La chiesa dei Santi Pietro e Paolo
si trova a Roccalbegna (GR)
La chiesa parrocchiale, per esempio, possiede una nobile facciata di pietra alla quale gli anni diedero una bella patina di bronzo antico e che ogni sera il tramonto ravviva di tinte calde e di bagliori di rame. In mezzo ad essa s'apre il sobrio portale di pietra più chiara, elegantissimo nella sua
estrema semplicità. Più in alto, un grande fìnestrone rotondo interrompe col bianco della sua cornice la severità monocroma della facciata, la quale, fino a cento anni fa, era adorna di terrecotte smaltate oggi sparite. In paese si dice crollassero per un terremoto andando naturalmente in frantumi, e può darsi; come pure può darsi siano cadute in mano degli antiquari, i quali, una volta scoperta Roccalbegna ed imparata la strada, la svaligiarono di tutti i ferri battuti sporgenti dalle case a sorreggere torce o stendardi e di tutte le maioliche e le cassepanche di cui era ricca ogni famiglia. All'interno della chiesa non molte cose degne di memoria, per quanto tutte restaurate.
Appena entrati, il fonte battesimale, di rozza pietra e di sommaria fattura, si cela in una cappelletta a baldacchino (fig. 1) addossata al muro e sorretta da pilastri, ricordo lontano della senese Cappella di Piazza. Sopra di essa giace fuori servizio un bel tabernacolo di legno scolpito.
Qualche dipinto pende qua e là dalle pareti, notevoli alcuni per merito proprio, come la Madonna del Rosario del Beccafumi, talvolta invece interessanti più che altro per le belle cornici intagliate, come quella che rinchiude una Deposizione dal colorito chiaro e piacevole.
II secondo altare di destra espone però un piccolo capolavoro, inquadrato in una tela più vasta e di nessun interesse artistico. Una tavola senese vi ritrae la Vergine, dolcissima nell'espressione degli occhi fortemente tagliati a mandorla, dalla bocca un po' tumida sfiorata d'un pallido sorriso, che con atto affettuoso e pieno di materna tenerezza stringe ed appoggia il Figlio contro la spalla, verso la quale reclina e avvicina il viso, quasi a toccare colla sua la gota rubiconda del bimbo (fig. 2).
Quantunque di parecchio posteriore, e perciò di fattura più fina ed assai progredita nella tecnica, questa Madonna ricorda da vicino le cose migliori di Duccio. Probabilmente essa formava in addietro tutta una cosa colle due tavole dove sono rappresentati S. Pietro e S. Paolo, oggi appese, molto in alto, ai lati dell'altare maggiore.
Su un caldo fondo d'oro appannato, le due figure campeggiano assise, immobili e ieratiche, avvolte in vesti sontuose, ma semplici e nobili di drappeggio e basse di colore. Austere nel viso e severe nell'espressione, esse richiamano subito alla mente le personificazioni del Buon Governo per cui va celebrato il nome di Ambrogio Lorenzetti, ad uno stretto seguace del quale vorremmo assegnare i dipinti di Roccalbegna.
L'oratorio del Crocefisso, fatto erigere da Iacomelli Nini di Rocha sub anno D. MCCCLXXXVIII, e interessante per un caratteristico campanile a vela, isolato davanti alla porta d'ingresso, conserva ancor esso un antico Crocefisso sagomato, rinchiuso in una cornice barocca, e, un tempo oggetto di molta venerazione, una gran bambola di legno (la Madonna vecchia) infagottata in una veste di damasco giallo a vita e ingioiellata come un idolo orientale.
La cura e la bellezza degli ornamenti di Santa Maria Novella si può riassumere con il nome dato da Michelangelo: "La mia sposa".
Questi membri, noti come i "Battuti Neri" o i "Neri," indossavano abiti neri, cappucci "buffa," e praticavano l'auto-flagellazione come penitenza.
Le statue antiche sono state conservate in nicchie di marmo e sostituite da opere moderne.
La chiesa abbaziale stata quasi interamente ricostruita dalla seconda meta del XVI secolo e internamente affrescata dal Passignano.