in un Eden.
La vita era per qualunque individuo, si facile e dolce, che pareva fosse giunta la tanto vagheggiata età dell'oro.
Il pane costava quattro quattrini (sei centesimi) la libbra; il vino mezzo paolo (ventotto centesimi) il fiasco, quello proprio di Chianti e Pomino; la carne tre crazie (ventun centesimi) la libbra.
Tutti si potevano divertire con poco prezzo. Nei primari teatri il biglietto d'ingresso era soltanto d'un paolo, in quelli di second'ordine mezzo paolo,
E poi tranquillità estrema dappertutto, gaiezza, brio, musica e danze.
Il popolano fiorentino giuocava in tutte le trattorie il fiasco alla mora o alle carte. La sera faceva una bella cenetta col mezzo paolo; sicché gli sborniati erano frequentissimi, e gli amici stimavano doveroso ricondurre a casa il compagno avvinazzato, in mezzo alla folla di ragazzi, che lo burlava.
Gli opulenti forestieri, sia di Francia che d'Inghilterra, di Turchia e del Mississipì, venivano qua e profondevano i loro denari in feste, concerti e gite di piacere.
E il fiorentino, vero discendente del Macchiavelli, imbutirrava col mellifluo suo frasario chiunque alloggiasse tra le sue mura.
- Illustrissimo! Eccellenza! Venga! Comanda? Vuole? Desidera?
E poi:
- È un signore e una signora, che meritano! Non dubiti... sarà servito! A rivederci. Servo suo... ci torni... avrò l'onore di servirla! Buon viaggio! Saluti a casa.
Scusate se è poco.
Il bretone e il moscovita freddi, duri, orgogliosi, ma in fondo vere cappe d'oro, veduti i toscani cosi piacevoli e graziosi, restavano incantati, talché non sapevano più distaccarsi di qua; compravano stabili, possedimenti, e si accasavano.
Allora gran libertà di coscienza. Si poteva magari andare alla messa, se ci piaceva; si mangiava lesso o arrosto a nostro talento. E se ti fosse piaciuto, passeggiavi i Lungarni, a braccetto di una donnina allegra, senza che alcuno se ne dasse per intesa.
Da allora a oggi, quante mutazioni, quanti pregiudizi!
Tutto è cambiato: la vita moderna ha assunto nuove idee, opinioni diverse, gusti differenti.
Sono commentati vivamente i semplici costumi d'allora, ciò che d'altronde rendeva l'esistenza dolce e lusinghiera.
Oh! beati i tempi antichi!
Francesco Dani, Il libro per ridere; burle, curiosita del mondo, motti, racconti allegri, passatempi di famiglia, dettati e frizzi popolari, Firenze, A. Salani, 1909.
In questa casa, in questa famiglia, pare ci sia poco tempo, per volersi bene e per godere un'ora di serena felicità.
Questo un riassunto di una grande Esposizione che coinvolse non solo l'Italia ma molte altre nazioni.
Non vi manca nulla; il lusso è sovrano; noto anche le serre calde per aver le rose, quando le rose non hanno costume di sbocciare.
Firenze splendida e munifica, ma anche sordida e pidocchiosa, dolce e colta, ma anche crudele e rozza...