La lapide sul portale d’ingresso del palazzo riporta con precisione la data di costruzione della Villa Sforzesca: 1576. Il cardinale Alessandro Sforza ricevette in dono dal fratello maggiore, il cardinale Guido Ascanio, il terreno con il permesso di costruirvi una “possessione” e molto probabilmente affidò il progetto agli architetti Domenico e Giovanni Fontana.
Alessandro Sforza iniziò la sua carriera ecclesiastica nella Curia romana come Scrittore Apostolico sotto il pontificato di Paolo III. Successivamente, divenne canonico e Presidente dell’Annona. Partecipò al Concilio di Trento come Vescovo di Parma e nel 1565, dopo essere stato elevato a cardinale, succedette al fratello come arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore. Più tardi, Alessandro Sforza fu Preside della Segnatura di Grazia e Giustizia e concluse la sua carriera come Legato dell’intero Stato Pontificio, esclusa Bologna. Quando Alessandro Sforza ricevette il dono, era all'apice della sua carriera, un influente rappresentante del potere papale. Utilizzò la Villa Sforzesca come residenza mondana, rifugio, base per la lotta al brigantaggio e centro produttivo per il controllo delle terre della valle del Siele, bonificate da paludi e boschi. Con la morte del Cardinale, la Villa perse il suo splendore e la famiglia Sforza trasferì i propri interessi a Roma, iniziando l’abbandono della proprietà. La fine del Seicento, con la dominazione spagnola e la rifeudalizzazione, segnò la decadenza della struttura.
Nel 1814, la Villa ritrovò il suo ruolo come centro di attività produttive: il territorio della contea, da Castell’Azzara al Siele, fu concesso prima in enfiteusi e poi in proprietà alla famiglia Menichetti, che decise di recuperare la Villa Sforzesca. Sul finire del secolo, la Villa e i terreni circostanti cambiarono nuovamente proprietario, finendo nelle mani della famiglia Baiocchi, che la utilizzò principalmente per funzioni agricole e residenza rurale. La Villa rimase ai Baiocchi fino al 1950, quando il fondo fu espropriato dall’Ente Maremma, che suddivise il terreno in poderi assegnati ai coltivatori diretti. La Villa Sforzesca, priva di legami con il territorio, perse definitivamente la sua funzione e fu adibita a rimessa agricola, magazzini e stalle. Nel 1962, l’Ente Maremma intervenne per evitare il crollo definitivo, ma l'intervento cancellò molte strutture che oggi avrebbero potuto essere recuperate. Nel 1977, l’Amministrazione comunale di Castell’Azzara avviò le pratiche per l’acquisizione del complesso e nel 1980 la Regione Toscana trasferì la proprietà della Villa al Comune di Castell’Azzara, frazione di Pomonte del comune di Scansano (GR).
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