Chiesa di San Procolo.
Confraternita dei Macellari (Via dei Giraldi).
La sua fondazione risale oltre il 1000, constando che nel 1064 il vescovo Pietro di Firenze la donò ai monaci Benedettini (419) acciocché la migliorassero e ne avessero cura, come fecero infatti (420). Fu inoltre una delle 36 Parrocchie della città (421); subì vari ingrandimenti e restauri, cioè nel 1214, nel 1278, nel 1567, e finalmente nel 1622 fu capovoltata e ridotta nel modo presente (422), e tutto questo a -spese de' monaci di Badia patroni di essa.
— L'anno 1788 essendo rimasta soppressa la parrocchia e trasferita nella prossima Badia sotto la direzione dei Monaci, la chiesa presente fu concessa alia confraternita dei Macellari, perchè vi facessero le loro tornate spirituali. L'interno della chiesa è un semplice parallelogrammo rettangolo con tre altari per parte di pietra serena, oltre il maggiore di stucco, eseguiti d'ordine corintio e con molto buon gusto, salvo che nei frontespizi, i quali sono licenziosi e scorretti. — Al primo altare a destra è una mediocre dipintura rappresentante la Nostra Donna che mostra il suo divin Figlio a San Luigi Gonzaga, di Gaetano Piattolì. — Al secondo altare è una bella tavola della Visitazione di Maria dipinta, dal mezzo in giù da Domenico del Ghirlandaio, e dal mezzo in su dal Ferretti, per rendere la tavola più grande e adatta a questo sito (423). — Il terzo altare contiene una tavola di sconosciuto pittore, la quale rappresenta in alto la Sacra Triade, ed in basso molti Santi, fra i quali sono San Procolo, Santa Barbara, Sant'Antonio abate e San Giovan Battista (424). — Segue l'altare maggiore a cui è una bella dipintura di Gaetano Piattolì esprimente il Santo vescovo Procolo che risana prodigiosamente un giovinetto storpio da una mano. — AI quarto altare è un Crocifìsso in rilievo. — AI quinto altare si vede una bella effìgie di Nostra Donna col Divin Figlio che ha nelle mani una rondine, la quale vien falsamente attribuita a Giotto, come chiunque abbia pratica della sua maniera conoscerà al primo vederla.
— Finalmente al sesto ed ultimo altane si conserva una tela dipinta da Matteo Rosselli, nella quale è rappresentata la moglie di Zebedeo che chiede al Salvadore i primi posti del Paradiso per i suoi figli (425).
(419) Richa, T. I, Del Quartier Santa Croce, p. 234.
(420) Fir. Ant. e Mod., Tom. V, pag. 136 , e seg.
(421) Poccianti, Sommario delle Chiese ec, pag. 182.
(422) L' antico ingresso della chiesa era dove è oggi è aitar maggiore, e questo corrispondeva in un vicolo che metteva in comunicazione la via del Palagio con quella de' Pandolfini; quel vicolo fu in quella circostanza serrato ( Fir. Ant. e Mod. pag. 138 , loco citato ).
(423) Firenze Ant. e Mod., T. V, pag. HO.
(424) Le armi delia famiglia Niccolini che si vedono negli specchi de' piedistalli de' pilastri, dice il Richa (loco citato, pag. 239), che furono scolpiti da Donatello; se ciò è di fatto, potrebbe supporsi che anco l'altare fosse di suo
disegno o, per lo meno, di Michelozzo Michelozzi suo compagno e valente architetto
(425) Cinelli , pag. 388. — Richa, loco citato , p. 238. — Il monumento sepolcrale della famiglia Valori che si vedeva in questa chiesa fu trasportato nei passati tempi nel chiostro di Badia.
Un tempo era parte integrante della vita e delle tradizioni fiorentine, ora cancellato dalla nostra memoria. Sarebbe stato importante preservarla.
Nel 1988 viene inaugurato il Museo Marino Marini, dedicato ad uno dei più importanti artisti italiani del '900.
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Dalla loro origine portatile alle strutture permanenti per la devozione e la sicurezza durante le epidemie di peste.