I Malebranche, metafora della corruzione

I Malebranche
l'incontro con i questi diavoli è la metafora dei pericoli della politica corrotta


L'episodio dei Malebranche nella Commedia può essere interpretato come un modo per Dante di affrontare le sue esperienze politiche e di esplorare il tema della corruzione nel potere. La presenza dei Malebranche, i diavoli che sorvegliano e catturano i politici corrotti, potrebbe rappresentare una sorta di giustizia divina che punisce coloro che abusano del loro potere e commettono atti illeciti. Tuttavia, l'incontro tra Dante e i diavoli rappresenta anche un momento di grande paura per il poeta, che ammette di non aver mai provato tanto timore come in quel momento della sua vita. Questo può essere interpretato come un riconoscimento da parte di Dante che, nonostante i suoi sforzi per mantenere le mani pulite nella politica, il rischio di essere coinvolto nella corruzione e nel peccato era sempre presente.
Possiamo quindi cogliere dal passo della commedia che Dante era consapevole delle sfide e dei pericoli che affrontava nel fare politica e forse si stava interrogando sulla possibilità di rimanere integro in un contesto così corrotto. Potrebbe anche suggerire che la corruzione politica era un problema endemico della sua epoca, che coinvolgeva molte figure di potere.
In definitiva, attraverso l'episodio dei Malebranche, Dante sembra voler comunicare la complessità e la difficoltà di mantenere un comportamento etico e onesto nel contesto politico dell'epoca. La sua esperienza personale come politico condannato per corruzione potrebbe aver influenzato la sua rappresentazione dell'Inferno e delle pene riservate ai peccatori politici.
È importante ricordare che questa è solo una possibile interpretazione dell'episodio, e la comprensione dell'opera di Dante richiede una considerazione approfondita del contesto storico e delle diverse interpretazioni critiche.
 

I Malebranche con Dante e Virgilio di Gustavè Doré

I Malebranche sono un gruppo di diavoli descritti nell'Inferno di Dante (nei canti XXI, XXII e XXIII), incaricati di controllare che i dannati della quinta bolgia dell'ottavo cerchio, conosciuta come "barattieri", non escano dalla pece bollente. Questi diavoli sono armati di uncini con cui graffiano e squartano chiunque osi affacciarsi.
Il nome "Malebranche", così come quello del luogo chiamato "Malebolge" e molti dei nomi dei diavoli, è stato inventato da Dante e significa letteralmente "cattivi artigli" (le "branche" sono gli artigli leonini), in riferimento agli uncini che utilizzano.
Questo lungo episodio è caratterizzato da una comicità innegabile, rendendolo uno dei più famosi dell'Inferno. In questa occasione, Dante dimostrò la versatilità della sua poesia e della lingua italiana (per la quale viene giustamente chiamato "padre"), adatta a trattare sia temi "elevati" che più popolari.
Nel passaggio di Dante, appaiono tredici diavoli. Il primo non ha un nome e compare minaccioso alle spalle di Dante e Virgilio mentre attraversano uno dei ponti delle Malebolge. Successivamente, appaiono altri dodici diavoli, ognuno con un proprio nome:
- Malacoda (il capo del gruppo)
- Scarmiglione (disordinato o "arruffone")
- Barbariccia (il "sergente" della truppa che accompagna Dante e Virgilio lungo l'argine della bolgia)
- Alichino (nome derivato dalla tradizione medievale, da cui poi deriverà l'Arlecchino delle commedie)
- Calcabrina
- Cagnazzo
- Libicocco
- Draghignazzo
- Ciriatto (il porco)
- Graffiacane
- Farfarello (anch'esso tratto dalla tradizione popolare medievale)
- Rubicante (rosso/rabbioso).
I diavoli dai pittoreschi nomi sono tipicamente medievali. Mescolano elementi grotteschi e simpatici, sono malvagi ma un po' sciocchi, quindi facilmente ingannabili. Non hanno nulla a che fare con altre figure di origine classica, come i solenni mostri guardiani dei cerchi (come Cerbero, Minosse o il Minotauro). Ognuno di loro ha almeno un ruolo nell'episodio, con diverse caratteristiche e sfumature di personalità.
Dante aveva avuto l'opportunità di assistere a rappresentazioni carnevalesche in cui gli uomini si vestivano da diavoli. All'epoca, erano diffusi cicli di affreschi e dipinti raffiguranti i demoni, anche se la fantasia dei pittori nel rappresentare queste creature si sviluppò principalmente dopo la diffusione dell'Inferno.
La vicenda descritta nell'Inferno di Dante riguardo ai politici corrotti e ai Malebranche che li sorvegliano solleva alcune riflessioni interessanti. La premessa è che la politica italiana dell'epoca era estremamente corrotta, con diffusi casi di ruberie, scomparsa di fondi pubblici e favoritismi. Dante stesso ha fatto politica in quel contesto e successivamente è stato condannato per accuse di appropriazione indebita quando era al governo.
 

Fonte: 
Vittorio Sermonti, Inferno, Rizzoli 2001.
Umberto Bosco e Giovanni Reggio, La Divina Commedia - Inferno, Le Monnier 1988.

Dante (blu) and Virgilio (rosso) in due scene con i Malebranche
di Giovanni di Paolo di Grazia (c. 1403–1482)pittore Senese


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