Epigrafe sulla Tomba di Dante a Ravenna
di Bernardo Canaccio (1)
«Iura monarchiae superos Phlegetonta lacusque
lustrando cecini voluerunt fata quousque
sed quia pars cessit melioribus hospita castris
actoremque suum petiit felicior astris
hic claudor Dantes patriis extorris ab oris
quem genuit parvi Florentia mater amoris»
«I diritti della monarchia, i cieli e le acque del Flegetonte
visitando cantai, finché volle il mio destino mortale.
Ma giacché la mia anima andò ospite in luoghi migliori
e più beata raggiunse fra gli astri il suo Creatore,
qui son racchiuso io, Dante, esule dalla patria terra,
cui generò Firenze, patria di poco amore»
Tratto da Ludovico Frati e Corrado Ricci, Il sepolcro di Dante, documenti raccolti, Bologna, Premiato Stab. Tip. Succ. Monti, 1889
Jura Monarchiae ecc. Questa epigrafe, che si legge anche oggi sull'arca di Dante, sembra con ogni probabilità che vi fosse incisa intorno al 1357. Il signor Moore (2) scrive invece che forse vi fu incisa solamente sulla metà del secolo XV (3). Stanno infiniti documenti contro di lui. La si trova trascritta nel codice estense del commento di Benvenuto da Imola (4) del 1408; e fra molti codici della Comedia del sec. XIV, in un cod. parigino scritto da Francesco di Andrea d'Orvieto nel 1389 (5) e in uno di Francesco di maestro Tura cesenate, che nel 1378 v'appose di sua propria mano: Infra scriptum epithaffìum scnltum est in archa dìcti auctoris et superrime factum (6). Il Mortara per primo pubblicò di sur un codice della Bodleiana d'Oxford due sonetti: una proposta d'anonimo a Bernardo da Canatro, e la risposta di Bernardo (7). Per questi sonetti, di cui riparleremo a suo luogo, si è imparato il nome dell'autore dell'epigrafe Jura Monarchiae, ecc. per l'innanzi attribuita a torto allo stesso Dante! Se non che sembra per altre testimonianze che quel nome da Canastro sia stato alterato dall'amanuense. Il Crescimbeni e il Quadrio lo chiamano Canaccio; l'autore della Leandreide lo dice Canoz , forse per errore invece di Canazo. — Sembra che costui fosse romagnolo o bolognese: sue rime infatti si leggevano nel codice boccoliniano di Foligno composto quasi tutto di poeti romagnoli (8). Sarebbe perciò ardimento soverchio pensare che si debba correggere quel Canatro o Canatio che fosse in origine, o Canaccio o Canozo in Catenazo o Catenaccio? A noi non pare! Intanto si trova che Bernardo Catenacci, negli anni 1321 e 1322, ossia mentre era a Bologna Guido Novello da Polenta, fu Rettore dei Citramontani allo Studio di quella città (9). Due anni dopo (si noti anche questa coincidenza) i Bolognesi procurarono che avesse dal papa un canonicato o cantorato nella chiesa di Ravenna (10). Negli anni 1338, 1340, 1342, 1355 e 1361 appare in documenti piacentini (11); non resta però meno notevole il fatto che' si trovò con l'ospite di Dante e che' procurò d'andare canonico nella città ov'era spirata la grande anima dell'esule fiorentino. Cosi è da tener conto anche che nel codice visto dal Mortara è detto dominus, titolo che conveniva perfettamente a un Rettore dello Studio, come a un Vicario, e ad un Giudice.
(1) Bernardo Canaccio (Bologna, 1297 – dopo il 1357) è stato un poeta italiano.​
(2) Edward Moore (1834-1916), è stato uno dei massimi dantisti del primo Novecento nonché fondatore della Oxford Dante Society. ​
(3) Vittorio Imbriani, Sulla rubrica dantesca del Villani nel Propugnatore. — Tom. II, part. II (Bologna, 1879) p. 71 e Tom XIII, part. II. (1880) p. 187.
(4) Benvenuto da Imola, (in latino Benvenutus Imolensis), o Benvenuto Rambaldi (Benvenutus de Rambaldis) (Imola, 1330 – Ferrara, 1388), è stato un letterato e docente italiano. Fu uno dei primi commentatori della Commedia di Dante.​
(5) The Tomb of Dante.
(6) De Batixes, II, 229.
(7) Sepulcrum Dantis, 6.
(8) Catalogo dei manoscritti italiani della Biblioteca Bodleiana a Oxford coll. 110-12, 2 (09-70)
(9) Borgognoni, Il vero autore dell'epigrafe che si legge sul sepolcro di Dante
(10) Monumenti sepolcrali dei Lettori dello Studio bli. nei secoli XIII, XIV e XV (Bologna 1888).
(11) P. M. Ciampi, Hist. unir, delle cose ecclesiastiche e secolari di Piacenza. (Piacenza, 1662; III, 83. — V. Lud. Frati, L'autore dell'epigrafe che si legge sul sepolcro di Dante nel Fanf. della Dom. Anno XI, 1889, n. 26
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