Madonna del Carmine

Madonna del Carmine.
Adesso è al Museo del Bargello.
 

Il rilievo, parte dell'originario tabernacolo quattrocentesco della Chiesa del Carmine a Firenze, mostra la Madonna e il Bambino circondati da angeli in varie pose ed emozioni. Il movimento delle figure minori crea profondità e dinamismo intorno al gruppo centrale. L'uso astuto dello stiacciato donatelliano amplifica i piani spaziali, con sguardi multidirezionali dei personaggi.

L'influenza di Donatello è evidente nella rappresentazione degli angeli sulla sinistra, i cui volti emergono dalla superficie marmorea come liquida. I panneggi ondulati e le capigliature accentuano la sensazione di fluidità. Particolare attenzione è dedicata alle mani della Vergine, lunghe e affusolate, protettive nei confronti del Cristo bambino. L'opera, degradata a causa della collocazione esterna fino al 1832, è datata e firmata alla base, raffigurando lo statista Matteo Palmieri.
La rappresentazione naturale del volto di Palmieri, con labbra carnose e socchiuse, esprime eloquenza. Le linee espressive, il naso pronunciato e le arcate sopraccigliari ben definite conferiscono un'efficace immediatezza raramente ottenuta nella scultura dell'epoca. La folta capigliatura incornicia il viso, attirando lo sguardo dell'osservatore.

Agostino di Duccio (1418-ca 1481), scultore e architetto fiorentino, si formò seguendo l'insegnamento di Donatello e Michelozzo. Dopo aver maturato uno stile artistico, spesso esercitò la plastica per complessi monumentali. Nel 1441, accusato insieme ai fratelli di furto, subì l'esilio, conducendo una vita errante attiva in diverse città settentrionali d'Italia. Dopo soggiorni a Modena e Venezia, decorò il tempio Malatestiano a Rimini. Nel 1463, tornato a Firenze, si unì all'Arte dei Maestri di Pietra e Legname, ottenendo la commissione per figure monumentali per l'opera del Duomo.

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L'influenza di Donatello è evidente negli angeli a sinistra. L'uso astuto dello stiacciato donatelliano crea profondità e dinamismo.

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