Cripta di San Miniato al Monte

Cripta della Chiesa di San Miniato al Monte.
di Luigi Dami,
(Montevarchi 25 ottobre 1882 - Firenze 31 agosto 1926)

La cripta ove il vescovo Ildebrando aveva ritrovato le reliquie sante, e dalla quale aveva mosso la sua ricostruzione, rimaneva naturalmente il luogo più venerato di tutta quanta la basilica. È probabile che donativi e lavori varii abbiano fin da principio contribuito a renderlo sempre piil ornato. Finchè nel 1335 furono incominciati i lavori che lo raddussero, presso a poco, nello stato attuale.
Nel 1335, fu stabilito di fare .intorno all'altare del Santo «le prospere o sedie» e la chiusura. Nel 1337 Zecca, moglie di Banco Botticino, dona 100 fiorini per fare le graticole e il coro; nello stesso anno si compra una croce.
La cancellata fu condotta a termine nel 1338 da Petruccio di Betto da Siena; nel 1339, si compravano tappeti; nel 1341 Diedi e Cino lavorano al coro di
legname. L'anno stesso Taddeo Gaddi dipingeva le vele delle volte, e l'anno dopo metteva a oro i capitelli. Nel 1342 si faceva una pila per il perfusorio (1). Di tutti questi lavori rimane la bella cancellata in ferro battuto che Petruccio di Betto firmò e datò (2) e le pitture di Taddeo Gaddi. 
È strano che nessuno di coloro che hanno studiato il pittore, Cavalcaselle, Venturi, Sirèn, ricordi questo lavoro di Taddeo, il quale anche la tradizione fermata nella famosa novella sacchettiana, indicava come avente dipinto a S. Miniato. L'opera di Taddeo è notevole perchè datata, e per la sua relativa vastità. Le volte dipinte sono sei (di cui due triangolari) entro il recinto del cancello, alle quali vanno aggiunti il sott'arco centrale con due teste, e due laterali con una. Questa disposizione di volte e sott'archi triangolari è dovuta alla necessità di seguire l'andamento circolare dell'abside: e quivi le pitture sono tutte restaurate. Fuori ciel cancello, con i dipinti scoperti, ma non restaurati, sono altre quattro volte; e altre due almeno sono a sinistra, nelle quali traverso il bianco si scorgono trace di figure: ciò che fa supporre che altre ancora ve ne debbano essere di ornate. In ogni vela, dentro una cornice quadriloba gotica è un busto di santo o santa; i quali sommano così a cinquanta. I sott'archi hanno poi decorazioni varie​ con piccole teste nei girari. Le fotografie che diamo di una campata intera e di una figura varranno a dimostrare l'importanza di questa opera di Taddeo totalmente trascurata; e faranno chiaro vedere anche traverso i restauri la stigmate personale, che il pittore ha impressa sulle sue figure, di una cosÌ solida corposità giottesca. Veramente nell'arte di Taddeo è sempre un riflesso della grandezza del maestro. (...).
(...) La volta, che superiormente forma il piano del coro, è a crociera di sesto rialzato, sostenuta da colonnette. li peso delle arcate e della copertura della chiesa grava però non su esse volte, ma sui piloni e le colonne che trapassano lo spessore della volticciole e posano sul piano della cripta. Tal partito è comune anche a S. Zeno di Verona. Le grandi colonne, che dalla cripta proseguono in alto nel coro, non hanno nè base nè capitello. Le colonnette
delle volte sono raccogliticce e anche di materiale differente. Quelle addossate al muro (dieci in tutte) sono di pietra e mattoni; delle altre, quattro di
marmo scanalato, ventitrè di marmo liscio, una di pietra scanalata. Anche la loro lunghezza è differente, adattata ai capitelli, e condotto poi il tutto alla giusta misura con le varie altezze delle basi. Spesso queste hanno modi nature attiche. I capitelli sono anche essi di varia origine: quelli romanici, sgusciati ad angolo, o con spigolo d'angolo per trapasso dalla base inferiore rotonda alla superiore quadrata, senza ornati, o con ornati rozzi e frammentarii; quelli antichi di forme varie, sette o forse otto (3). Ma nello stabilire la provenienza di questo materiale è da andare con gran riguardo: giacchè sappiamo che nel 1412 e 1414 furono rinnovate parecchie colonne «sotto le volte» e tre basi (4); e che (notizia sfuggita agli storici fino ad ora) furon rifatti anche capitelli (5). La qual cosa ci fa domandare dubitosi se rifacimenti simili non sieno avvenuti anche per i capitelli della chiesa e in ispecie dell'abside.

(1) VASARI-FREY, p. 321 n. 8-II; p. 322 n. 12, 14, 16, 18-21.
(2) [n una striscia di ferro nel centro della faccia anteriore è questa iscrizione: «Petruccius Betti de Senis me fecit anni (sic) MCCCXXXVII:.. I senesi predominarono, per i lavori in ferro, in tutta l'Italia centrale nel sec. XIV. Petruccio di Betto eseguÌ oltre questa cancellata, quella di destra della loggia di Piazza ,l Siena, due nelle cappelle Davanzati (1336) e Strozzi (1430), a S. Trinita di Firenze, e insieme col figlio Francesco, nel 1349, quella del Duomo di Fiesole.
(3) Igino BenvenutoSupino (Pisa, 1858 - Bologna, 1940) ne conta sette, il Milani dodici: loc. cit.
(4) Spogli Strozziani in VASARI-FREY, p. 324, n. 42 e 44.
(5) A. S. F., Carte Strozziane, serie II, n. 58 (BBB), c. 342: «L'anno 1415 si feciono puntellare le volte della chiesa di S. Miniato a Monte per raconciare e vi si feciono di nuovo più base e capitelli e si spese Iire 205 libro nuovo 35».
 

Cripta di San Miniato al Monte

 

Taddeo Gaddi, campata delle volte della cripta

 

Particolare Taddeo Gaddi
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